Il reparto Ferrari Classiche ha riportato all’antico splendore una Ferrari 166 MM. Gli interventi si sono tradotti in un risultato di grande pregio, degno del blasonato marchio e dei suoi reparti. Il processo di ristrutturazione si è avvalso dell’apporto di uomini di straordinarie qualità, che hanno eseguito un lavoro artigianale a regola d’arte e perfettamente rispettoso della storia. Le immagini valgono più di mille parole.
La Ferrari 166 MM è un gioiello del “cavallino rampante“. Questa vettura è stata prodotta dal 1948 al 1953, in due varianti: barchetta e berlinetta. Suo campo d’azione le corse, dove si mise in buona luce. Il debutto in società avvenne nel mese di settembre del 1948, al Salone dell’Auto di Torino. Sin da subito catturò l’attenzione del pubblico, per i suoi contenuti tecnici e per la veste estetica, leggera e plastica, firmata da Touring.
La nota carrozzeria milanese seppe vestire la meccanica con un abito di ottima fattura, pur se di grande semplicità espressiva. Non è un caso se il modello, nella sua versione aperta, entrò subito nel cuore di Gianni Agnelli. L’avvocato, che si concesse un esemplare personalizzato della specie, fu l’artefice del soprannome attribuito a quella vettura e a quel concetto estetico: barchetta. Una scelta connessa alla somiglianza da lui riscontrata con la trama espressiva dei prodotti nautici, che gli stavano tanto a cuore.
Un’auto entrata nella storia
La Ferrari 166 MM, nata con il processo di fabbricazione Superleggera, aveva nella grande calandra frontale un elemento di notevole portata distintiva. Guardando i suoi lineamenti non si faticava a capire la destinazione agonistica del modello. Le esigenze funzionali, però, non avevano piegato quelle del buon gusto, al punto che questa vettura si prestava anche alle uscite nel segno della “Dolce Vita“, come accadde con il già citato Gianni Agnelli. Diversi i premi vinti nei più prestigiosi concorsi internazionali d’eleganza, a riprova della bontà della tesi prima esposta.
Il codice numerico presente nella sigla indicava la cilindrata unitaria, mentre le due “M” accostate erano l’acronimo di Mille Miglia. Un omaggio alla “Freccia Rossa”, sfida automobilistica da Brescia a Roma e ritorno, che Enzo Ferrari amava tantissimo. In quell’appuntamento sportivo, la creatura del “cavallino rampante” fece valere la sua legge nell’edizione del 1949, con Clemente Biondetti al volante, dopo aver raccolto la gloria in alcune gare minori.
Nella stessa annata giunse il successo anche alla 24 Ore di le Mans, vinta da Luigi Chinetti, pilota ed importatore della casa di Maranello nel promettente mercato degli Stati Uniti d’America. Degna di nota anche la stagione agonistica 1950. Come riferito in un’altra circostanza, il marchio del “cavallino rampante” decise, nel 1951, di concentrarsi su modelli di più alta cubatura. Nonostante il disimpegno ufficiale nei suoi confronti, la Ferrari 166 MM continuò a mettersi in luce nella classe di appartenenza, gestita da privati.
Ferrari 166 MM: energia emiliana
Anima viva del modello era il suo motore a 12 cilindri a V di 60 gradi, da 2 litri di cilindrata, che metteva sul piatto una potenza massima di 140 cavalli a 6600 giri al minuto. Questa energia veniva scaricata a terra con il supporto di un cambio manuale a 5 rapporti. L’unità propulsiva, firmata da Gioacchino Colombo e poi affinata da Musso e Lampredi, garantiva ottime doti prestazionali e di affidabilità.
I numeri giocavano a suo favore, non solo per la punta velocistica superiore ai 200 km/h. Buone anche l’accelerazione e la ripresa, che segnavano dei riferimenti di classe. Come già scritto, un esemplare della specie finì nel garage di Gianni Agnelli. L’avvocato lo personalizzò secondo il suo gusto, con un’elegante livrea verde e blu, in pendant con gli interni in pelle chiara. Ancora oggi la barchetta appartenuta al noto capitano d’industria italiano fa sognare, ma anche quella oggetto del nostro post e riportata ai vecchi fasti da Ferrari, non scherza.
Immagini | da profilo Facebook Ferrari