Il fenomeno delle auto abbandonate è presente ovunque. Dalle supercar in Medio Oriente alle elettriche su un’isola coreana. Ce n’è davvero per tutti i gusti. Delle vetture individuate nei posti più impensabili e in quantità decisamente oltre la più fervida immaginazione, tanto da aver indotto a parlare di veri e propri “cimiteri”. Ora la lista si allunga, vedendo stavolta protagonista una collezione di Fiat abbandonate, ognuna rigorosamente modello d’epoca, ritrovate in un capannone a Kolding una città di oltre 85 mila abitanti situata nella regione di Syddanmark, in Danimarca.
Fiat, scoperte 200 auto d’epoca in Danimarca: appartenevano a una concessionaria chiusa nel 1981
Presso tale struttura si sono rinvenute quasi 200 auto d’epoca che appartenevano a una concessionaria, chiusa tanto, tanto tempo fa, nel 1981. Esatto, per oltre 40 anni queste Fiat sono qui rimaste sole e abbandonate. Nessuno si è preoccupato di loro, tanto che le condizioni in cui sono state scoperte lasciano perlomeno a desiderare. Lo stato di conservazione è semplicemente pessimo. Eppure, la situazione non sembra irrisolvibile. Difatti, ora, una volta tornate alla luce, sono state messe all’asta. Tra gli esemplari a disposizione figurano Fiat 127, 128, 500 e Ritmo.
In totale, come abbiamo già detto all’inizio, si tratta di circa 200 unità che, stando alle ricostruzioni, si trovavano in uno showroom danese, chiuso nel lontano 1981. Per un’eternità (nel vero senso della parola) nessuno si è preso la briga di curarle. Ma ora finalmente sono riemersi e chissà che a qualche collezionista non venga voglia di avanzare un’offerta. Di sicuro, il materiale non manca, malgrado la pessima tenuta.
Il desiderio di cimeli rari non conosce barriera né confine. Molti appassionati sono disposti a procurarsi “rottami” per poi farli restaurare e, perché no, personalizzare, dando loro una seconda vita. La lista delle auto in dotazione è lunga e comprende le sopracitate Fiat 500, Ritmo, 127, 128 e 600, nonché la Bianchina e anche una Lancia Beta, giusto per restare nei confini del “Made in Italy”.