Le Ferrari V12 a motore posteriore esprimono un fascino esotico, anche se non hanno i buoi davanti al carro, come piaceva ad Enzo Ferrari prima del loro avvento. Molti sono cresciuti sognando i modelli dotati di questa architettura meccanica, posti al vertice della gamma di serie del “cavallino rampante”. Amarle è un fatto naturale, perché sono stupende ed evocano il ricordo di gioielli da gara come la 330 P4 (giusto per citarne una).
Tra le “rosse” moderne, quelle col V12 messo dietro sono le più carismatiche. Molte le serie limitate con questa architettura: F50, Enzo, LaFerrari. Qui, però, vogliamo occuparci delle Ferrari commerciali, senza tetti alla tiratura, che più delle altre rapiscono i sensi, fra quelle spinte da un V12 disposto in posizione posteriore centrale. Volete scoprire di quali modelli si tratta? Non vi resta che proseguire la lettura del post.
Ferrari 512 BB
Anche se altri modelli sono citati più di lei, il fascino che promana è incredibile. Inserirla fra le “rosse” più seducenti dell’era moderna è doveroso, perché ne ha tutte le credenziali. Questa supercar del “cavallino rampante” fa sognare ad occhi aperti. La Ferrari 512 BB fu presentata al Salone di Parigi del 1976, per prendere il posto della 365 GT4 BB, rispetto alla quale è più elegante e riuscita, grazie a piccoli ma sapienti interventi estetici.
Il modello più azzeccato della serie, sul piano della fruibilità, è la 512 BBi del 1981. Qui l’iniezione meccanica Bosch K-Jetronic sostituì la batteria di quattro carburatori Weber a triplo corpo della versione precedente. Una scelta dettata dalla necessità di rispettare le norme sulle emissioni sempre più stringenti di alcuni bacini di sbocco.
Le due B della sigla evocano le iniziali di Brigitte Bardot. Come già ribadito in altre circostanze, alla leggendaria attrice francese la Ferrari 512 BB fu più volte accostata sul piano filosofico, anche in ragione della sua bellezza. Il fascino che esprime la carrozzeria di questa “rossa” è conturbante. Pininfarina, nel definirne lo stile, ha offerto una fantastica prova di creatività. Ci vuole meno di un attimo per innamorarsi delle sue forme, particolarmente sensuali e riuscite.
Anche Bruno Sacco, che ha firmato alcune delle Mercedes più belle del post-guerra, ha espresso parole di lode nei confronti del modello. La Ferrari 512 BB è una vera scultura, destinata a superare le insidie del tempo e delle mode. Non ha la stessa esuberanza della successiva Testarossa, ma ha un carisma speciale. Roba da grandi intenditori.
Propulsore da corsa
Cuore pulsante del modello è un motore a 12 cilindri da 5 litri, con angolo di 180 gradi fra le bancate, che suona come uno Stradivari. Anche il grande maestro Herbert von Karajan fu ammaliato dalle sue note celestiali. Nella versione a iniezione, scelta per questa lista, perde un po’ di vigore, avendo 340 cavalli contro i 360 di quella a carburatori, ma è più raffinata, senza perdere nulla in fatto di coinvolgimento. La possibilità di averla con verniciatura integrale, inoltre, migliora la presa scenica.
Sul piano prestazionale siamo al top, per i canoni del suo periodo storico. Basti dire che l’accelerazione da 0 a 400 metri veniva liquidata in 14.2 secondi, mentre il chilometro con partenza da fermo richiedeva 25.1 secondi. La velocità massima si spingeva a quota 283 km/h. Oggi cifre del genere non impressionato, ma nella sua epoca erano poche le vetture capaci di reggere il paragone.
Se il quadro prestazionale è stato superato dai progressi tecnologici messi a segno nel settore automotive, le emozioni di guida elargite dalla Ferrari 512 BB restano al vertice, specie in un’epoca, come quella attuale, segnata dalla cosiddetta “transizione ecologica”, dove le asettiche batterie stanno prendendo il posto dei gioielli meccanici più raffinati.
Ferrari Testarossa
Questa è una delle auto da poster più gettonate in assoluto, insieme alla F40. Sognare con lei è un fatto naturale. Le sue forme sono da antologia. Difficile immaginare una carrozzeria più iconica e distintiva fra i modelli di “serie”. Solo fra le tirature limitate (e qui torna in gioco la F40) si può trovare qualcosa di dirompente come lei.
Lanciata nel 1984, la Ferrari Testarossa ha delle linee inconfondibili, che hanno lasciato il segno. Dietro è da urlo: la vista dallo specchio di coda e di 3/4 posteriore resta un esempio di insuperata bellezza. Anche il profilo laterale è incantevole. Molto bello il frontale, ma rispetto al carisma delle altre viste prospettiche sembra un po’ sottotono. A me piace così. La trovo perfetta, da ogni punto di osservazione. Forse perché insieme alla già citata F40 era il mito della mia gioventù.
Questa magnifica supercar esprime al meglio l’essenza degli anni ottanta, quando non si aveva paura di mettere in mostra la propria voglia di vivere e di sognare. Qualcuno la considera un’auto vanitosa, ma proprio questo la rende speciale e unica. Il paragone con le vetture scialbe che i legislatori vorrebbero inculcarci è impietoso per queste ultime.
