Il 2021 ha messo a dura prova l’industria delle quattro ruote. Tra la persistente pandemia e le conseguenze derivanti non c’è stato un attimo di pace per gli operatori della filiera. Ecco perché stupisce l’andamento di alcuni brand, tra cui la Ferrari. A dispetto di quanto fosse lecito supporre, la Casa di Maranello ne è uscita rafforzata.
A livello generale, si sono registrati dati finanziari senza precedenti per la prevalenza delle compagnie europee, americane e asiatiche. Lo attesta uno studio dettagliato di JATO Dynamics, pubblicato su Motor1, incentrato sulle relazioni finanziarie pubblicate da 19 costruttori di ogni parte del mondo. Ma l’aspetto più degno di nota è l’apparente contraddizione tra il numero di unità vendute e i guadagni. Difatti, a fronte di immatricolazioni ridotte in confronto al periodo ante Covid, i profitti sono schizzati alle stelle.
I ricavi di Ferrari e degli altri giganti dell’industria automobilistica
Secondo i bilanci di Ferrari, Stellantis, Toyota, General Motors, Mercedes-Benz, BMW Group, Renault-Nissan, Volkswagen Group, Aston Martin, Tesla, Ford, Mazda, Suzuki, Kia, Hyundai, Subaru, Honda, Geely Group, Tata Group e Isuzuki, i ricavi complessivi sono stati pari a 1,74 trilioni di euro (1 trilione equivale a mille miliardi), in crescita del 13 per cento rispetto al 2020, ma in calo del 6 per cento in rapporto al 2019. Alla luce delle rilevazioni, verrebbe da ipotizzare un’impennata delle unità vendute. E invece no: l’esatto contrario.
Nel 2021 tali società hanno immatricolato 69,54 milioni di veicoli, per un 2 per cento in più rispetto al 2020 e il 14 per cento in meno rispetto al 2019. Ciò vuol dire che i marchi automotive hanno attuato dei rincari o ridotto gli sconti nel corso dei dodici mesi passati. Qualcosa senz’altro di atipico, dettato da una serie di fattori. In parte, c’entra le criticità nell’approvvigionamento di chip durante gran parte del 2021. Meno esemplari disponibili e una domanda tendente verso l’alto, successivamente a mesi di blocco, hanno condizionato i listini. In effetti, nel 2021 si è totalizzato un fatturato medio unitario di 25.073 euro, rispettivamente l’11 per cento e il 10 per cento in più rispetto al 2020 e al 2019.
Gli utili operativi
Consultando le cifre di bilancio, gli utili operativi hanno appurato un altro fatto interessante. A dispetto dell’impatto pandemico sulle economie globali e le difficoltà nella costruzione dei mezzi, le 19 Case analizzate hanno messo a segno guadagni maggiori rispetto al 2020 e al 2019.
Nel 2021 gli utili ricavati dalle operazioni delle società sono stati pari a 132,37 miliardi di euro; per ottenere il valore ai ricavi totali si sono sottratti i costi di fabbricazione e le spese amministrative e di vendita. Detto altrimenti, su 100 dollari generati nelle vendite, tali compagnie hanno saputo trasformarne 7,6 in guadagni.
Una cifra che lascia, tuttavia, sorpresi guardando al recente passato. Nel 2020, quando l’emergenza epidemiologica ha raggiunto la fase più acuta, ogni 100 dollari di vendite si sono guadagnati 3,6 dollari. Nel 2019, i profitti operativi erano stati di appena 5,1 dollari. Il dato lascia ulteriormente a bocca aperta pure una volta confrontati i profitti operativi totali al numero globale di ordini piazzati. I guadagni sono scesi da 1.168 euro per ogni esemplare nel 2019 a 811 euro nel 2020 e poi sono balzati a 1.903 euro nel 2021.
Questi OEM (Original Equipment Manifacturer, la denominazione più appropriata delle Case auto) hanno tratto benefici dagli sport utility e dai veicoli elettrificati a compensare le ingenti perdite derivanti dalle loro vetture a combustione interna. Non avendo adeguate riserve di microchip per la costruzione di veicoli, hanno semplicemente utilizzato le pochissimi scorte che avevano disponibili per fabbricare le auto dalle maggiori chance di essere vendute grazie agli incentivi o più attraenti agli occhi dei clienti (suv).
