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Stellantis verso lo spostamento in Francia, i motivi del nuovo allarme

La componente francese è predominante? Secondo il Copasir su Stellantis a rischio l’interesse della nazione.

Stellantis
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Non è la prima volta che si arriva a mettere in discussione per Stellantis, l’importanza italiana. Da quando è nato il colosso dell’Automotive, cioè da quando si è materializzata la fusione italo francese, i dubbi sono stati enormi.

Stellantis nasce da una fusione tra i francesi di PSA e gli italiani di FCA.

Una fusione che per molti è considerata una acquisizione in piena regola. Una acquisizione da parte dei francesi che hanno di fatto assorbito gli italiani. Lo sostengono in molti. E adesso la questione viene sottolineata anche in sede parlamentare addirittura dal

E adesso il rischio per la Nazione, per gli interessi italiani all’interno del gruppo, arriva in Parlamento. A dare l’allarme niente poco di meno che il Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica).

“Spostamento verso la Francia, a rischio l’interesse nazionale” anche il Copasir lancia l’allarme

Sul Corriere della Sera vengono riportate le evidenze emerse a seguito di un passaggio parlamentare del Copasir sulla questione Stellantis. Un argomento che noi di Club Alfa abbiamo già trattato ma che mette in luce quello di cui da tempo si parla. Naturalmente facciamo riferimento alla scarsa incidenza, decisionale e di impatto che la componente italiana ha nei confronti di quella francese all’interno del Gruppo.

A suo tempo fu Romano Prodi, ex Capo del Governo, a lanciare l’allarme e lo fece poche settimane dopo la fusione con PSA da parte dell’allora Fiat Chrysler Automobiles. Una cosa che ha ribadito per esempio, la leader di Fratelli d’Italia, l’Onorevole Giorgia Meloni.

Adesso il Copasir ha chiarito che con tutta evidenza si nota uno spostamento netto del baricentro del controllo del Gruppo, vero i nostri cugini transalpini. Niente di nuovo visto che oggettivamente, alcuni segnali erano piuttosto evidenti. Basti pensare da dove proviene Carlos Tavares, attuale CEO di Stellantis, ruolo che in FCA ricopriva il povero Sergio Marchionne. L’attuale Amministratore delegato di Stellantis viene dalla Francia, da Peugeot. E  lo stesso dicasi per il numero uno attuale di Alfa Romeo, Jean Philippe Imparato. Il Consiglio di Amministrazione di Stellantis, compreso il già citato CEO portoghese, è comporto da sei undicesimi di provenienza francese.

L’indotto paga a caro prezzo questo spostamento del controllo verso la Francia

Una cosa che emerge chiara è la questione dell’indotto di Stellantis. Una prima grande differenza tra francesi e italiani che rischia di penalizzare proprio le nostre realtà imprenditoriali.

Secondo il Copasir, ma anche secondo noi che ne abbiamo da tempo parlato, lo spostamento del controllo di Stellantis verso la componente transalpina ha pesanti ricadute nell’indotto. In Italia le piccole fabbriche che lavorano nei poli produttivi del quarto produttore mondiale di auto (tale è Stellantis oggi),  vivono sostanzialmente delle commesse di Stellantis. In Francia invece si tratta di grandi aziende che vivono delle medesime commesse, ma non solo di queste. Evidente che organizzare la produzione con una centralità verso le fabbriche interne di Stellantis, erodendo lavoro per le satelliti dell’indotto, significa metterle in grave difficoltà.

E la linea che potremmo definire alla francese è proprio di andare a centralizzare il tutto all’interno delle fabbriche dirette del Gruppo. Un esempio? Quello che hanno deciso di fare a Melfi, in uno dei più importanti stabilimenti italiani del Gruppo. In quel di Melfi infatti, è stata da mesi cessata una intera linea di produzione. Parliamo della linea dove si sfornavano le Jeep Compass. Adesso il Suv della casa americana viene prodotto con mix produttivo nell’unica linea attiva, quella interessata dalla produzione di Jeep Renegade e Fiat 500 X.

