Stellantis fin dalla sua nascita ha annunciato l’intenzione di rilanciare tutti i suoi marchi. In particolare i maggiori sforzi si concentreranno sul rilancio di Alfa Romeo, Lancia e DS Automobiles, i tre marchi premium del gruppo automobilistico.
Stellantis: riuscirà il gruppo automobilistico a rilanciare tutti e tre i suoi brand premium?
Un’offensiva verso il premium è perfettamente comprensibile da parte di Carlos Tavares che ha sempre riconosciuto che l’importante è il margine generato da ogni veicolo venduto, più che il numero di auto vendute. Ed è proprio questo il caso dei 3 marchi premium. Affinché il premium sia redditizio, deve però essere perfetto in termini di immagine. È il caso di tedeschi, svedesi e inglesi.
Al momento la situazione dei tre brand premium di Stellantis non è ottimale. DS Automobiles è un marchio creato da zero nel 2015. Oggi compie 7 anni, il che significa che nel segmento premium del mercato auto è un novellino.
Del resto parliamo di un’area in cui ci vuole molto tempo per affermarsi. Ci sono voluti 20 anni prima che Audi diventasse il punto di riferimento per la qualità che il marchio è oggi. Lancia e Alfa Romeo vengono da oltre un decennio di anonimato e dunque anche per loro sarà fondamentale ricostruire l’immagine.
Tanto più che l’immagine di un marchio premium non è fatta solo in termini di qualità di assemblaggio, ma si basa su un elemento molto più pragmatico che fa accettare a un acquirente di spendere a volte il doppio rispetto ad un’auto generica: il valore residuo, la somma che l’auto varrà dopo due o tre anni di vita.
La scommessa di Carlos Tavares di sviluppare tre marchi premium (Alfa Romeo, Lancia e DS) e investire in queste realtà per il tempo necessario a renderle redditizie, è sicuramente un qualcosa di audace.
Eppure questa ambizione rischia di scontrarsi con un altro progetto: quello dell’energia elettrica, che da sola richiede decine di miliardi di investimenti e che riguarda il premium, ma anche i marchi generalisti del gruppo (Fiat, Citroën, Opel, Jeep, ecc.).
La scommessa è quindi rischiosa, ma il numero uno di Stellantis ha già dimostrato di sapere il fatto suo. I prossimi anni diranno se il numero uno del gruppo automobilistico nato dalla fusione di Fiat Chrysler e PSA avrà ancora una volta avuto ragione.
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