I favolosi anni Sessanta hanno scritto pagine importanti di costume e di passione, anche in ambito automobilistico, come testimoniano i modelli Alfa Romeo di quel periodo storico. Stiamo parlando di un decennio di grande rinnovamento, che in Italia si è sposato con il boom economico. Anni felici e di innovazione, ricordati ancora oggi con nostalgia da chi li ha vissuti, nonostante le pagine tristi, che non risparmiarono neppure quella fase storica.
A livello globale prese forma, tra gli Stati Uniti e la Russia, un’avvincente corsa verso lo spazio. Fu il periodo del primo allunaggio. Qui, però, voglio concentrarmi sulle creature a quattro ruote. In particolare, nel post che state esplorando, ho cercato di stilare una lista delle Alfa Romeo più iconiche ed emozionanti degli anni Sessanta. Ovviamente non ho la pretesa di mettere tutti d’accordo: c’è chi avrebbe scelto qualche modello diverso.
Tuttavia sono convinto che nessuno oserà mettere in dubbio il pregio e la presa sensoriale di vetture come la 33 Stradale e la Duetto, che si sono fissate per sempre nel cuore di tutti. Dopo questa piccola anticipazione, se volete scoprire le altre opere del “biscione” selezionate per l’elenco odierno non vi resta che proseguire la lettura dell’articolo. Siete pronti? Accendete il motore della passione e delle emozioni. Pronti, partenza…e via!
Alfa Romeo Giulia
Non è una delle vetture più entusiasmanti della tradizione del “biscione”, ma è un‘auto iconica del marchio, nella cui storia si ritagliata uno spazio, anche in virtù del suo uso come auto di servizio dei carabinieri e della polizia. L’Alfa Romeo Giulia prese forma dal 1962 al 1977. Questa berlina a tre volumi fu costruita in oltre 570 mila esemplari, in più di una serie. La spinta faceva capo a un motore a quattro cilindri in linea, disponibile nelle versioni da 1290 a 1570 centimetri cubi di cilindrata, per soddisfare al meglio le diverse esigenze. Da segnalare la presenza delle sospensioni anteriori a quadrilateri sovrapposti, che concorrevano alla bontà del suo comportamento dinamico. Di ottimo livello anche il quadro prestazionale.
L’energia veniva scaricata a terra facendo appello alle doti di un cambio manuale a 5 rapporti. Come abbiamo evidenziato in un’altra circostanza, sul piano prestazionale l’Alfa Romeo Giulia era una spanna sono le rivali, costrette a rincorrerla. Buona la sua veste aerodinamica, con un CX di 0.34, ottenuto grazie all’attento studio in galleria del vento. Lo slogan scelto per pubblicizzare il prodotto parlava chiaro: “Giulia, l’auto disegnata dal vento”. Efficace nello sfruttamento dei flussi, questa vettura della casa milanese aveva anche una grande forza caratteriale, che la rendeva inconfondibile. Impossibile confonderla con altre auto, per la spiccata identità del suo stile, che plasma una carrozzeria unica nel suo genere.
Alfa Romeo Giulia TZ
Questa vettura, prodotta dal 1963 al 1965, ha una presenza scenica forte, dovuta all’estro creativo di Ercole Spada. Nella carrozzeria si legge la sua destinazione agonistica. Le due lettere finali della sigla sono l’acronimo di Tubolare Zagato, per evidenziare la presenza di un telaio in traliccio in tubi di acciaio al nickel-cromo, con sezioni variabili, ma anche per mettere in evidenza il carrozziere che ne vestì le forme. Al suo progetto hanno lavorato personaggi del calibro di Giuseppe Busso e Carlo Chiti, con l’apporto di Orazio Satta Puliga. Vistosa ed efficiente sul piano aerodinamico, l’Alfa Romeo TZ, da alcuni chiamata impropriamente TZ1, non difetta certo di personalità. Ad animarne le danze provvedeva un motore motore bialbero a quattro cilindri, da 1570 centimetri cubi di cilindrata, in grado di erogare una potenza massima di 112 cavalli a 6500 giri al minuto.
Sulle versione da gara l’asticella energetica si spostava a quota 160 cavalli. Il tutto su un peso di circa 660 chilogrammi. La velocità massima raggiungeva i 215 km/h sulla prima e i 240 km/h sull’altra. I freni a disco sulle quattro ruote avevano il loro bel da fare per contrastare tanta foga. Notevole la qualità del suo palmares. Dopo di lei giunse la TZ2, con un look più snello e dinamico, firmato sempre da Ercole Spada. Il motore, rispetto allo step precedente, guadagnava ulteriore tono muscolare, con ben 170 cavalli all’attivo, su un peso di appena 620 chilogrammi. La punta velocistica si inoltrava nel territorio dei 245 km/h. Qui stiamo parlando una vettura che, a differenza della TZ1, era pensata esclusivamente per l’uso agonistico. Positivi i risultati messi a segno in gara, ma l’arrivo di un nuovo regolamento sportivo fece finire in anticipo la sua carriera.