La linea oggi è svuotata di tutto, inutilizzata, ma dall’interno dello stabilimento, indiscrezioni piuttosto attendibili sottintendono la volontà dell’azienda di spostare su quella linea alcune lavorazioni oggi delegate all’indotto.

Un monito al governo per monitorare la situazione

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Forse è la prima volta che un organismo di spessore come lo è il Copasir, mette in evidenza ciò che rischia l’Italia intesa come Paese da questa situazione. La Fiat è sempre stata un fiore all’occhiello italiano, e adeso traspare il concreto rischio di vedere un gioiello passare di mano. Anche se sulla carta Stellantis resta per metà italiana, alcuni dubbi sopraggiungono.

Abbiamo già parlato del quadro dirigenziale di Stellantis intero come di Alfa Romeo, ormai a tinte parigine. Ma occorre ribadire ciò che per esempio, il già citato Romano Prodi sostenne a margine dell’intesa. Dentro Stellantis, così comelo era già con Peugeot e Citroen, il governo d’oltralpe ha una quota di partecipazione. Lo Stato francese ha voluto restare dentro il nuovo organismo nato dalla fusione italo francese.

Lo Stato italiano è rimasto colpevolmente estraneo. Una estraneità aumentata adesso che Stellantis ha deciso di saldfare un debito a garanzia statale che aveva contratto FCA. Un debito che aveva come contraltare l’obbligo di Stellantis di preservare l’occupazione nelle fabbriche italiane del Gruppo.

Una garanzia che FCA aveva dato allo Stato in cambio della garanzia sul prestito ottenuto con interessamento del CIPE. Adesso Stellantis ha mano libera, non ha nulla da dare o da garantire allo Stato italiano.

Conti alla mano i francesi scavalcano gli Agnelli in Stellantis

Occorrerebbe che anche l’Italia si adoperasse per recuperare terreno sui francesi, magari interessando lo Stato italiano e magari Cassa Depositi e Prestiti. Un pò quello che ha fatto la Francia, il cui Stato detiene il 6,5% di Stellantis.

Quando si parla di Stellantis, si considera sempre Exor, cioè la società della famiglia Agnelli, come la controllore di Stellantis, avendo il 14,4% del colosso dell’Automotive in mano.

Per la prima volta e direttamente dal Copasir, arrivano i calcoli che dimostrano l’esatto contrario ed avvalorano la tesi di una maggioranza della componente francese. Al 6,5% di partecipazione dello Stato transalpino, si deve necessariamente aggiungere l’7,2% in mano alla Peugeot oggi, ma tendente all’aumento. Pare che ci siano manovre che segnalano l’interessamento di Peugeot a comperare quote ulteriori, magari dai cinesi di Dongfeng o sul mercato normale. Con il rischio che presto Peugeot sommata alle quote dello Stato, arrivi al 15% di controllo su Stellantis. In pratica, oltre la quota oggi in possesso di Exor. Lo si legge come dicevamo, sul Corriere della Sera.

Alcune tutele esistono, ma forse non bastano a tranquillizzare gli animi

A dire il vero, l’ipotetica scalata di cui si parla sul prima citato quotidiano non è certo semplice da mettere in atto. Perché di scalata si tratta. Nel contratto di fusione per sette anni c’è il vincolo di incremento delle quote. Quindi Exor, Peugeot, Dongfeng e BpiFrance (banca collegata allo Stato francese), dovrebbero avere le mani legate.

Ma tra i documenti di fusione c’è un dato che lascia di stucco. Secondo quanto riportato sul Corriere della Sera, nei documenti c’è il richiamo al fatto che si può parlare di acquisizione inversa dal momento che nei documenti PSA risulta l’acquirente come contabilità. E conti alla mano Peugeot, lo Stato Francese e Dongfeng hanno il 19%, oltre 5 punti in più di Exor.

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