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Alfa Romeo SUV, dal Brennero al Castello: l’eredità di Marchionne

Il futuro di Alfa Romeo sarà sempre più basato sui suv, fino al Castello, la presunta intuizione di Sergio Marchionne.

Alfa Romeo logo

Stabilire nei minimi particolari i progetti futuri di Alfa Romeo richiederebbe capacità divinatorie. Magari una bella sfera di cristallo per richiamare la classica immagine di un veggente. Purtroppo, non la abbiamo e del resto chiunque la possedesse se la terrebbe ben stretta! In realtà, anche noi comuni mortali abbiamo comunque la possibilità di farci un’idea in merito alle prospettive future del Biscione, atteso a una radicale svolta.

Alfa Romeo: assetata di riscatto

Alfa Romeo logo

Come affermato dagli stessi vertici in plurime occasioni, la Casa automobilistica di Arese è assetata di riscatto. Gli ultimi anni non sono stati dei più facili per chiunque. A onor del vero, la compagnia aveva, però, già imboccato la sua parabola discendente ancor prima degli ultimi eventi. L’emergenza pandemica e il conflitto in Ucraina hanno segnato l’intera filiera dei motori. Ma per ricostruire l’inizio della fine bisogna riavvolgere un po’ di più il nastro. Nonostante dirlo provochi malincuore, i problemi erano iniziati già da un bel pezzo.

La società faticava tremendamente a tenersi stretto i clienti di riferimento, rea di immettere in commercio modelli poco appetibili. Il mercato aveva preso una precisa direzione. Peccato che gli uomini allora all’interno di Alfa Romeo non lo avessero percepito fin dal principio. E così il ritardo accumulato dai competitor ha avuto ripercussioni sull’appeal del marchio. Con la globalizzazione affermarsi e conservare uno status di leader pure nel territorio di riferimento è complicato. L’incapacità di riconoscere l’evoluzione dei gusti e delle preferenze dei guidatori ha provocato sommi dispiaceri.

Alfa Romeo: una bella “spolveratina” con i suv

Ora, però, non è tempo di rimpiangere il passato, bensì di ridare lustro al brand. Perché il potenziale c’è, basta giusto dargli una bella “spolveratina”. Sì, ma in che modo? In tre lettere: S-U-V. Gli sport utility vehicle esistono da un ventennio, tuttavia spopolano soprattutto oggi. Del resto, persino il non plus ultra del lusso sportivo ha deciso di riservare almeno un esemplare al segmento. Dalla Ferrari Purosangue (di cui continuano a uscire foto spia, dove è sempre meno camuffata) alla Maserati Grecale regna l’imbarazzo della scelta. Il conglomerato italo francese diretto da Carlos Tavares ha un preciso piano di battaglia da qui ai prossimi anni. Si tratta di Dare Forward 2030: illustrato durante l’incontro con gli investitori il primo giorno di marzo, ha permesso di avere un’idea esatta in merito.

Gli sport utility vehicle presenti o previsti nella gamma

Se parliamo di Alfa Romeo, gli sport utility vehicle presenti o previsti nella gamma non mancano affatto. Da Stelvio a Tonale il menù è ricco, e stavolta ci andiamo a soffermare su Castello. Il piano a ruote alte dell’azienda di Arese si completerà presto di un ulteriore tassello, un suv elettrico alla spina di segmento E. Che il Chief Executive Officer (CEO) del brand, Jean-Philippe Imparato, ha fin da subito esaltato.

La proposta in serbo occuperà una posizione centrale nella strategia seguita dalla compagnia, sotto un duplice versante: da un lato, avrà un peso specifico notevole nella costante ricerca di soluzioni innovative; dall’altro costituirà una rivale per alcune proposte tedesche, tra cui i pari segmento di BMW. La concorrenza non è, insomma, trascurabile e guadagnarsi un posto alla luce del sole sarà un’impresa degna delle fatiche di Ercole. Eppure, la consapevolezza nei propri mezzi è notevole e il personale adibito al compito ha un physique du rôle di assoluto rispetto.

Il progetto dipende da Sergio Marchionne

Dopo le parole proferite dal numero uno di Alfa Romeo, adesso trapelano ulteriori rumor circa il domani. Che indicherebbero in Alfa Romeo Castello la denominazione della “promessa” auto del marchio di Stellantis.

Il progetto rivelato era già emerso tempo addietro: parliamo di ben tre anni fa. Le indiscrezioni iniziali risalgono ad allora, e la sensazione era di era un’uscita piuttosto vicina. E, invece, la situazione ha preso una piega differente nel tempo. Allora – lo ricordiamo – l’Alfa era parte integrante di Fiat Chrysler Automobiles e l’ipotesi era trapelata prima ancora che iniziasse a prendere piede lo scenario di una fusione tra FCA Peugeot Groupe.

