Il segretario generale, Rocco Palombella, e quello nazionale della Uilm addetto al comparto automobilistico, Gianluca Ficco, chiederanno il 31 marzo a Carlos Tavares, amministratore delegato di Stellantis, l’impegno a completare il piano industriale del gruppo in Italia, forti delle intese già sottoscritte e degli impegni già acquisiti.
I segretari della Uilm mandano un messaggio a Stellantis e al Governo
I due alti rappresentanti della Uilm sottolineano una forte disparità tra i vari centri del conglomerato. Tante realtà sono in procinto di effettuare nuovi lanci, come Cassino e Pomigliano d’Arco, o hanno ricevuto una assegnazione nel lungo termine suggellata da accordi sindacali, come Melfi e Mirafiori; in altre sono annunciati cospicui investimenti, come Termoli. Ma adesso credono sia giusto passare alla fase successiva.
Ringraziando il Chief Executive Officer di aver immediatamente accolto la loro richiesta di incontro, sono dell’idea che quanto appena fatto non basti. Difatti, credono sia necessario: completare le assegnazioni produttive per ogni centro; definire le prossime tappe da raggiungere insieme per salvaguardare il futuro di stabilimenti, enti di staff e di ricerca italiani; finalizzare l’integrazione tra Fiat Chrysler e PSA, al fine di accompagnare la transizione verso le forme di alimentazione elettrica.
Allo stesso tempo – chiariscono Palombella e Ficco – nella giornata odierna, convocato oggi pomeriggio presso il ministero dello Sviluppo economico, hanno chiesto lumi al Governo. A parole le autorità hanno già approvato alcune delle loro richieste, adesso però bisogna tramutare i buoni propositi in realtà. Nella fattispecie, invocano agevolazioni all’acquisto delle auto paralleli ai limiti di emissione di anidride carbonica fissati dall’Unione Europea.
Altresì sono convinti occorra compiere uno sforzo su: una nuova e apposita cassa integrazione a copertura dei lavoratori della filiera; le risorse per le riconversioni industriali che la transizione energetica implica; la costituzione di una Agenzia degli approvvigionamenti per sostenere la crisi imperante delle forniture, che il conflitto scoppiato in Ucraina sta ulteriormente aggravando.