Marelli chiude qualsiasi tipo di legame con Fiat Chrysler Automobiles, oggi sotto il controllo di Stellantis dopo la fusione con PSA Groupe sancita nel 2021. Il fornitore italo-giapponese ha, infatti, annunciato il rientro in Confindustria a partire dal 2023.
Marelli dice addio a Stellantis: dal 2023 cambia Contratto collettivo
Finora Marelli rispondeva al contratto collettivo specifico di Lavoro. Meglio conoscono con il nome di Contratto Fiat, l’accordo venne siglato nell’azienda di Torino quando il chief executive officer Sergio Marchionne optò per la svolta nell’organizzazione della compagnia. Il manager italo-canadese decise di apportare dei correttivi nel team di lavoro e così si mise nero su bianco ai nuovi termini. Da allora sembra passata un’eternità, al punto da spingere Marelli verso un ritorno alle origini. In buona sostanza, ha stabilito di rifare capolino in Confindustria con il prossimo anno. Osserverà il Contratto collettivo nazionale dell’Industria metalmeccanica.
Il numero uno nazionale di Uilm in riferimento al comparto automotive, Gianluca Ficco, non disapprova la manovra dei vertici societari. Il passaggio di Marelli a Confindustria lo accettano, purché sia rispettato con intesa esplicita ogni trattamento favorevole a partire dai livelli salariali. Il discorso non si limita ai premi, bensì annovera pure le paghe base, gli assegni di indennità e le maggiorazioni più elevate per i turni. In aggiunta, si prendono in esame le condizioni privilegiate che andranno assolutamente preservate.
Nell’edizione odierna della Repubblica si evidenzia come tra i sindacati la preoccupazione sia considerevole. In cima alle priorità vi è la difesa dei posti di lavoro del personale, che non dovranno rimetterci in nessun caso sul piano economico. Diversi stabilimenti Marelli hanno Stellantis come cliente principale e – ha concluso Ficco – loro vigileranno sugli sviluppi produttivi e occupazionali con la massima attenzione e in ogni sede possibile.
La tutela assoluta dei dipendenti costituisce la priorità assoluta della Uilm. Chissà se, alla luce delle dichiarazioni di Ficco, i manager della compagnia decideranno di rasserenare gli animi, facendo delle concrete promesse. Il rischio ventilato è della perdita dei diritti conquistati in passato con tanta tenacia e determinazione. Ciò che si direbbe un grosso passo indietro dal punto di vista della manodopera.