Certe storie d’amore non finiscono mai. O – come canta Antonello Venditti – fanno dei giri immensi e poi ritornano: indivisibili, indissolubili, inseparabili. Comunque la si metta, il solo nome Fiat Campagnola suscita subito un misto di nostalgia e speranza. La nostalgia per i bei tempi andati, che non tornano più (come la giovinezza). La speranza per vederla sbucare dal nulla un bel giorno in una versione moderna, al passo con le mode attuali.
Le emozioni forti travolgono soprattutto i fan di lunga data del Lingotto. Quelli sempre pronti a difenderne la causa perché rappresenta il simbolo dell’italianità nel mondo. Una di gran lunga meno nobile rispetto alla Ferrari, ma per questo sentita più in linea con le proprie carde. Spesso è una passione tramandata di generazione, di padre in figlio, da nonno a nipote.
Essendo stata protagonista di una carriera pluridecennale, non c’è di che sorprendersi se la Fiat Campagnola sia associata a veri momenti di vita vissuta. Può ricordare il primo viaggio fatto con la nostra fidanzata, che sarebbe poi diventata nostra moglie. Può riportare alla memoria una vacanza con i figli piccoli, oggi ormai adulti. O ancora può essere stata la prima auto comprata dopo anni di duro lavoro. Immagini, suoni, odori pervadono così la mente.
Qualunque sia stato il particolare episodio ad essa legato, la Fiat Campagnola è stata pure un fenomeno di costume. È andata oltre le semplice esigenze pratiche di trasporto. Ha anche avuto la funzione di aggregatore tra appassionati delle quattro ruote e di collante tra diverse generazioni. Di conseguenza, sui forum e i più moderni social c’è chi ne parla ancora. E basta un render per mandare in tilt la rete.
Fiat Campagnola: e se tornasse?
Sulla Fiat Campagnola si torna ciclicamente a parlare grazie alle rappresentazioni degli artisti digitali, alcune delle quali davvero ben riuscite. A inizio anni Duemiladieci era trapelata una rappresentazione color oro. Si parlava del pensionamento delle Jeep Patriot e Compass in favore di un crossover inedito, realizzato sulla base di un progetto sviluppato dal Lingotto. Da tali esemplari sarebbe dovuta derivare la proposta votata all’off-road. E allo studio si diceva vi fosse pure un crossover più raffinato, col marchio Lancia, frutto della medesima manovra commerciale. Il resto ben lo conosciamo e crediamo sia piuttosto indelicato mettere il dito nella piaga, onde evitare di ferire soprattutto i “lancisti”.
A un decennio di distanza il sogno potrebbe, però, essere ritirato fuori dal cassetto. Per il brand Lancia sappiamo che Stellantis ha in mente di riportarlo in auge, con una Ypsilon concepita ex novo, nonché un paio di esponenti della “vecchia guardia”, vale a dire la Delta e l’Aurelia. Per presidiare con successo il segmento premium, sull’onda degli illustri fasti del passato, il Costruttore intende trarre vantaggio del suo retaggio industriale. Manco a dirlo, ambedue i veicoli l’azienda, oggi diretta da Luca Napolitano, saranno degli eredi “spirituali” adattate allo stile contemporaneo.
Nelle scorse settimane sono, inoltre, trapelate delle indiscrezioni in merito a una nuova Fiat Topolino. Addirittura, si parla di lavori in fase avanzata, mostrati a una selezionatissima rete di concessionari. E ci sarebbe già una data di lancio: il 2023. Al momento non si hanno abbastanza informazioni per stabilire se i rumor siano corretti o comunque celino un fondo di verità. Di certo, mai come in questo periodo i revival sono all’ordine del giorno. E un posticino caldo per la Fiat Campagnola è quasi d’obbligo.
La storia della Fiat Campagnola
Correva l’estate del 1951 quando, presso lo stabilimento Lingotto di Torino, ebbe avvio la produzione della Fiat Campagnola. Progettato per accaparrarsi il bando del ministero della Difesa, il fuoristrada si aggiudicò l’appalto che prevedeva l’acquisto di 6 mila “camionette” da parte dello Stato: la spuntò sulla concorrente Alfa Romeo 1900 M Matta grazie al costo inferiore.
In un primo frangente i vertici avevano cullato l’idea di costruire la statunitense Jeep di Willys su licenza, salvo ripensarci nel prosieguo. Il progetto 1101 di Dante Giacosa riscosse l’apprezzamento generale, sicché condivideva gran parte della meccanica con i modelli 1100, 1400 e 1900. Inizialmente le era stato assegnato la denominazione Alpina (in omaggio alle notevoli doti di arrampicatrice della “AR 51”), ma in seconda battuta la scelta ricadde sul titolo dell’omonima canzone di Carlo Buti.
