Quando si parla di Ferrari stradali, viene naturale connettere la mente a vetture di grande potenza e splendore. Autentici gioielli, capaci di emozionare in modo travolgente, per il loro fascino unico e fuori dal comune. Le auto del “cavallino rampante” sono delle opere d’arte a quattro ruote, lontane anni luce da quelle realizzazioni votate alla mobilità classica. Insomma, per farla breve, le “rosse” non hanno niente a che fare con i mezzi destinati soltanto a spostarsi da un punto A a un punto B, la cui tela dinamica è spesso fredda e poco coinvolgente.
Sulle Ferrari, invece, il piacere de sensi vola alle stelle, grazie alla forza del loro carisma e del loro vigore caratteriale. Non si smetterebbe mai di viverle, ma anche solo di guardarle, perché il design è una delle componenti forti del loro appeal. Nel corso dei 75 anni di vita, la casa di Maranello ha proposto una lunga sfilza di capolavori, entrati anche nell’antologia dello stile. Gran parte di essi sono stati firmati da Pininfarina, una sorta di Michelangelo dell’auto.
Figli del suo estro creativo sono i modelli Ferrari che abbiamo selezionato per la lista odierna, relativa alle creazioni del marchio sbocciate negli anni settanta. Queste, a mio avviso, sono le “rosse” più belle di quel decennio. Auto speciali, che hanno fatto sognare (e fanno sognare) milioni di appassionati. Impossibile resistere al loro richiamo ormonale. Ovviamente la lista non ha un valore scientifico e si connette ai miei gusti personali, che potrebbero non corrispondere ai vostri, ma credo che tutti siano d’accordo nel considerare come opere d’arte di straordinario valore i tre modelli scelti. Volete sapere quali sono? Non vi resta che scorrere la pagina, proseguendo la lettura del post.
Ferrari 512 BB: la Brigitte Bardot delle auto
Questa Berlinetta Boxer fu presentata al Salone dell’Auto di Parigi del 1976. Diretta evoluzione della 365 GT4 BB, perdeva una ventina di cavalli rispetto ad essa, ma aveva una coppia del 10 per cento più alta, con benefici sul piacere di guida. Piccoli ritocchi la rendono leggermene diversa dalla progenitrice: passaruota allargati, griglie di altra foggia sul cofano motore, presa d’aria Naca sulla parte bassa della fiancata e quattro gruppi ottici posteriori, invece di sei.
Le sue forme sono sensuali e sportive. Impossibile non innamorarsene. Questa vettura è come una calamita per gli occhi e per il cuore. Lecito parlare di una scultura a quattro ruote. Il suo splendore è ancora attuale, a dispetto dell’età. Pininfarina, giovandosi dell’estro creativo di Leonardo Fioravanti, ha saputo confezionare un prodotto che si fa beffe delle insidie del tempo e delle mode. Un capolavoro.
Come evidenziato in altre occasioni, le due lettere finali della sigla evocano le iniziali del nome e cognome di Brigitte Bardot. Alla leggendaria attrice francese la Ferrari 512 BB fu più volte accostata sul piano filosofico, anche in ragione della sua bellezza. Le forme dell’auto sportiva emiliana, d’altronde, sono molto sinuose, oltre che decise.
Se l’impatto ottico ed emotivo è coinvolgente al più alto livello, non meno incisivo è il motore a 12 cilindri da 5 litri di cilindrata, con angolo di 180 gradi fra le bancate, che inebria con il suo temperamento e con un sound incantevole. Il maestro Herbert von Karajan ne rimase affascinato. Questo cuore, disposto in posizione posteriore-centrale, erogava 360 cavalli nella versione delle origini, alimentata da quattro carburatori triplo corpo Weber.
Poi giunse la versione a iniezione Bosh K-Jetronic, per soddisfare le restrittive norme statunitensi sulle emissioni. Così la potenza massima scese a 340 cavalli. Una cifra comunque di riferimento, che dava molte soddisfazioni sul piano prestazionale. L’accelerazione non cambiava più di tanto, perché ad essere intaccata era fondamentalmente la punta velocistica, scesa da 295 km/h a 283 km/h. Un sacrificio non eccessivo nell’ottica dell’uso quotidiano.
Sul fronte telaistico, i tecnici della casa di Maranello puntarono sul solito traliccio tubolare, che garantiva gli alti standard richiesti da un simile prodotto. Gran parte dei clienti ordinò quest’auto sportiva con la parte inferiore della carrozzeria in tinta, offerta in alternativa alla fascia in nero opaco. Il beneficio visivo della verniciatura integrale è evidente.
Ferrari 308 GTB/GTS: fascino televisivo
Questa vettura sportiva a due posti secchi è un vero capolavoro di stile. Le sue forme sono di una bellezza travolgente. Il merito è di Leonardo Fioravanti, che ha firmato la sua carrozzeria per Pininfarina. Le sue linee, destinate all’eternità, hanno qualcosa di magico. Impossibile resistere al richiamo del loro splendore. Nei volumi esterni del modello si coniugano in modo mirabile l’eleganza e la sportività. Anche le “rosse” dell’attuale listino devono molto a lei, come fonte di ispirazione.
