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Sevel, non si dimenticano i tanti problemi in Val di Sangro

Le preoccupazioni per il rischio di spostare la produzione dalla Sevel di Atessa verso la Polonia non cessano

Sevel Atessa

I furgoni commerciali che sono un prodotto che tira. La fabbrica della Società Europea Veicoli Leggeri (Sevel) di Atessa che produce uno dei furgoni più famosi e diffusi, il Fiat Ducato. Tutte informazioni e notizie positive. Che però si scontrano con alcune problematiche che da tempo escono fuori dalla fabbrica di Val di Sangro in Abruzzo e che non si possono dimenticare. E le elenca tutte Angelo Orlando, ex parlamentare di Rifondazione comunista nonché ex consigliere regionale e presidente della commissione Bilancio, intervistato dal sito Abruzzoweb.it.

Le parole dell’ex parlamentare Angelo Orlando sulla Sevel

Sevel

Impossibile che la carenza di semiconduttori asiatici non influenzasse anche la produzione della Società Europea Veicoli Leggeri di Atessa. Il problema dei microchip asiatici, che riguarda tutti i produttori di auto del mondo, non ha risparmiato nemmeno la Sevel e le fabbriche di veicoli commerciali come il Fiat Ducato. Per il resto però, rispetto ad altri stabilimenti italiani di Stellantis, la situazione è andata meglio. Ma ciò non vuol dire che non ci siano preoccupazioni per il futuro anche in Val di Sangro. Lo spiega l’ex parlamentare di Rifondazione comunista al sito prima citato.

“La nascita di Stellantis, le politiche di Tavares, la nascita di uno stabilimento gemello alla Sevel di Atessa, per la produzione del Fiat Ducato in Polonia, i problemi determinati dalla carenza di componenti, sono questi i fattori che stanno radicalmente mutando lo status del comparto produttivo della Val di Sangro, il comparto che contribuisce in maniera determinante al Pil abruzzese e alla quota di esportazioni”, sono queste le parole del politico.

Dura critica da parte di Angelo Orlando

Anche dalla provincia di Chieti sono arrivate richeste specifiche da parte di lavoratori, operai, sindacati e politica. Troppo importante per il tessuto sociale della zona la fabbrica di Val di Sangro. E sul finire dello scorso anno nessuno ha dimenticato le voci e le dicerie nate a seguito della decisione di Stellantis di investire in Polonia.

In uno stabilimento polacco a Gliwice, dove si costruivano le Opel Astra, Stellantis ha deciso di costruire furgoni commerciali leggeri. E mentre in Val di Sangro la produzione stentava, ecco Stellantis decide di accelerare la riconversione dello stabilimento Opel.

Un quadro preoccupante

Tutti hanno chiesto risposte rassicuranti alla politica e alle istituzioni. Tutti i diretti interessati delle vicissitudini della fabbrica. Il Ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti più volte è stato interessato da interrogazioni e domande. E più volte ha incontrato delegazioni sindacali e rappresentanti di Stallantis. Da tempo i sindacati chiedono di controllare che Stellantis come tutte le altre aziende, eviti qualsiasi progetto di delocalizzazione, ovvero di spostare le produzioni in altri Paesi dove evidentemente le condizioni ambientali ed economiche sono migliori che in Italia. Parlare di altri Paesi quando si parla della Sevel è perfettamente indicato visto che parliamo di una delle fabbriche che più di altre, nell’universo Stellantis, vede dall’estero una concorrenza forte. Ed il riferimento alla Polonia e alla fabbrica ex Opel di Gliwice è indicativo.

Perché la Polonia viene vista come un concreto rischio

Da gennaio 2021, cioè da quando FCA (Fiat Chrysler Automobiles) si è unita con PSA (Peugeot, Citroen ed Opel), i ragionamenti si fanno a raggio largo, essendo una multinazionale che si colloca tra il quarto ed il quinto posto come produttori mondiali di auto. Le grandi aziende operano e lavorano sull’utile. Ridurre i costi ed aumentare i guadagni è alla base di qualsiasi politica aziendale e anche Stellantis non fa eccezione. Il fatto che il governo polacco ha avviato una politica di incentivazione agli investimenti, riducendo le tasse alle aziende che volevano spendere, ha fatto da traino agli investitori.

Meno produzioni meno occupazione e questo il dato preoccupante

A dire il vero in Polonia Stellantis era già presente, o meglio lo era PSA con la fabbrica Opel di Gliwice. Solo che oggi questo sito produttivo, dove sulla carta Stellantis risparmia come costi produttivi rispetto alla Sevel di Atessa, è riconvertito ai furgoni. Significa che Gliwice è di fatto in concorrenza, pur restando nella stessa famiglia, con la Sevel di Atessa. E la paura dall’Abruzzo è quella che Stellantis abbassi i numeri di produzione in Italia per portarli a Gliwice. Meno auto prodotte, meno furgoni prodotti, significa meno occupazione.

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