Se i vertici di Stellantis guardano già al futuro, con il piano industriale presentato lo scorso mese, le famiglie italiane non dormono tranquille. Difatti, pure in vista del 25 aprile le tute rosse dell’impianto di Cassino disporranno di più vacanze rispetto a quanto paventato. Sulla falsariga di quanto occorso nelle festività pasquali, arriva l’ennesima cocente delusioni. Gli operai andranno incontro ad altri due giorni di fermo, come annunciato dalla solita nota diramata Fca, in cui si comunica che, a causa della carenza di materiale, avrà luogo un fermo produttivo per il 22 e il 26 aprile.
Insomma, lo scorso giovedì 21 è andato in scena l’ultimo giorno di regolare servizio per il Plant. Tra il week-end e le feste (decisamente poco dolci per il personale) il rientro è fissato a mercoledì. In totale, ben 5 giorni di riposo, a conferma della fase delicata attualmente attraversata. Ed è davvero complicato vedere la luce in fondo al tunnel. Finora mancano previsioni positive all’orizzonte, il che contribuisce alla sensazione di profondo malessere manifestato nel territorio.
Cassino Plant, una crisi che non conosce fine: stabilito uno stop fino al 26 aprile, sempre per la carenza di microchip e altri componenti
La crisi dei semiconduttori, unita alla scarsa reperibilità di ulteriori materiali o al costo degli stessi nel corso dell’attuale periodo bellico, inquieta il popolo. L’industria italiana fatica terribilmente, nello specifico quella legata alle quattro ruote. Un leggero ottimismo si ravvisa giusto sulla salita produttiva dello sport utility Maserati Grecale a giugno.
A tenera viva la fiammella di speranza il lento avvio delle produzioni del Tonale. Comunque sia, le incognite rimangono superiori alle buone premesse. Nel frattempo, gli ennesimi stop alla catena giungono il giorno successivo agli allarmanti dati Acea.
I preoccupanti dati Acea sulle immatricolazioni
Sulle immatricolazioni nell’Ue, Efta e Regno Unito a marzo, l’associazione dei costruttori europei ha registrato un calo del 18,8 per cento in confronto allo stesso periodo del 2021. Lo scorso mese si sono vendute 1.127.077 vetture, per un totale di 2.753.256 nel primo trimestre, pari a una flessione del 10,6 per cento in rapporto al 1° trimestre del 2021. A segnalare un calo ben superiore è proprio Stellantis, che ha piazzato 203.515 unità, il 30,3 per cento in meno di marzo 2021. La quota di mercato è scesa dal 21 al 18,1 per cento.
Nel trimestre iniziale le immatricolazioni del gruppo italo francese sono state di 523.977, ovvero il 21,7 per cento in meno, con una market share scesa dal 21,7 al 19 per cento. A influire in senso negativo è stata anche la guerra ucraina, su un business già messo in difficoltà dall’assenza di microchip.
Cassino Plant non è l’unico impianto in difficoltà
L’esponente locale della Fim Cisl, Mirko Marsella, ha evidenziato la grave crisi accusata dalle Case automobilistiche nel 2022, con incidenze destinate a protrarsi pure nel futuro. Ormai – ha proseguito – le fermate per mancanza di materiale hanno finito per rappresentare una costante. Non vale unicamente per l’impianto di Piedimonte San Germano, bensì anche per le altre realtà.
Si tratta di una questione internazionale, che va parecchio a impattare sul comparto dell’automotive. I dati delle vendite si rivelano in netto calo rispetto al 2021 e ciò dipende soprattutto dalle criticità nell’approvvigionamento. Una realtà in grado di appesantire parecchio la filiera.
I lunghi tempi di attesa non aiutano
Oggi – ha sempre spiegato Marsella – andare a ordinare un veicolo nuovo vuol dire averla in tempi di attesa superiori rispetto al passato. In media servono tra gli 8 e i 12 mesi prima che sia consegnata al cliente. L’ennesimo disagio, che sta arrecando serie danni, sicché dissuade la potenziale domanda. Di conseguenza, il mercato dell’usato è in crescita.
Purtroppo – ha osservato Marsella – non è una situazione risolvibile a breve. Stando alle rilevazioni degli analisti occorrerà almeno un ulteriore anno prima di raggiungere un punto di stabilità.