Alfa Romeo, nel corso della sua lunga storia, ha prodotto diverse automobili a 2 posti secchi. Gran parte di esse sono delle vetture da gara, ma anche fra le stradali non sono certo mancate le proposte del genere.
Il tema è interessante, perché in questa configurazione emerge con più forza l’impronta sportiva di un modello. Ed Alfa Romeo, per definizione, è un marchio sportivo, con la sua storia luminosa nel motorsport e con la produzione di gioielli che hanno fatto sognare gli appassionati di tutto il mondo.
Oggi ho raccolto per voi alcune auto a 2 posti del “biscione”, fra le più belle e coinvolgenti dell’era moderna. Il loro profilo prestazionale le differenzia in modo sostanziale l’una dall’altra, ma c’è un fil rouge che le collega in modo intimo. Se lo gradite, seguiteci nel nostro viaggio alla loro scoperta.
Alfa Romeo SZ ed RZ: due cunei
Presentata nel 1989, l’Alfa Romeo SZ è una coupé in assetto da guerra. Il suo look non scende infatti a compromessi con l’eleganza, consegnandosi in modo completo al tema dell’aggressività. Le due lettere nella sigla sono l’acronimo di Sprint Zagato, per sottolineare la connessione con la storia del marchio, ma anche l’origine del suo corpo. Guardandola, si resta stupiti per la sfacciata cattiveria delle linee. Qui non c’è niente di delicato: prendere o lasciare.
Il motore, per quanto brillante, non esprime la stessa esuberanza caratteriale delle forme. Stiamo parlando di un V6 “Busso” da 2959 centimetri cubi di cilindrata, con 210 cavalli di potenza, erogati a 6200 giri al minuto. L’aspetto esteriore farebbe pensare a qualcosa di più energico sotto il cofano anteriore. Anche le prestazioni tradiscono le aspettative indotte dal design, ma un’accelerazione da 0 a 100 km/h in 7 secondi netti e una velocità massima di 245 km/h non sono certo da buttare, specie in relazione al periodo storico del modello.
Notevole, però, la qualità dell’handling, che ripaga l’apparato emotivo con emozioni di guida di alto livello. Una parte del merito va a Giorgio Pianta, autore di un accurato lavoro di messa a punto delle sospensioni. A fare il resto ci pensa la trazione posteriore, fonte di autentiche gioie per chi sa maneggiarla a dovere. Buona l’azione di contrasto dell’impianto frenate. L’Alfa Romeo SZ fa ricorso allo schema transaxle.
Da questa creatura fu derivata una versione scoperta: la RZ, acronimo di Roadster Zagato, prodotta a partire dal 1992. Della coupé mutuava tutta la meccanica. Il peso risentiva della mancanza del tetto e dei conseguenti irrobustimenti strutturali, con un aggravio di 132 chilogrammi alla bilancia. Meno incisive le cifre dinamiche, con un’accelerazione da 0 a 100 km/h in 7.8 secondi e con una velocità massima 228 km/h. Il comportamento stradale perdeva una parte della precisione chirurgica della sorella coperta.
4C e 4C Spider: le compatte
L’Alfa Romeo 4C è una “supercar compatta“, che interpreta in modo efficace il tema della sportività. I suoi valori sono: lo stile italiano, il pacchetto tecnico, le prestazioni e il piacere di guida. Questa coupé a due posti secchi, prodotta dal 2013 al 2021, ha gli ingredienti giusti per far divertire: motore in posizione posteriore centrale, trazione posteriore, grande robustezza strutturale, leggerezza.
Il suo nome si ricollega alla grande tradizione sportiva del marchio. Negli anni trenta e quaranta, infatti, gli acronimi 8C e 6C indicavano le auto da corsa e stradali della casa del “biscione”, equipaggiate con potenti motori a otto e sei cilindri. Lo sviluppo dell’Alfa Romeo 4C si è avvalso della collaborazione di Dallara e Maserati. Quest’ultima ne ha curato anche la costruzione, presso il suo stabilimento di Modena.