La Ferrari 308 fu costruita dal 1975 al 1985. Sia nella versione GTB (Gran Turismo Berlinetta) che nella versione GTS (Gran Turismo Spider), regala agli occhi una tela di bellezza ai massimi livelli. Questa vettura a motore centrale e trazione posteriore, prese forma inizialmente nella sola veste coupé, con carrozzeria in vetroresina, che sbocciò dalle linee produttive fino al termine del 1976 per le vetture destinate al mercato statunitense e fino al 1977 per quelle destinate al mercato europeo. Poi si passò all’acciaio.
Oggi la prima delle due, cioè quella con carrozzeria in fibra di vetro, è molto più costosa e ricercata. A suo favore, non solo la rarità, ma anche la leggerezza, con soli 1050 chilogrammi segnati alla bilancia. Si tratta di una cifra inferiore di 150 chilogrammi rispetto all’altra. Chiari i vantaggi sul piano dinamico e prestazionale. Pure il piacere di guida ne trae giovamento. Notevoli le performance, con un’accelerazione da 0 a 100 km/h in 6.1 secondi e una velocità massima di 252 km/h.
La spinta fa capo a un motore V8 di tre litri che, nella versione europea, sviluppava una potenza massima di 255 cavalli. Al Salone dell’Auto di Francoforte del 1977 fece il suo sbarco in società la versione scoperta. Stiamo parlando di quella Ferrari 308 GTS che trovò impiego anche nella serie televisiva di “Magnum P.I.“.
Nel 1980, per aderire alle più restrittive norme sulle emissioni del mercato statunitense, questa “rossa” fu dotata di un sistema di iniezione tipo Bosch K-Jetronic. La potenza massima scese a 214 cavalli ed anche il quadro emotivo perse qualche punto, ma due anni dopo fu lanciata la versione “Quattrovalvole”, con 240 cavalli all’attivo: una cifra più congrua alle aspettative. La Ferrari 308 GTB/GTS è un modello iconico, entrato nel cuore di tantissima gente. Alla qualità delle sue dinamiche concorrono le sospensioni indipendenti, con quadrilateri trasversali, molle elicoidali coassiali con gli ammortizzatori telescopici, barra stabilizzatrice.
Dino 246 GTS: sinuosa e ammaliante
Non ha il “cavallino rampante” sul cofano ed ha solo 6 cilindri, ma è degna della migliore tradizione della casa di Maranello. Questa vettura a motore centrale-posteriore porta nel nome un omaggio al figlio di Enzo Ferrari, prematuramente scomparso per una brutta malattia. La sigla 246 indica la cilindrata di 2.4 litri e il frazionamento. Il taglio stilistico è di sublime splendore. Le sue linee, morbide e sensuali, sono un vero capolavoro, firmato dal Michelangelo dell’automobilismo: Pininfarina.
Bella e ammaliante come poche altre, ha guadagnato per sempre un posto nella storia, come simbolo di buon gusto e di raffinatezza. Anche le “rosse” di oggi fanno tesoro della sua eredità. La Ferrari Dino 246 GTS fece il debutto in pubblico al Salone dell’Auto di Ginevra del 1972. Questa vettura declinava in versione spider la precedente 246 GT, rispetto alla quale risultava ancora più gradevole sul piano estetico. Il tutto in un quadro che accresceva la gamma emotiva, per la possibilità di vivere le sue dinamiche anche a cielo aperto.
Il motore, disposto in posizione posteriore centrale, consegnava al pilota le stesse sensazioni delle Sport degli anni precedenti, ma in un quadro di grande fruibilità. Immediato l’amore degli appassionati per questa creatura, che prese forma in poco più di 1200 esemplari. La Ferrari Dino 246 GTS è un’auto di immenso splendore, che si presta a molte destinazioni d’uso. Può correre velocemente, ma consente anche piacevoli passerelle in stile “Dolce Vita” sulle vie dello shopping più rinomate o sulle pedane dei più noti concorsi d’eleganza.
La scelta di non usare il nome Ferrari servì a proteggere il marchio dai rischi che un modello stradale a 6 cilindri, dal prezzo più abbordabile del solito, poteva comportare per l’immagine del “cavallino rampante”. Oggi questa magnifica creatura continua la lunga liaison sentimentale che il pubblico le ha riservato sin dal primo momento.
La Ferrari Dino 246 GTS è spinta da un motore con tre carburatori doppio corpo, firmato da Vittorio Jano. Al suo attivo 195 cavalli a 7600 giri a minuto. In termini assoluti non si tratta di una potenza massima spaventosa, ma rispetto alla cilindrata e al frazionamento le cifre sono eccellenti. Con un corpo vettura di soli 1100 chilogrammi, le prestazioni risultano brillanti: lo scatto da 0 a 100 km/h richiede 7.2 secondi, mentre la velocità massima tocca quota 235 km/h. Notevole la precisione dinamica, grazie anche alla robustezza del telaio.