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Auto elettriche per tutti e solo italiane è la ricetta di Giorgetti

Stellantis in Italia va diritta verso l’elettrificazione, e anche il governo spinge verso questa direzione

auto elettriche

Una netta comunione di intenti, un indirizzo comune. È quello che Stellantis e il governo sembra stiano adottando per il settore Automotive italiano. La transizione elettrica, criticata, contestata ma da tutti indicata come la panacea, continua a tenere banco. Nel piano industriale di Stellantis, che il CEO Carlos Tavares ha presentato lo scorso primo marzo, l’elettrico l’ha fatta da padrone.

Servono però iniziative a 360 gradi anche da parte del governo. E Tavares lo ha detto più volte a chiare lettere, anche a margine dell’ultimo summit con azienda e sindacati del 10 marzo scorso.

Stellantis deve vedere nell’Italia un modello per le auto elettriche

Il Ministro Giorgetti ha detto chiaro e tondo che il governo spinge affinché Stellantis continui a vedere nell’Italia un valido sito dove attuare la sua produzione. Anzi, secondo il Ministro dello Sviluppo Economico, come si legge sul Corriere della Sera, l’imperativo deve essere il portare o il riportare, le produzioni in Italia. Più o meno quello che i sindacati da tempo chiedono al nostro esecutivo, cioè monitorare la situazione e verificare che le voci di dismissione, delocalizzazione e calo di produttività in Italia, siano solo falsi allarmi.

Occorre essere tutti uniti per l’Italia e per avvalorare ciò che viene prodotto in Italia. Secondo il Ministro Giorgetti, si deve andare a privilegiare quello che si produce in Italia senza tirare per l’estero.

L’auto elettrica è troppo costosa

Il discorso di Giorgetti non fa una piega, soprattutto quando parla del prezzo delle auto elettrificate. Un problema che ha sollevato giorni fa anche l’Amministratore Delegato di Stellantis, il manager portoghese Carlos Tavares. L’elevato costo della auto elettrificate è l’ostacolo più arduo da superare per i potenziali acquirenti. Certo, non è solo questo, perché poi ci sono le carenze di infrastrutture, le poche colonnine di ricarica elettrica presenti sul territorio e così via.

Stellantis deve necessariamente investire e reputare l’Italia un Paese ideale dove produrre auto. La nostra analisi però tira dentro necessariamente pure il governo. Aiutare gli investimenti di Stellantis con fondi pubblici è il primo passo per tenere in Italia e a piena forza il colosso dell’Automotive nato dalla fusione della nostra FCA con i francesi di PSA.

E lo dimostrano i fondi pubblici destinati a Stellantis per Termoli e per la terza fabbrica di batterie per auto elettriche del Gruppo, la prima in Italia. Ma poi c’è da mettere in campo l’incentivazione agli acquisti. E già nel decreto bollette di queste settimane, pare che il governo abbia in serbo ancora agevolazioni a chi vuole cambiare auto andando verso una elettrica (ma non solo).

Servono infrastrutture e sistemi adatti a favorire il mercato delle green

Stellantis Giorgetti
Stellantis Giorgetti

Resta il fato che sostenere con soldi pubblici le aziende che costruiscono auto e i clienti che le comprano, non basta. Tutto assolutamente valido naturalmente, ma insufficiente. Servono infrastrutture idonee a favorire la transizione.

Le colonnine di ricarica elettrica per esempio. In Italia siamo indietro anni luce rispetto agli altri. E poi, tronando al costo che le imprese devono sostenere per le produzioni, il costo dell’energia elettrica per esempio, è un peso ulteriore. Troppo alto in Italia, a prescindere dagli esponenziali aumenti di oggi. Da sempre anche i costi dell’energia sono un problema che avvalora la tesi di Tavares, che il costruire auto da noi è troppo costoso.

Giorgetti infatti ha snocciolato alcuni dati che devono far riflettere. Per esempio, in Spagna la produzione di auto rispetto all’Italia viaggia tre o quattro volte più forte. E in Italia escono fuori tra le 400mila e le 450mila auto all’anno.

Auto elettrica per tutti, questo deve essere l’obiettivo di tutti

Risolvere quindi tutti i problemi prima citati per arrivare a rendere l’auto elettrica un bene non di nicchia.

Una auto elettrica che deve essere un bene alla portata di tutti e non deve essere un bene di lusso. Le parole di Giorgetti mostrano una linea netta del governo, anche perché sono state confermate anche dal Ministro del Lavoro Orlando.

Il titolare del dicastero del Lavoro però non lesina critiche anche se velate, a Stelantis. Accusando di fatto il colosso, di essere responsabile del ritardo che l’Italia ha nell’elettrificazione. Il discorso di Orlando non può che andare verso la materia del suo Ministero. Il lavoro e le problematiche del lavoro nelle fabbriche italiane del gruppo. La guerra in Ucraina è solo l’ultimo evento che impatta anche sul settore dell’Automotive. Le stesse cose che sollevano i sindacati, che vedono governo e azienda, parlare di elettrificazione, senza approfondire il campo dei problemi dei lavoratori. Che poi sono quelli che dovrebbero portare al prodotto finito, ovvero all’auto.

Si dice da tempo che con le auto elettriche cambierà di molto la produzione. Che servirà meno manodopera. Non un fattore secondario per chi guarda ai livelli occupazionali e non solo a ricavi e utili.

I sindacati chiedono piani e programmi che prevedano la cassa integrazione straordinaria per la transizione. E naturalmente soldi e incentivi per favorire la formazione dei lavoratori che sono di fronte alla rivoluzione elettrica alla pari dell’azienda.

Cosa accade adesso

Il fatto che il governo si stia adoperando nella direzioni di sostenere il settore è abbastanza evidente. Per esempio, da qualche giorno è uscita la notizia di oltre 25 milioni di dotazioni che il governo ha destinato, come finanziamenti agevolati ad alcune aziende del settore (Landi Renzo e TIE). Certo, più che un intervento per il settore Automotive, questo fa parte del progetto per il Fondo grandi imprese in difficoltà.

Il settore resta in fibrillazione. Infatti alcune associazioni come Unrae e Federauto hanno già scritto al Ministero. La preoccupazione è che l’abbattimento del costo delle auto si materializzi, come le associazioni sostengono in un calmieramento dei prezzi del listino. Come dire, che le problematiche del costo troppo elevato delle auto finisca con l’impattare solo ed esclusivamente nei confronti delle imprese.

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