Nel codice alfanumerico della sigla si evidenzia la natura a quattro cilindri del suo motore sovralimentato da 1742 centimetri cubi di cilindrata, che eroga una potenza massima di 240 cavalli a 6000 giri al minuto. Il tutto, su un peso a secco di 895 chilogrammi. Ovvio che in un quadro del genere le prestazioni siano degne di vetture con molta più energia sotto il cofano.
L’Alfa Romeo 4C accelera infatti da 0 a 100 km/h in 4.5 secondi, mentre la velocità massima si spinge a quota 255 km/h. L’80% della coppia massima, pari a 350 Nm, è già disponibile a 1700 giri al minuto. Al cambio a 6 marce con comandi al volante (Dual Dry Clutch) il compito di aiutare il driver nella gestione delle danze. Lo chassis è di tipo monoscocca in fibra di carbonio, di appena 65 chilogrammi di peso. Dalla coupé è stata ricavata una versione Spider: questa rende fruibili a cielo aperto le emozioni che solo un’auto del “biscione” può regalare.
8C Competizione e Spider: arte
Qui si toccano livelli da opera d’arte, per l’esecuzione stilistica impeccabile. L’Alfa Romeo 8C Competizione, giunta sul mercato nel 2007, è una vera scultura su quattro ruote. Il merito va al designer tedesco Wolfgang Egger, che ha tracciato le sue forme per il Centro Stile Alfa Romeo. Il risultato degli sforzi creativi è un’automobile sinuosa, che miscela in modo encomiabile temi fra loro spesso in contrasto, come quelli dell’eleganza e dell’aggressività. In totale, nella versione chiusa, è stata plasmata in 500 esemplari. Stiamo parlando, infatti, di una serie speciale.
Il modello, come concept car, fu presentato al Salone dell’Auto di Francoforte nel 2003. Anche se sono passati tanti anni da quella data, conserva intatta la sua freschezza dialettica. Del resto, una supercar in qualche modo ispirata alle curve della 33 Stradale non poteva deludere sul fronte estetico. Con l’Alfa Romeo 8C Competizione, la trazione posteriore fece il suo ritorno nel listino della casa milanese. Un’impostazione tecnica doverosa su un prodotto di questo lignaggio, chiaramente orientato al piacere emotivo.
Al suo progetto ha concorso anche Maserati. Dallara Automobili ha fornito una consulenza tecnica, mentre da Ferrari è giunto il motore V8 da 4.7 litri: lo stesso utilizzato su alcune auto del “tridente”. Questo cuore rampante, a quattro valvole per cilindro, eroga una potenza massima di 450 cavalli a 7000 giri al minuto, con un picco di coppia di 470 Nm a 4750 giri al minuto. Le prestazioni sono degne delle aspettative, con un’accelerazione da 0 a 100 km/h in 4 secondi e da 0 a 400 metri in 12.4 secondi. Notevole anche la velocità massima, pari a circa 292 km/h.
Destinataria di numerosi riconoscimenti, questa vettura è stata declinata anche in un’ancora più bella versione Spider, prodotta in 329 esemplari. Qui, per il taglio del tetto, il telaio ha subito degli irrobustimenti strutturali, portando il peso a 1675 chilogrammi, dai 1585 della coupé, rispetto alla quale perde un po’ di smalto dinamico. L’emozione di guidarla en plein air ricambia però con gli interessi del leggero appannamento prestazionale.
Alfa Romeo GTAm: roba da corsa
L’immagine non è da auto a 2 posti secchi, ma questa è la sua essenza. La panchetta posteriore ha lasciato spazio ad una “vasca”, con roll-bar e specifici alloggiamenti per i caschi. Un modo ulteriore per evidenziare la matrice racing del modello che, sul piano prestazionale, è il più efficace del gruppo odierno. Il design è meno esotico di quello delle SZ, 4C e 8C, ma sul piano dell’aggressività non accusa certo limiti comparativi.
