L’Alfa Romeo Giulia, pur senza avere una meccanica e uno stile da sballo, si è ritagliata comunque uno spazio nella storia della casa automobilistica milanese. Questa berlina a tre volumi, fra l’altro, si è fissata nell’immaginario collettivo come la compagna d’avventura dei Carabinieri, che la utilizzarono per leggendari inseguimenti, anche nell’universo dorato del cinema.
La sua produzione andò avanti dal 1962 al 1977, regalando belle soddisfazioni agli appassionati e al management del “biscione”. In totale il modello prese forma in circa 573 mila esemplari. L’Alfa Romeo Giulia sbocciò nei favolosi anni Sessanta: un’epoca che scrisse pagine importanti di costume e passione. In quel decennio di grande rinnovamento l’Italia registrò un boom economico.
Tempi felici e di innovazione, ricordati ancora oggi con nostalgia da chi li ha vissuti, nonostante le pagine tristi, che non risparmiarono neppure quella fase storica. Era l’ottimismo la chiave del vivere. La voglia di stupire portò al primo allunaggio e alla corsa verso lo spazio di Stati Uniti e Russia. L’Alfa Romeo Giulia era in sintonia con lo spirito di quegli anni, rimpianti da chi oggi è costretto a confrontarsi con il grigiore dell’attualità. Il suo stile, firmato da Ivo Colucci e Giuseppe Scarnati, non meritava il primo posto nei concorsi d’eleganza, ma aveva carattere da vendere.
Alfa Romeo Giulia: un’auto inconfondibile
La sua forza espressiva ne ha fatto un modello iconico del “biscione“. Nata come erede della Giulietta, ebbe anche delle varianti di carrozzeria diverse dalla berlina a tre volumi: coupé, cabriolet e spider. Qui, però, ci occupiamo di quella meno esotica, ossia della berlina. Cuore pulsante del modello era un motore a quattro cilindri, plasmato in alluminio.
Disponibile nelle versioni da 1290 a 1570 centimetri cubi di cilindrata, cercava di soddisfare al meglio le diverse esigenze. Con l’unità propulsiva da 1.3 litri raggiunse anche gli 82 cavalli, nella versione 1300 TI del 1966. Ancora meglio fece con la Giulia 1300 Super del 1970, in grado di erogare 89 cavalli. L’Alfa Romeo Giulia 1600 sviluppava invece 92 cavalli, che crescevano a 98 sulla versione Super. Con questa vettura, i tester di Quattroruote superarono la soglia dei 177 km/h: niente male, vero? Nel 1969 la Super ottenne un’ulteriore iniezione di energia, passando a 102 cavalli. Così si avvicinava ancora di più alla soglia dei 180 km/h.
L’energia veniva scaricata a terra facendo appello alle doti di un cambio manuale a 5 rapporti. Buone le sue doti dinamiche, che la rendevano appetibile nello specifico segmento di mercato. Sul piano prestazionale, l’Alfa Romeo Giulia era una spanna sopra le rivali. Alla qualità del suo handling concorrevano le sospensioni anteriori a quadrilateri sovrapposti. Il Cx di 0.34 era il riflesso dell’accurato studio aerodinamico, completato da diverse sessioni in galleria del vento. Gli spot pubblicitari di quell’auto mettevano in evidenza la sua capacità di essere un’ottima alleata dei flussi d’aria.
Oggi l’Alfa Romeo Giulia continua a ricevere attenzioni da parte degli appassionati, e non solo. Quando ne passa una per strada viene quasi naturale girarsi, per la forza caratteriale del suo design, che la rende inconfondibile. Questa è l’auto dei Carabinieri per antonomasia, ma anche la Polizia ha avuto molti esemplari del modello nella sua flotta. Del resto era una creatura ideale per l’azione in divisa. Pure il mondo del cinema ha concorso a rendere iconica la sua relazione con le forze dell’ordine. Quella vettura coi lampeggianti trovò spazio in molti film. Anche i ladri, però, talvolta la usarono, per complicare gli inseguimenti.
Rinnovata negli anni
L’Alfa Romeo Giulia prese forma in due serie. Una scelta assunta dalla dirigenza per tenerla al passo coi tempi. I freni erano a tamburo: la loro capacità operativa non è certo paragonabile a quella dei dischi, specie odierni, ma per quegli anni andavano bene. Fra i punti di forza del modello, la scocca a deformazione differenziata. Anche la meccanica era all’avanguardia. I tecnici del “biscione” fecero un buon lavoro con quella berlina a 3 volumi e con le sue derivate.
La prima serie prese forma dal 1962 al 1972. Poi fu il turno della seconda serie, che accompagnò il modello verso l’uscita di scena. Si caratterizzava per un leggero restyling, che però non passava inosservato. Le modifiche si concentravano soprattutto sulla calandra, nera e con 5 barre cromate. Nello specchio di coda sparivano le cornici metalliche dei gruppi ottici. Il 1974 segnò il debutto della Nuova Super, con una revisione stilistica più sostanziosa, che interessò il frontale, i paraurti, la parte posteriore e l’abitacolo.
Nel 1976 giunse sul mercato la Nuova Super Diesel, che introdusse una motorizzazione a gasolio sotto la carrozzeria dell’Alfa Romeo Giulia. Qui la spinta faceva capo ad un cuore a gasolio, a 4 cilindri, da 1760 centimetri cubi, frutto della sapienza progettuale di Perkins Engines. Una versione insolita, figlia della crisi petrolifera, che gli alfisti non apprezzarono. I numeri produttivi stanno a dimostrarlo, coi soli 6500 esemplari venduti.
Ciò che non andava giù non era solo la scarsa potenza dell’unità propulsiva, con l’indice della cavalleria fermo a quota 55, ma l’insolita alimentazione, che mal si coniugava con una berlina a 3 volumi di impronta sportiva. Fu un flop, a differenza di quanto accadde con le altre versioni della stessa famiglia. Sul piano dimensionale l’Alfa Romeo Giulia sfoggia una lunghezza di 4140 millimetri, una larghezza di 1560 millimetri, un’altezza di 1430 millimetri e un passo di 2510 millimetri. Il peso varia da 978 a 1130 chilogrammi. Oggi questa vettura della casa milanese è un’arzilla sessantenne.