Lutto nel motorsport. Gli appassionati piangono la scomparsa di Vic Elford, stroncato ieri dal cancro, a 86 anni di età, dopo una lunga battaglia contro questa terribile malattia. Corse per diversi marchi, come l’Alfa Romeo, ma viene ricordato soprattutto per la collaborazione con Porsche.
Amato da tutti per le sue imprese sportive e per il carattere aperto e gioviale, l’ex pilota britannico seppe mostrare il suo talento in diverse discipline dell’automobilismo da corsa. Sicuramente è stato uno dei driver più versatili di tutti i tempi. I colleghi lo chiamavano “Quick Vic“, per le sue doti velocistiche. Negli anni sessanta e settanta fu una delle stelle più luminose delle gare a motore.
Il suo capolavoro fu la stagione agonistica 1968, quando si impose in sfide profondamente diverse fra loro. A fine gennaio mise a segno il successo al Rally di Monte Carlo, gestendo al meglio le dinamiche della sua Porsche 911. Il 4 febbraio guadagnò la gloria alla 24 Ore di Daytona su una Porsche 907 LH, insieme ai tedeschi Hans Herrmann, Neerpasch e Rolf Stommelen e allo svizzero Jo Siffert.
Dopo il secondo posto alla 12 Ore di Sebring di marzo, nel mese di maggio fece sua anche la Targa Florio, in coppia con Umberto Maglioli, al volante di una Porsche 907. Quella in Sicilia fu la sua vittoria preferita, perché nel Piccolo Circuito delle Madonie seppe recuperare un ritardo di 18 minuti dal capofila, imputabile a una foratura.
Vic Elford: un pilota completo
Con una Porsche 908, Vic Elford si assicurò il successo anche alla 1000 km del Nürburgring, in coppia con Jo Siffert. Solo un guasto alla frizione lo privò del trionfo alla 24 Ore di Le Mans, costringendolo al ritiro a due ore dalla bandiera a scacchi.
Tanto per non farsi mancare nulla, nel mese di luglio debuttò in Formula 1, chiudendo al quarto posto il Gran Premio di Francia, su una monoposto Cooper non certo all’altezza degli altri bolidi in pista, dopo essere scattato dall’ultima posizione in griglia. Ad agevolarlo nell’impresa ci pensò la pioggia, che seppe interpretare meglio dei colleghi.
L’anno prima, con una Porsche 911, si era laureato campione europeo rally. Nella stessa stagione agonistica aveva ottenuto la vittoria di classe fra i cordoli della Sarthe, su una 906. Sfortunato il rapporto con la 24 Ore di Le Mans, dove non ebbe una buona sorte, nonostante il secondo posto in griglia di partenza e il giro più veloce in gara nell’edizione del 1969 e la pole position in quella del 1970, entrambe disputate su Porsche 917 L.
Nel 1972 difese i colori dell’Autodelta, con le Alfa Romeo 33. Purtroppo per lui, in quel campionato la Ferrari 312 PB fece piazza pulita della concorrenza, lasciando le briciole agli avversari. Un video on board sul bolide del “Biscione”, durante le prove a circuito aperto della Targa Florio di quell’anno, ci consente di ricordarlo con le note di un nostro modello del cuore.
Vic Elford, proprio mentre era al volante di una 33, alla 24 Ore di Le Mans del 1972, si lanciò in soccorso di Jo Bonnier, cercando di salvarlo nel tragico incidente che lo vide protagonista. Per quell’atto di coraggio ed eroismo, non andato purtroppo a buon fine, il presidente francese Georges Pompidou lo insignì del titolo di Chevalier de Ordre national du Mérite. Un’onorificenza ampiamente meritata, cartina di tornasole delle generosità e dell’altruismo di Vic Elford. Quest’ultimo amava la Sicilia, non solo per la Targa Florio, ma anche per i rapporti sinceri di amicizia che era riuscito a crearsi nel tempo. Uno su tutti: quello con Ciccio di Cefalù, mitico calzolaio dei piloti.