A Melfi da lunedì 16 maggio 2022 si materializza il cambio di turnazione. In pratica, si ritorna ai 17 turni di lavoro. La questione della turnazione nello stabilimento Stellantis di Melfi continua a tenere banco. Infatti qualche mese fa, probabilmente per l’entusiasmo che il piano produttivo di Stellantis aveva dato, si parlava di 20 turni. Ma questo continuo cambiamento non rende tranquilli gli operai, a tal punto che molti si lamentano da tempo. Il repentino e frequente cambio di turnazione è un problema che si aggiunge al mix produttivo e alle continue case integrazioni. E sul sito “basilicata24.it” ecco alcune testimonianze che dimostrano un diffuso malcontento nello stabilimento melfitano.
A molti non piace il ritorno a 17 turni a Stellantis Melfi
Ricapitolando, nello stabilimento di Melfi, cioè in quella che resta una delle fabbriche più importanti del colosso dell’Automotive italo francese, si cambia turnazione. Due gironi fa l’annuncio ufficiale dei vertici dello stabilimento che da lunedì 16 maggio quasi tutte le unità produttive sarebbero tornate all’impostazione su 17 turni. Da 15 a 17, anche se occorre ricordare come si era arrivati a questa riduzione dei turni. Quando il CEO portoghese Carlos Tavares, Amministratore delegato di Stellantis come lo era una volta il compianto Sergio Marchionne, presentò il piano industriale, l’entusiasmo salì. E su Mefli si paventava un cambio di rotta per poter far fronte ad un ipotizzato boom di nuove macchie da produrre. Naturalmente macchine elettriche, come quelle 4 nuove auto che a Melfi si produrranno sulla piattaforma STLA Medium.
Il piano era di passare da 17 a 20 turni. Salvo poi scontrarsi con la dura realtà, cioè con la carenza dei semiconduttori, con la crisi de microchip di provenienza asiatica. La carenza di queste componenti hanno portato a ripetute chiusure, a ripetute casse integrazioni e al passaggio da 17 a 15 turni.
Impossibile non essere preoccupati da ciò che sta accadendo a Melfi
Un contratto di solidarietà esteso quanto meno fino ad agosto. E poi, cassa integrazione a fasi alterne. E ancora, ilmix produttivo, con tre auto (Jeep Compass, Jeep Renegade e Fiat 500 X, ndr), prodotte su una stessa linea senza un piano giornaliero preinserito. Sono le problematiche di cui si lamentano da tempo i lavoratori dello stabilimento Stellantis di Melfi. Fin da quando si è deciso di chiudere una linea di produzione lasciandone attiva solo un’altra. Il tutto con pesanti ricadute sull’indotto e sui servizi, che hanno perdo occupazione. A questo si deve aggiungere il messaggio negativo in termini occupazionali che danno i continui accordi sugli esodi incentivati che riguardano anche Melfi oltre che tutti gli altri stabilimenti italiani di Stellantis. E adesso anche la questione della turnazione. Perché come detto si cambia ancora e da lunedì prossimo si ritorno quasi ovunque a 17 turni.
Come la pensano gli operai Stellantis di Melfi
Sul sito prima citato vengono riportate le dichiarazioni ed i commenti di alcuni lavoratori della fabbrica sita in località San Nicola di Melfi in Basilicata. In provincia di Potenza da tempo si discute di Stellantis, con i sindacati che sottolineano l’importanza di aprire un tavolo permanente con la Regione e con i vertici societari. Senza discussioni o senza progetti veri e propri, si passa adesso a due turni in più settimanali. SI ritorna al passato quindi, ma con dei cambiamenti che infastidiscono e non poco i lavoratori. Che vorrebbero certezze anche da punto di vista lavorativo oltre che occupazionale.
“Il furto a noi operai? In caso di fermi produttivi” “Se prima i turni erano 15 e il sabato non poteva essere toccato, oggi coi 17 turni e riposo a scorrimento, anche il sabato, a turno, saremo sulla linea”, è ciò che dice un operaio spiegando bene cosa subiranno i lavoratori con questo cambiamento. Il problema è che con il cambio di turni in caso di fermate collettive e cassa integrazione, le giornate da recuperare potrebbero finire anche al sabato. In pratica, diventando il sabato un giorno lavorativo, non ci sarebbe la copertura del lavoro straordinario. I lavoratori sostengono che l’azienda come sempre cura i suoi interessi, facendo cassa sui lavoratori. Eppure dopo gli accordi firmati a giugno sui 20 turni, tutto sembrava volgere per il meglio.