Addirittura, c’è chi sostiene le origini risalgano a un periodo antecedente. Stando alla tesi perorata l’idea era già venuta al compianto Sergio Marchionne. Il celebre uomo d’azienda avrebbe avuto la tentazione di introdurre un… purosangue nel portafoglio prodotti. Qualcosa di rango superiore di Stelvio, che avesse le qualità utili a mettere i bastoni fra le ruote ai colossi della Germania, ad esempio un paio di proposte della Casa dell’Elica: la BMW X5 e la X6.

All’epoca la forza economica della realtà italo-americana era piuttosto buona, ma comunque lontana da quella attuale. Del resto, portare avanti delle sinergie implica oneri e onori. Andare d’accordo fra attori diversi è  complicato, tuttavia lo sforzo profuso può essere ripagato dalle maggiori risorse in dotazione. Con le attuali sinergie interne al gruppo è lecito puntare in alto, sognare in grande, nella consapevolezza di partire avvantaggiati.

Un percorso di crescita

Oltretutto, i massimi rappresentanti di Stellantis e di Exor mirano a far crescere il Costruttore. Il “capitano della nave” Jean-Philippe Imparato ha già aggiunto alla mappa lo sviluppo della vettura in questione. Sarà un modello di respiro premium a livello internazionale, dalle imponenti dimensioni. Il colpo d’occhio sarà, in sostanza, notevole e darà modo agli acquirenti di ostentare la rispettiva personalità. Attorno al veicolo vigono elevate aspettative: di certo, avrà, perlomeno sulla carta, i requisiti per accelerare il processo di crescita.

In linea con i recenti diktat, l’imperativo sarà di erogare un “boost” supplementare alla struttura organizzativa. Anziché fare leva sui volumi, come fin qui è stato, l’Alfa Romeo del domani mirerà a un rafforzamento organico. Un consolidamento privo di rischiosi strappi, bensì graduale. Che, per forza di cose, deve passare lungo i segmenti più redditizi. La qualità conterà maggiormente della quantità e per capirne le ragioni non occorre guardare troppo in là. Prendiamo la Ferrari, rivelatasi di gran lunga la società più redditizia nel 2021.

A lezione dalla Ferrari

In base alle rilevazioni condivise da Jato Dynamics, il Cavallino Rampante ha disputato una partita senza storia, forte di un guadagno di quasi 100 mila euro per unità piazzata nei dodici mesi (utili operativi). Dietro si è piazzata Tesla, con 6.154 per unità. Chiaro, accostare Alfa Romeo all’eredità spirituale del Drake non può andare oltre a una semplice provocazione.

Ma un insegnamento lo si riesce a trarre: se dalla pandemia, e dai risvolti negativi ad essa associati (per esempio, la carenza delle materie prime e dei semiconduttori) la Rossa ne è uscita con dati economici migliori un motivo c’è. E lo stesso è valso pure per molteplici altri marchi, ad esempio la Mercedes, che ha chiuso il 2021 con il primato storico in termini di entrate. Mercedes che, guarda caso, sarà una delle rivali per eccellenza di Alfa Romeo.

Alfa Romeo, il terzo suv nel 2023: occuperà il segmento B

Alfa Romeo Brennero
Alfa Romeo Brennero

In tal senso si inserisce a sua volta il terzo sport utility del Biscione che approderà già il prossimo anno, ben prima del vociferato Alfa Romeo Castello. Ci riferiamo al modello di segmento B fin qui chiamato come Brennero, il quale costituirà il capostipite del brand a trazione completamente elettrica. Se il nome affibbiato sarà confermato o meno non è dato a nessuno saperlo. È, al contrario, assodato che uscirà dalla catena di montaggio di Tychy, in Polonia, sulle stesse linee destinate a ospitare due ulteriori modelli di segmento B del conglomerato Stellantis, uno Fiat e uno Jeep.

Affonderà le radici su una versione evoluta del pianale CMP di Peugeot Groupe, che consentirà di ospitare sia motori endotermici sia elettrici, aprendo nuove frontiere nel 2023. Riguardo a Castello i discorsi sono rimandati al 2027 (in teoria): nell’attesa consoliamoci con gli “antipasti”. Laddove il progetto andasse in porto sarebbe la chiusura ideale di un cerchio, forse avviato da Marchionne. Una possibilità neanche poi tanto sorprendente, date le numerose intuizioni da egli avute nel corso della carriera.

 

 

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