Dallo stabilimento lucano di Melfi, un allarme da parte dei metalmeccanici della Cgil. Nella fabbrica di Stellantis a Melfi, l’azienda ha avviato un piano di incentivazione all’esodo piuttosto netto. E dalla Fiom l’allarme che questo piano non sia in linea con gli accordi presi con il governo. Intese con l’esecutivo Draghi che Stellantis pare non stia rispettando. Questo ciò che sostiene la Fiom dalla Basilicata. E tra le altre cose lo stabilimento lucano di Stellantis, tra i più importanti del gruppo, dove si producono circa il 50% di tutte le auto che annualmente si producono in Italia, continua la cassa integrazione. Fermate collettive che proseguono senza sosta con la solita motivazione, cioè la carenza dei semiconduttori.
Ma l’allarme della Fiom Cgil è la nuova proposta che Stellantis avrebbe effettuato a Melfi. L’azienda avrebbe proposto l’uscita volontaria e incentivata di 500 lavoratori. senza però rispettare l’accordo con il governo e i sindacati.
Perché la Fiom si dice preoccupata per la situazione di Stellantis a Melfi
Sindacati, azienda e governo hanno trovato da tempo, anche a Melfi come in altri posti d’Italia, dove Stellantis ha le sue sedi, accordi sulle uscite incentivate. In pratica, offerte di soldi in cambio delle dimissioni volontarie dei lavoratori. Che significa uscita incentivata? È uno strumento che permette ad una azienda di sfoltire l’organico dei lavoratori, nascondendo il taglio con la volontà dei lavoratori di lasciare il posto di lavoro. Questo ciò che sostengono i critici, quelli che vedono in questi strumenti proprio la volontà dell’azienda di ridurre il personale.
Gli accordi però sono a livello ministeriale, avallati anche dai sindacati. Un accordo in piena regola. E poi il contratto di espansione del governo, permette a chi si trova vicino alla pensione di accedervi e sfruttare un prepensionamento pagato dall’azienda. Ma con obbligo di ingaggiare ogni tre fuoriusciti un nuovo lavoratore. Accordi dicevamo ,che secondo la Fiom, Stellantis avrebbe frainteso. A tal punto che si chiede un confronto per parlare di occupazione e di futuro dello stabilimento.
La Gigafactory di Termoli, il Maserati Grecale, ma anche le problematiche di Mirafiori e Melfi
Notizie contrastanti arrivano dall’universo Stellantis in Italia. Mentre a Modena ufficializzano la presentazione del nuovo Suv Maserati, il Grecale. Mentre giunge notizia dell’intesa per la fabbrica di batterie per auto elettriche, cioè per la Gigafactory di Termoli. Allo stesso tempo giunge notizia da Mirafiori di un volantinaggio contro Stellantis da parte della Fiom, riguardo la chiusura di Grugliasco e le condizioni lavorative a Mirafiori, dove sono confluite le produzioni Maserati dell’ex Agap di Grugliasco con tutti i lavoratori. E da Melfi la critica al piano di incentivazione all’esodo che riguarda circa 500 lavoratori.
In pratica, l’azienda, nel suo stabilimento di Melfi, avrebbe offerto 500 incentivi all’esodo ad altrettanti lavoratori. Stellantis di fatto ha proposto ai sindacati una nuova intesa per mandare a riposo, su base volontaria ed incentivata, altri 500 lavoratori. Da Melfi si fa sentire la voce della Fiom Cgil, con il coordinatore nazionale Simone Marinelli.
“Una riduzione, seppur attraverso le uscite volontarie, rende evidente che siamo di fronte ad una messa in discussione delle intese raggiunte al Ministero dello sviluppo economico e del Lavoro”, questo si legge nella nota che Marinelli ha rilasciato insieme al segretario generale Fiom Cgil Basilicata, Gaetano Ricotta.
Una proposta che non lascia spazio a dubbi. Mentre si pensava ad un allargamento delle produzioni, con nuovi turni (da 17 a 20 ndr), con tanto di promesse di salvaguardia dei posti di lavoro da parte di Stellantis al governo, ecco una nuova linea di tagli occupazionali.
Pure la crisi Ucraina mette a rischio il lavoro a Melfi?
Che siano celati dietro gli incentivi all’esodo e le dimissioni su base volontaria, o meno, sempre tagli di personale sono. Questo è ciò che pensano dalla Basilicata, i rappresentanti Fiom. I metalmeccanici Cgil hanno chiesto a più riprese all’azienda, di fermarsi a riflettere e di aprire un confronto. La crisi Ucraina che viene messa davanti come emergenza, a progetti di ridimensionamento, va affrontata con calma. Innanzi tutto grazie ai contratti di solidarietà. E poi grazie alla possibilità, a dire il vero non utilizzata, di ricorrere agli strumenti straordinari di cassa integrazione messi a disposizione dal Governo per fronteggiare la crisi determinata dal conflitto in Ucraina.
Il contratto di solidarietà riaperto fino al 7 agosto prossimo (dal 4 aprile). Se la Fiom aggredisce a parole, meno rigidi sono gli altri sindacati rappresentativi dei metalmeccanici. Dalla Fim Cisl, dalla Uilm, alla Fismic, ai metalmeccanici dell’Ugl, tutti concordano che la grave crisi che sta vessando l’intera industria automobilistica, e naturalmente la carenza dei microchip, hanno aperto a qualsiasi misura che consenta di far fronte agli esuberi giornalieri di lavoratori. Infatti a Melfi, dove dovevano passare da 17 a 20 turni, si è passati da 17 a 15. Con 1.500 lavoratori circa in più al giorno. Come dire, ok i contratti di solidarietà, ok alla cassa integrazione, ed ok anche alle nuove politiche di incentivazione all’esodo. Senza considerare poi la possibilità di aprire a trasferte di lavoro anche fuori dal territorio nazionale nelle altre fabbriche europee di Stellantis.