Ferrari: il produttore più redditizio
Scendendo nel dettaglio sulla Ferrari, siamo in presenza del produttore di gran lunga più redditizio. Il suo margine operativo ha segnalato un più 21,4 per cento del 2020 al 25,5 per cento dello scorso anno. Stando alle rilevazioni effettuate, il Cavallino Rampante ha guadagnato 97.530 euro per unità piazzata nel 2021 (utili operativi). In seconda posizione si è classificata Tesla, con 6.154 euro per unità.
Il 2021 della società del gruppo Exor si è chiuso con 11.155 auto vendute, pari a un più 22 per cento rispetto al 2020 e del 9,18 per cento se paragonato al 2019, quando con 10.131 immatricolazioni Maranello superò per la prima volta nella sua storia il muro delle 10 mila Rosse consegnate.
Dodici mesi decisamente positivi pure sul fronte dell’aspetto finanziario: l’utile netto è pari a 833 milioni di euro, per un più 37 per cento rispetto al 2020, con ricavi netti pari a 4,27 miliardi, sebbene in tal caso in aumento del 23,4 per cento rispetto al 2020 e del 13,4 per cento se si prende in esame il 2019. Uno sviluppo giunto con importanti novità inserite in listino da Maranello.
Un pilastro dell’offerta commerciale è stato la 296 GTB, la coupé che ha riportato in un bolide griffato Ferrari il mitico propulsore V6; stavolta ad accompagnarlo c’è stato un sistema ibrido plug-in per un ammontare complessivo di 830 cavalli. La corsa all’elettrificazione è uno degli obiettivi prefissati dai piani alti del conglomerato Stellantis. Quella di Ferrari è una prova concreta dell’impegno assunto. Sono altresì da segnalare gli sbarchi nei punti di rivendite della SP3 Daytona e della Ferrari Icona, che tiene acceso lo spirito delle SP1 ed SP2 Monza.
Proprio la ricchezza del portafoglio prodotti ha apportato evidenti benefici al fatturato, spinto verso l’alto soprattutto dalle performance della famiglia SF90 e delle speciali. Senza poi dimenticare i programmi di personalizzazione, in grado di fornire un ulteriore valore aggiunto.
Si è aggiunta alla festa la Ferrari 812 Competizione, il modello termico più potente di sempre di Maranello, col V12 aspirato a quota 830 cavalli. Se da una parte vanno incontro alla tradizione, le novità evolvono i motori dell’azienda all’insegna dell’elettrificazione.
Largo ai fuv
Il 2022 sarà caratterizzato, innanzitutto, dall’esordio della Ferrari Purosangue, il primo suv (o, per voler essere precisi, fuv) immesso in commercio dal colosso industriale. Una pietra miliare per andare incontro alle esigenze di una particolare fetta di pubblico, complementare al bacino sul quale Cavallino ha sempre vantato un certo ascendente. Il via alla produzione di Purosangue avverrà nel 2022 con probabile presentazione a settembre e il medesimo powertrain della 296 GTB. Così almeno riportano le voci di corridoio condivise dai soliti beninformati.
Per capire se le previsioni corrisponderanno al vento occorrerà restare in attesa di aggiornamenti. Unità che potrebbero costituire il non plus ultra della Purosangue, per la quale saranno forse proposte varie opzioni sotto al cofano. Tra di loro si parla pure di un V8 biturbo della Ferrari F8 Tributo, in un ipotetico canto del cigno.
Dunque, la Purosangue ricoprirà un ruolo essenziale delle grandi novità Ferrari per il 2022. Più esattamente sarà la principale delle due new entry con cui Ferrari completerà il programma di 15 lanci in un quinquennio annunciato in occasione dei Capital Market Days del 2018.
Il 2025 sarà l’anno della prima Ferrari della storia
L’approdo in un segmento tanto prolifico come quello dei SUV avrà un’importanza cruciale. All’apice della esclusività, il prodotto dovrebbe garantire di per sé un’ulteriore impennata dei volumi, malgrado la Casa abbia in mente di inaugurare le consegne nel 2023. Ecco le mosse tramite cui si cercherà di riscrivere il primato di record e utili.
Sulla base delle stime i ricavi 2022 per il Cavallino Rampante ammonteranno a circa 4,8 miliardi di euro, contro i 4,3 del 2021, con adjusted Ebitda tra 1,65 e 1,70 miliardi, contro gli 1,53 del 2021. Lo sguardo perennemente proiettato al futuro impone, intanto, lo studio della prima Ferrari a trazione totalmente elettrica della storia: per ammirarla toccherà attenderà il 2025.