Con la Ferrari Testarossa si vive un trasporto sensoriale, che inebria le corde emotive, regalando un piacere di alta gamma, impossibile da descrivere. Roba che si incide direttamente nel cuore, in forma perenne. Quando uscì lasciò tutti a bocca aperta. Le altre auto, accanto a lei, sembravano dei carretti in mezzo a un’astronave. Pininfarina è stato magistrale nella sua esecuzione.
Cuore melodioso e vigoroso
Il vigore espressivo giunge da un motore a 12 cilindri, a V di 180 gradi, derivato da quello della 512 BB. Questo monumentale gioiello meccanico da 4942 centimetri cubi di cilindrata, grazie anche alla nuova testata a 4 valvole per cilindro, è in grado di erogare 390 cavalli di potenza massima, contro i 340 dell’antesignana. Il tutto condito da musicalità meccaniche da prima della classe, degne del suo temperamento estetico.
Ottimo il quadro prestazionale, in relazione agli standard del tempo. La velocità massima di 290 km/h è sintomatica del suo tono muscolare, ma è bene precisare che la Ferrari Testarossa non è un animale da pista. Si tratta di una meravigliosa granturismo, comoda e veloce, che incarna al meglio lo spirito del suo tempo. Tutti, durante gli anni di produzione, ne volevano una. Oggi è il sogno di milioni di appassionati, in giro per il mondo. Lunga la lista dei VIP che ne ha custodito almeno un esemplare in garage.
Questa GT del “cavallino rampante” ha preso forma in 7177 unità. Al suo successo mediatico ha concorso anche la lunga lista di partecipazioni cinematografiche. Su tutte, il ruolo di grande protagonista nella serie televisiva di Miami Vice, in livrea bianca. La Testarossa è un patrimonio collettivo. Chi non si è potuto concedere una vettura reale ha optato per un modello in scala o per un poster in camera da letto.
Ferrari 512 TR
Evoluzione della Testarossa, segna rispetto a questa dei significativi affinamenti aerodinamici. Ha anche una presenza scenica più muscolare dell’antesignana, senza perdere nemmeno un grammo della sua eleganza. Il merito dell’eccellente lavoro stilistico di Pininfarina va ascritto al progettista salernitano Pietro Camardella, il cui nome si lega anche al design della F40, della 456 GT, della F50 e della Mythos. Insomma, uno che conosce molto bene il mestiere. I suoi capolavori stanno a dimostrarlo.
La produzione della Ferrari 512 TR iniziò nel 1991, ma il suo debutto ufficiale avvenne al Salone dell’Auto di Los Angeles del 1992. In quella cornice raccolse subito tanti apprezzamenti, per il modo con cui mise a frutto un lavoro che avrebbe fatto tremare i polsi di tutti: affinare lo stile della Testarossa. Le modifiche estetiche si concentrarono su pochi elementi, ma bastarono a conferire al modello una specifica identità, riconoscibile da ogni prospettiva di osservazione.
Nuovo frontale, nuovi paraurti, nuovo cofano posteriore, gruppi ottici differenti, verniciatura integrale, cerchi da 18 pollici al posto di quelli da 16. Il risultato? Un impatto scenico ancora più forte. La Ferrari 512 TR è di una bellezza esemplare. Niente a che vedere con la successiva F512M, decisamente meno riuscita, ma quello è un altro discorso. Anche l’abitacolo è stupendo. Risulta confortevole ed ergonomico, con un fascino esotico. Sembra di trovarsi a bordo di una navicella spaziale, anche se i comandi sono pochissimi: dipende dalla tela volumetrica, dalla postura e dall’architettura complessiva degli spazi interni.
Un motore sublime
Significative le modifiche apportate al motore da 5 litri, a V di 180 gradi, modificato anche nei pistoni, nell’albero motore, nell’impianto di iniezione e nei condotti d’aspirazione e scarico. Così la potenza è cresciuta a 428 cavalli, dai 390 della progenitrice. Il salto in avanti, sul piano prestazionale, è evidente. Qui la velocità massima tocca quota 314 km/h, contro 290 km/h. Di altissimo vigore, per il suo periodo storico, l’accelerazione, con un passaggio da 0 a 100 km/h in 4.8 secondi e da 0 a 1000 metri in 22.9 secondi.
Migliore anche il comportamento stradale, più chirurgico e raffinato di quella della Testarossa. L’irrobustimento del telaio, ottenuto grazie a numerose modifiche, concorre in modo significativo al progresso nell’handling. La superiore rigidità torsionale e flessionale incrementa la sicurezza attiva e passiva. Molto più efficace anche l’impianto frenante, sia come vigore che come resistenza al fading, nonostante le alte masse in gioco. Dal 1993 i clienti potevano avere, come optional, il sistema antibloccaggio ABS disinseribile.
Possiamo dire, senza timore di smentite, che la Ferrari 512 TR sia stata una degna erede della Testarossa. La successiva F512M non è riuscita a fare molto meglio sul piano prestazionale, ma ha peggiorato nettamente il quadro stilistico, pur restando un’auto sportiva entusiasmante. Il suo design, infatti, non regge il confronto con le altre due.