Questo perché si voleva far capire fin dall’inizio la capacità di muoversi sulle strade accidentate – e perlopiù sterrate – della nostra penisola. Così come la vicinanza pure alle esigenze del popolo agricolo: una realtà lavorativa ancora più protagonista dell’economia italiana nel Dopoguerra. Il veicolo rimase in produzione per oltre un ventennio, ricevendo continue evoluzioni, e venne realizzato in oltre 40 mila unità. Inoltre, fu scritta una importante pagina di storia. Nel 1952, infatti, un esemplare attraversò l’Africa da Sud a Nord in 11 giorni 4 ore 54 minuti e 45 secondi: un record che, anche per questioni geo-politiche, non è mai stato più battuto.
Nel 1974 fu presentata la nuova Fiat Campagnola. Totalmente riprogettata, il suo telaio fu profondamente rivisto. Nel corso della sua onorata attività, fino al 1987, ebbe peraltro origine la versione militare AR76. Oltre all’impiego rurale e alle forniture militari, diverse aziende private la acquistarono. E una nuova Fiat Campagnola, donata da Fiat allo Stato del Vaticano nel 1980 rigorosamente dipinta di bianco, è stata utilizzata come papamobile per quasi 30 anni, al servizio di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.
Le interpretazioni di Tommaso d’Amato
Negli ultimi tempi sono emersi vari render, che ne ipotizzano l’aspetto in chiave moderna. In particolare, hanno stuzzicato i lavori dell’architetto e designer Tommaso d’Amico. Il modello aveva dimensioni compatte inferiori ai 4 metri, perciò se fosse disponibile nell’epoca attuale andrebbe a sfidare direttamente Suzuki Jimny. Fin dal primo render realizzato si è fatto leva su tale peculiarità, un potenziale punto di forza, almeno agli occhi di chi cerca un modello provvisto di tali caratteristiche.
L’artista digitale aveva dunque bissato immaginando quello che potrebbe essere l’aspetto di una variante per i Carabinieri. Manco a dirlo, parliamo del veicolo appositamente pensato per l’Arma. Dunque, con la carrozzeria avente i soliti colori e le altre caratteristiche delle flotte concesse alle Forze dell’Ordine italiane. In tale riproduzione l’autore ha chiaramente preso spunto dalla Jeep Renegade. Laddove vedesse per davvero la luce, il modello saprebbe rivelarsi utile nelle attività di pattugliamento non solo dei Carabinieri ma anche delle altre unità. Ciò principalmente nelle aree più impervie e in rigidi periodi invernali.
Si fionda per l’estate
Presumibilmente affezionato al progetto, d’Amico ha dato una rispolverata al render, in un video pubblicato sul suo canale YouTube. Il filmato ritrae una Fiat Campagnola adattata alla stagione estiva, aggiornata per il 2023. La creazione attinge spunti dalle soluzioni originarie, prevedendo materiali all’avanguardia e tecnologie odierne. Le dimensioni di poco maggiorate ne fanno un’auto parecchio spaziosa a bordo, arricchita con materiali e rifiniture di ottima fattura.
All’interno, il quadro strumenti vanta un sistema di infotainment alquanto sofisticato e optional di ultimo grido. In merito al motore, il render ipotizza un motore a benzina 1.9 turbo benzina da 250 cavalli, con trazione integrale. Le vivaci colorazioni la rendono parecchio attuale, l’ideale per esaltarne la linea aggressiva e giovanile. Per avere un’idea più precisa, riportiamo il video qui sotto:
Il suo costo di sviluppo sarebbe contenuto, in quanto Stellantis dispone della piattaforma, delle tecnologie e delle motorizzazioni utili a riportarla in vita. La piattaforma STLA Small sarebbe bella che disponibile, equipaggiabile con propulsori ibridi, a benzina e addirittura una variante Full Electric. L’ipotesi solleticherebbe pure oltreoceano, non per niente Car and Driver ha provato a immaginare come le piacerebbe che fosse. In primis, ricorrerebbe a un motore longitudinale: fornirebbe le giuste proporzioni, una sensazione premium e una manovrabilità equilibrata.
Il look richiamerebbe un Wrangler in versioni ridotte, con un quattro litri da 175 cavalli, supportato da un cambio manuale a 6 marce o uno automatico a 8 rapporti. Il listino prezzi andrebbe da meno di 25 mila dollari nella proposta entry level fino a poco più di 30 mila. Con le declinazioni Abarth, ibride ed elettriche destinate ad approdare in seconda istanza. Peccato che le probabilità di effettiva realizzazione siano ridotte al lumicino. Attualmente la Fiat sembra concentrata su altro, sebbene non siano da scartare dei ripensamenti, specialmente se il target di riferimento la bombarderà di richieste.