C’è chi li considera un modo uno strumento utilizzato da Stellantis per celare operazioni su larga scala di riduzione del personale. C’è invece chi li considera come una opportunità per cambiare vita o per lasciare un lavoro che man mano che passano i giorni diventa più complicato. Parliamo degli incentivi all’esodo. Strumento che le aziende utilizzano per mettere a riposo i lavoratori più anziani sfruttando normative di favore del governo. Ma sono anche strumenti che permettono le uscite volontarie anche dei lavoratori più giovani. Sul sito “Basilicata24.it” alcune testimonianze la dicono lunga sul perché sono davvero molti i lavoratori, e non sempre in età avanzata o con carriere lunghe, a sfruttare la possibilità offerta dall’azienda. Essere pagati per licenziarsi è visto da molti come un netto vantaggio.
Cosa accade a Melfi così come in tanti altri stabilimenti italiani di Stellantis
A Melfi, nello stabilimento di località San Nicola in provincia di Potenza, è tempo di cambiamenti. L’ultimo anno è stato davvero un anno che ha cambiato drasticamente tutto. Fin dai primi giorni successivi alla fumata bianca sulla fusione tra i francesi di PSA e gli italiani di FCA, da cui ha avuto i natali Stellantis, tutto è cambiato. A Melfi da due linee produttive si è passati ad una sola. Infatti la linea della Jeep Compass è stata assorbita da quella della Jeep Renegade e della Fiat 500 X. In pratica, adesso tutte le attività produttive si effettuano su una unica linea di produzione. La seconda, quella dove da sempre veniva fuori il SUV Compass, adesso è in disuso. E gli operai si sono lamentati subito delle sopraggiunte nuove difficoltà. Il mix produttivo ha inasprito le condizioni di lavoro. Gli operai lavorano alla cieca, all’oscuro. Non si sa quante Jeep Renegade, Jeep Compass o Fiat 500 X arriveranno in catena di montaggio. Il mix ha reso difficile il lavoro in ogni turno.
Nel futuro di Melfi 4 nuove auto elettriche
E se si continua così, lo scenario futuro non è certo entusiasmante. Per lo stabilimento ex FCA di Melfi in Basilicata, Stellantis ha deciso di produrre 4 nuovi veicoli elettrificati dal 2024. Se la linea di produzione resterà questa unica, evidente che chi guarda al futuro ha timori e perplessità. Senza considerare che era stato già paventato il via al cambio di turni da 17 a 20, per un aumento della produzione che l’azienda aspira a conquistare con la transizione elettrica.
Oggi però si vive un momento di stenti. Dal progetto iniziale di passare da 17 a 20 turni comprensivi dei weekend, si è passati da una riduzione da 17 a 15. Con tanto di cassa integrazione e di contratti di solidarietà fino ad agosto. E oggi la fabbrica è chiusa per carenze di componentistica (i microchip asiatici).
Non certo un buon viatico per la fabbrica lucana che rappresenta per l’intero territorio della Regione Basilicata e per i territori limitrofi, il principale sostegno reddituale, economico e di PIL della zona.
Perché molti scelgono di lasciare Stellantis
Da qualche giorno la notizia che oltre ai vecchi accordi raggiunti, Stellantis ha proposto altri 500 licenziamenti agevolati con incentivi. E c’è chi sta seriamente pensando di aderire. I lavoratori sono stanche di una condizione precaria dentro Stellantis, che mai come adesso si è tremendamente appesantita.
Un operaio di nome Gianni, intervistato dal sito “basilicata24.it”, mette i risalto alcune delle motivazioni che sicuramente possono riguardare anche altri lavoratori e non solo di sede nello stabilimento lucano di Melfi. Secondo il lavoratore adesso si lavoro pochi giorni e male, perché nei giorni di attività i ritmi sono diventati disumani. L’operaio ha 55 anni, quindi non è troppo giovane e non è troppo anziano. Ma viene da una carriera di oltre 20 anni nello stabilimento di località San Nicola a Melfi. Un lavoro che è diventato via via più pesante. Secondo l’operaio, si entra al lavoro abbattuti e sfiduciati e quando si esce si va di fretta perché non si vede l’ora di porre fine all’ennesima giornata di lavoro. Un quadro desolante questo che però facilmente è comune a molti lavoratori in tutti gli stabilimenti.
L’appeal degli incentivi all’esodo restano fortissimi
Per questo sembra che stia riscuotendo appeal anche la nuova ipotesi dell’azienda che ha chiesto 500 nuovi licenziamenti con esodo incentivato. Altre 500 offerte affinché ci siano lavoratori con voglia di cambiare aria. Indiscrezioni che devono essere confermate, ma che sono quelle che l’operaio rilascia al sito prima citato, mettono in luce il fatto che verrebbero offerti fino a 55.000 di incentivo per farla finita con il lavoro in Stellantis. Se le dimissioni arrivano entro giugno, per questi 500 pronti quindi 55.000 euro. Sembra che per richieste dal primo luglio in poi l’offerta scende a 35.000 euro. Senza considerare poi i due mesi di disoccupazione indennizzata che potrebbero essere concessi nonostante si tratta di dimissioni.
Giovani e meno giovani, ecco i perché lasciare l’azienda non è eresia
In sostanza, una offerta che per qualcuno sembra irrinunciabile. Ci sono lavoratori stanchi come Gianni per esempio. È vero che ad una certa età è assai difficile trovare nuovo lavoro, ma tra disoccupazione e soldi, si può guardare con fiducia ad avvicinarsi alla pensione. Senza considerare il contratto di espansione che permette a chi lascia l’azienda con un accordo tra Stellantis e sindacati, di accedere ad una specie di prepensionamento. Ma l’offerta riscuote appeal anche per i lavoratori più giovani, che con i soldi possono avviare una loro attività non partendo da zero. Giovani che possono anche cercare con maggiori opportunità, nuova occupazione.
Va anche considerato il fatto che molti oggi non si fidano più dell’azienda e del futuro che Stellantis potrebbe riservare. La paura che lo stabilimento possa chiudere o che si passi ad una strutturale riduzione di attività e di lavoro, è tanta.
La situazione è pessima ed il futuro per molti sembra cupo
Lo scorso anno i sindacati sostennero che con Stellantis si era arrivati alla promessa di preservare i livelli produttivi. Adesso tutto è rimesso drasticamente in discussione.
Ricapitolando, sono davvero molti i lavoratori che stanno pensando seriamente a sfruttare il nuovo canale di uscita agevolato. Soprattutto coloro che si trovano a 5 anni dalla pensione che possono rientrare nel contratto di espansione. Ma anche chi magari pensa di collegare la disoccupazione indennizzata per salvaguardare almeno due anni di reddito.
La garanzia di alcuni anni di disoccupazione insieme ai soldi offerti sono una offerta davvero appetibile.