L’Alfa Romeo Giulia GTAm sembra scappata da una pista del DTM, anche se può essere usata per andare a prendere un caffé in centro. Il suo habitat, però, non sono le strade urbane. Qui il piacere di guida è sul ponte di comando. Per gustarlo al meglio bisogna scegliere dei contesti appropriati. Questa vettura raccoglie l’eredità della Giulia Gran Turismo Alleggerita del 1965, una delle vetture Alfa Romeo più vincenti della storia. Le sue soluzioni tecniche e aerodinamiche strizzano l’occhio al mondo delle corse. Non è un caso che al suo sviluppo abbia concorso il team svizzero Sauber Engineering.
Cuore pulsante del modello è un motore V6 biturbo da 2.9 litri di cilindrata, nato in stretta sinergia con Ferrari. Al suo attivo la bellezza di 540 cavalli, della razza più nobile. Le prestazioni sono al top. Basta una cifra per raccontarle: l’accelerazione da 0 a 100 km/h viene liquidata in soli 3.6 secondi. Ancora più entusiasmante l’handling, degno di un bolide da gara. L’azione dell’Alfa Romeo Giulia GTAm è accompagnata da seducenti musicali, valorizzate dallo specifico scarico disegnato da Akrapovic.
Alla gradevolezza delle dinamiche concorre il peso contenuto del modello, frutto dell’esteso impiego di materiali ultraleggeri e di componenti in carbonio. L’aerodinamica è stata molto curata, con particolare riferimento alla deportanza, per ottenere elevati livelli di downforce. L’assetto è racing, ma la guidabilità resta a prova di essere umani, almeno entro certi limiti.
Alfa Romeo Spider (2006): versatile
Questa è la vettura meno esotica della selezione odierna, ma ha una sua spiccata identità. Prodotta dal 2006 al 2010, ha fatto sognare un gran numero di appassionati. In totale è stata plasmata in poco meno di 12.500 esemplari, presso il sito produttivo Pininfarina di San Giorgio Canavese. Sorella della coupé Brera, di cui rappresenta la versione scoperta, l’Alfa Romeo Spider ne allarga la gamma operativa, pur perdendo i due strapuntini posteriori. Il suo debutto avvenne al Salone dell’Auto di Ginevra, dove sono state svelate molte sportive di casa nostra.
Notevoli, sin da subito, gli apprezzamenti per il suo fascinoso look. Le linee base sono quelle della Brera, firmata da Giugiaro, ma il posteriore ha una specifica caratterizzazione, frutto della matita di Pininfarina. Diverse le motorizzazioni disponibili, ma per questa lista ho scelto la versione più vigorosa. Si stratta di quella spinta dal V6 JTS da 3.2 litri di cilindrata, con 260 cavalli di potenza a disposizione.
Questa energia veniva scaricata a terra con l’ausilio di un cambio manuale a 6 rapporti o di un robotizzato M32 MTA Selespeed, abbinato alla sola trazione integrale Q4, con differenziale Torsen C. Sulla versione a due ruote motrici, lo scatto da 0 a 100 km/h veniva archiviato in 7.0 secondi, mentre la velocità massima toccava quota 250 km/h. Più brillante, nello scatto da fermo, la variante 4×4, capace di accelerare da 0 a 100 km/h in 6.8 secondi, anche se la punta velocistica si “fermava” a 244 km/h. Il chilometro con partenza da fermo veniva archiviato in 27.5 secondi.
La missione frenate era affidata a quattro freni a disco autoventilanti, da 330 mm di diametro all’anteriore e 292 mm di diametro al posteriore. Per quanto riguarda le sospensioni, la scelta dei tecnici della casa del “biscione” cadde su questo schema: ruote indipendenti, con schema a quadrilatero alto, davanti; ruote indipendenti, con schema Multilink, dietro.