Che il Ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, non sia mai stato fortemente propenso al passaggio imposto in merito alle elettriche non è sicuramente una novità. Ora Cingolani è tornato a parlare nuovamente di questa eventualità, ovvero del bando proposto dall’UE nei confronti dei tradizionali propulsori endotermici.
Ancora una volta il Ministro Roberto Cingolani è apparso profondamente contrario a recepire tale decisione, puntando a ragionare su un concreto sostegno nei confronti di un comparto che interpone fra se e la norma molteplici punti interrogativi. Parlandone al Senato, Cingolani ha voluto sottolineare gli effetti che deriverebbero da una politica rivolta ad un consistente svecchiamento dell’attuale parco auto circolante.
Secondo il Ministro, oggi in Italia circolano circa 12 milioni di vetture che non rientrano nelle classi di emissioni meno inquinanti, ovvero non Euro 6. Un dato che va considerato su un complessivo di veicoli pari a circa 40 milioni di unità. Di conseguenza, produrre un incentivo nei confronti di chi possiede tali vetture, nell’ottica di effettuare un passaggio verso un Euro 6 o un ibrido, “ha un ottimo effetto dal punto di vista della decarbonizzazione, ancor di più che cambiare l’Euro 6 con l’elettrico per chi se lo può permettere se consideriamo i costi”, ha ammesso il Ministro Roberto Cingolani.
Il Ministro Roberto Cingolani ha sottolineato l’importanza del comparto per un Paese come l’Italia
Il Ministro ha poi posto il punto della questione parlando dell’importanza che un comparto cruciale, come quello dell’automotive, riveste nei confronti di alcuni Paesi specifici dell’Unione Europea. Nell’Unione insistono infatti Paesi che possiedono una fortissima tradizione legata alla costruzione e alla filiera che fa capo al mondo dell’auto e altri che invece sono completamente lontani da questa prerogativa.
Cingolani ha ammesso che “tra gli Stati membri tre o quattro sono grandi produttori, fra i quali l’Italia, e gli altri sono compratori; avranno quindi istanze diverse”. Bisognerà quindi agire puntando ad un compromesso visto che il comparto, compreso indotto e filiera, da lavoro a migliaia e migliaia di posti di lavoro che rischiano condizioni ancora ignote col passaggio totale all’elettrico. Guardando ancora ai Paesi produttori, Cingolani ha aggiunto che quelli che non producono auto avrebbero voluto un limite ribassato al 2027 per il passaggio all’elettrico; di conseguenza si comprende bene quanto la situazione appaia piuttosto complessa, necessitando anche di “trovare dei compromessi”, ha detto.
Roberto Cingolani ha poi analizzato la questione relativa alla produzione di energia proveniente da fonti rinnovabili, che dovrebbe rappresentare la norma in virtù dell’adozione dell’elettrico su una scala così ampia. È chiaro che al momento è decisamente difficile ragionare in questi termini visto che, secondo il suo punto di vista, “in questo momento non potremmo ricaricare le batterie a elettricità rinnovabile”. Bisognerebbe innanzitutto puntare sull’ibrido, secondo il punto di vista del Ministro della Transizione Ecologica, guardando anche ai nuovi carburanti: “con i biocarburanti si decarbonizza fra il 60 e il 90% a parità di motore”, ha aggiunto.
Gli argomenti da tenere in considerazione
Il discorso ha poi indicato un’altra possibile via; quella legata all’approccio che dovrà risultare differente. La volontà del Ministro Roberto Cingolani è infatti quella di insistere sul fatto che “la transizione giusta non è solo basata sui grammi di CO2 per chilometro, ma anche su quanta manodopera e quanto modello riusciamo a riconvertire, abbassando la CO2. Nessuno sta discutendo il target del 55% al 2030 o altro, stiamo discutendo su come arrivarci con la neutralità tecnologica. Credo, quindi, che questi saranno gli argomenti che dovrebbero consentirci di dire la nostra a Bruxelles”, ha ammesso.
Bisogna quindi puntare su qualche compromesso per garantire il principio della “neutralità tecnologica” utile per garantire questa importante transizione tecnologica.