Due marchi diversi, due impostazioni diverse, per due auto simbolo degli anni Ottanta. La Ferrari F40 e la Porsche 959 sono l’espressione più alta della filosofia dei rispetti marchi, in un periodo storico di grande fascino, oggi rimpianto da molti. Gli appassionati erano stati toccati nelle migliori corde emotive da queste due proposte che, ancora oggi, sono in cima alle preferenze dei cultori delle due leggendarie case automobilistiche. Affascinante e passionale la Ferrari F40, tecnologica e versatile la Porsche 959. Il mio mito è la “rossa“, che ha un’anima viva, ma c’è chi ha gusti diversi dai miei.
Ferrari F40
La Ferrari F40 è la supercar per antonomasia dell’era moderna. Tutti, almeno una volta, hanno sognato di possederne una. Qualcuno è pure riuscito a concedersi il regalo. Stiamo parlando di un vero gioiello, una sorta di lascito spirituale di Enzo Ferrari. Fu infatti l’ultima auto sportiva del suo marchio ad essere stata presentata quando lui era ancora in vita. Il suo genuino amore per questa creatura ne ha elevato ulteriormente il fascino iconico. Difficile trovare una vettura con una personalità più marcata di quella espressa dalla Ferrari F40. Il riferimento non va soltanto alla linea, ma all’intero pacchetto, forte e coerente fino all’ultimo bullone.
Qui l’essenza del “cavallino rampante” si esprime al massimo livello, sull’intera gamma tecnica e sensoriale. L’arrivo sul mercato di questa “rossa” risale al 1987, per celebrare il quarantesimo anniversario della casa di Maranello. Nel nome c’è un chiaro riferimento alla ricorrenza anagrafica. Il progetto prese forma con la regia di Nicola Materazzi, che progettò quasi tutto. Anche lo stile della carrozzeria, firmata da Pininfarina, trae qualche spunto dalla 288 GTO Evoluzione, disegnata dallo stesso ingegnere salernitano.
Al suo concittadino Pietro Camardella il merito di aver sviluppato l’idea da cui è scaturito il look mozzafiato della Ferrari F40. Un capolavoro assoluto, che non teme le insidie del tempo e delle mode. A questa supercar va anche il merito di essere stata la prima auto stradale del marchio emiliano costruita con svariati materiali compositi. Un salto generazionale rispetto ai modelli precedenti. La stupenda GTO, di cui prendeva il posto, accusava il peso degli anni a fianco a lei. Ancora oggi, quando la si incrocia per strada, la Ferrari F40 sembra un’astronave in mezzo a degli alianti. Facile immaginare l’effetto che fece ai suoi primi vagiti.
Motore strepitoso
Il compito della spinta era affidato a un motore V8 biturbo da 2936 centimetri cubi, che erogava 478 cavalli di potenza massima a 7000 giri al minuto. Incredibili le scariche di coppia di questa vettura, che incollavano letteralmente al sedile. Le cifre, in casi del genere, danno solo fino a un certo la rappresentazione della tempra caratteriale. Alcune sensazioni, per capirle, bisogna infatti viverle. Per dovere di cronaca, comunque, riportiamo alcuni numeri: accelerazione da 0 a 400 metri in 12 secondi, da 0 a 1000 metri in 21 secondi, velocità massima di 324 km/h. Al momento della sua presentazione, la Ferrari F40 era l’auto stradale più veloce del mondo. Il peso a vuoto era di 1100 chilogrammi, quindi molto basso.
Ciò rendeva le sue dinamiche stradali ancora più vigorose. L’energia veniva scaricata a terra con l’ausilio di un cambio manuale a 5 marce, più retromarcia, con frizione bidisco a secco. La Ferrari F40 aveva un abitacolo minimalista. Gli spazi interni sembravano quelli di un prototipo da corsa, tanto erano spartani. Anche questa una scelta coerente con lo spirito di un’auto destinata a sublimare le emozioni, rinunciando a qualsiasi orpello lontano dal suo spirito. Ogni aggiunta non necessaria, infatti, avrebbe solo incrementato il peso.
Porsche 959
La Porsche 959 è un’espressione nobile dell’arte creativa della casa di Stoccarda, che ne fece il suo fiore all’occhiello nei mitici anni ottanta. Il modello prese forma non solo come vetrina creativa del savoir-faire aziendale, ma anche come base di lavoro per un modello destinato alle competizioni del Gruppo B. L’omologazione per quella categoria agonistica richiedeva la produzione di almeno 200 esemplari. Il suo sbarco in società avvenne nel 1986. All’epoca era l’auto stradale più veloce del pianeta, ma lo scettro fu ceduto l’anno dopo alla Ferrari F40.
La tecnologia era il suo regno. Si tratta infatti di una vettura ricca di elettronica, che ha messo a frutto il migliore know-how del marchio tedesco. La Porsche 959 è una delle auto più note di tutti i tempi. Costruita fino al 1988, questa supercar ha preso forma in soli 292 esemplari. La presentazione del concept risale al 1983. Per i cultori della casa tedesca è una vera icona, che ha segnato grandi processi di innovazione. La massiccia dose di elettronica in essa presente, per parecchi anni, non ha trovato riscontro nei modelli di produzione successiva.
Il classico boxer
Un vero concentrato di tecnologie, spinto da un motore boxer a 6 cilindri da 2.9 litri di cilindrata, con 450 cavalli di potenza all’attivo. Questo cuore, sovralimentato da una coppia di turbocompressori, esprimeva un grande tono muscolare, ben testimoniato dalla velocità massima di 314 km/h e dall’accelerazione da 0 a 100 km/h in 3.7 secondi. In una versione speciale realizzata dal reparto corse la 959 vinse anche la Parigi-Dakar. Fu quella l’ennesima dimostrazione della sua versatilità. Oggi non può mancare nel garage di ogni collezionista Porsche che si rispetti, anche se pochi sono in grado di sostenere il prezzo di acquisto, ammesso di trovare un esemplare in vendita.
Fra le caratteristiche della Porsche 959, meritano una citazione il sofisticato sistema di trazione integrale PSK (Porsche-Steuer Kupplung) e le innovative sospensioni a controllo elettronico, perfettamente inserite in un quadro ad alto tenore tecnologico, che ha fatto scuola. L’aspetto esteriore ricorda quello di una 911, ma è anabolizzato, in linea con la sua tempra caratteriale. Alla versione standard, denominata Comfort, si affiancava quella battezzata Sport, con sospensioni convenzionali e dal peso inferiore di circa una tonnellata, ottenuto anche grazie a finiture interne meno pregiate e più leggere, per dare al modello una grinta dinamica ancora maggiore.
Qui il motore si spingeva nel territorio dei 515 cavalli, con riflessi positivi sulle performance: la velocità massima cresceva a 340 km/h, mentre l’accelerazione da 0 a 100 km/h limava un decimo, attestandosi sui 3.6 secondi. Sulla Porsche 959, un sistema elettronico escludeva una delle due turbine ai regimi più bassi e la faceva entrare in funzione solo quando era richiesta la massima potenza dal motore.