Alfa Romeo Giulia Sprint GT Veloce
Questa vettura prese forma nel 1965, come evoluzione della versione standard del 1963. La maggiore verve era offerta agli sguardi dai tre listelli cromati, che spiccavano sulla calandra anteriore a nido d’ape. Il Quadrifoglio Verde smaltato presente sui montanti dava evidenza ottica alla tempra sportiva di questo modello. Le linee dell’Alfa Romeo Giulia Sprint GT Veloce portano la firma di Giorgetto Giugiaro, allora in servizio presso Bertone. Di ottimo livello il quadro espressivo, dove si coniugano in modo efficace i tratti decisi e quelli morbidi. Ne deriva un look gradevole, di taglio muscolare, che disegna la sua bontà stilistica.
Il motore bialbero a quattro cilindri in linea, da 1570 centimetri cubi di cilindrata, erogava una potenza massima di 109 cavalli a 6000 giri al minuto, con una buona erogazione della coppia. Due carburatori Weber doppio corpo da 40 mm provvedevano a dissetarlo, con generose abbuffate di ottani. La velocità massima si spingeva nel territorio dei 185 km/h, con una spinta degna delle aspettative: per coprire il chilometro con partenza da fermo bastavano 31 secondi. Una cifra che oggi fa ridere, ma al tempo era una stella polare nella sua categoria. Il sound risultava intonato al rango. Buone le dinamiche stradali, grazie anche alla compattezza dimensionale e al peso in ordine di marcia nell’ordine dei 1020 chilogrammi. Le sospensioni davano un valido apporto alla causa dell’handling. Ai quattro freni a disco il compito di rallentare le danze dell’auto: un ruolo che svolgevano in modo dignitoso. Oggi l’Alfa Romeo Giulia Sprint GT Veloce continua ad essere molto apprezzata dagli appassionati.
Alfa Romeo Duetto
Un’altra auto iconica della casa milanese è senz’altro questa spider, entrata nella storia per le sue incursioni nel piccolo schermo. Diverse le sue presenze cinematografiche. La più importante nel film “Il Laureato” (1967) del regista Mike Nichols. In quella pellicola, la scoperta del “biscione” era la compagna d’avventura del protagonista: l’attore Dustin Huffman. Un legame forte con la settima arte, testimoniato da diverse altre presenze televisive. Sin dai primi vagiti, il cinema sembrò una sua destinazione naturale. Basti dire che durante la traversata da Genova a New York, avvenuta subito dopo la presentazione, nel passaggio da Cannes fu imbarcata sulla nave Raffaello, dove molti divi presenti al festival cinematografico della Costa Azzurra ebbero modo di apprezzare il suo fascino.
Doveva per forza essere così, visto che l’Alfa Romeo Duetto aveva le credenziali giuste per diventare uno dei simboli della “Dolce Vita”. Nella versione iniziale, la vettura sfoggiava una coda rastremata, ad “osso di seppia”. In questa veste raggiunse il diapason della sua bellezza. Poi venne il turno della coda tronca, con un innesto gradevole nella prima interpretazione: meno gradevole fu nella successiva (nota come terza serie), quando dietro spuntò un brutto spoiler in materiale sintetico nero, utile in chiave aerodinamica ma negativo per l’impatto estetico. Per fortuna, con la quarta ed ultima serie, il modello recuperò un look molto pulito, degno della purezza espressiva dei primi step. Assortito il ventaglio di motorizzazioni: l’Alfa Romeo Duetto, nel corso degli anni, è stata spinta da propulsori da 1.3 litri, 1.6 litri, 1.8 litri e 2.0 litri di cilindrata.
Alfa Romeo 33 Stradale
Quando si parla di bellezza e di Alfa Romeo, la mente non può che orientarsi anche verso questo modello. Siamo al cospetto di una delle auto più emozionanti del “biscione” e dell’intero universo a quattro ruote. Una fuoriserie di straordinario fascino, che fa sognare milioni di persone, in ogni angolo del mondo. Impossibile non farsi travolgere dalle emozioni quando si parla dell’Alfa Romeo 33 Stradale. Un’opera d’arte, dove lo stile si coniuga all’ingegneria. In essa il rapporto con l’universo del motorsport non è solo filosofico, perché il suo apparato tecnico è veramente da corsa. Questa leggendaria creatura fece il suo debutto a Monza il 31 agosto 1967, a ridosso del Gran Premio d’Italia di Formula 1.
Negli appassionati scoccò subito un grande amore nei suoi confronti, in gran parte ascrivibile al design della carrozzeria, firmato da Franco Scaglione, cui va il merito di aver creato una scultura dinamica. Nessuno avrebbe saputo vestire meglio la meccanica della Tipo 33 da gara, di cui è una sorta di versione stradale. Dal prototipo del “biscione” giungeva il motore da 2 litri, anche se leggermente addomesticato. Qui la potenza del V8 scendeva da 270 a 230 cavalli, ma il temperamento non cambiava di una virgola, anche se in un quadro di maggiore affidabilità. A fare il resto ci pensava il peso a vuoto, di soli 690 chilogrammi, con riflessi positivi sulle performance. L’Alfa Romeo 33 Stradale accelerava da 0 a 100 km/h in 5.6 secondi (ma in alcuni test fece decisamente meglio) e si spingeva fino a una velocità massima di 260 km/h. Parlare di un capolavoro, nel suo caso, è quasi riduttivo.