Dipinto di un atipico grigio, almeno rispetto alla tradizione, il Ferrari Purosangue ha suscitato parecchio clamore. In primis, per le linee (ma di quello ve ne abbiamo già parlato in diverse occasioni), e poi, appunto, a causa della tonalità. Che sia un modello di rottura lo sapevamo da tanto, tantissimo tempo. Di certo, però, la livrea ha enfatizzato la sensazione di anomalia. Presto o tardi, si sapeva, avrebbe acquisito pure una nuance rossa. E a pensarci è stata la stessa Casa automobilistica di Maranello. Passato un brevissimo periodo dal debutto, la berlinetta a ruote alte (come amano definirla presso il quartier generale) sfoggia un look dello stesso rosso fiammante che ha contribuito a rendere il Cavallino Rampante l’essenza più pura di lusso e sportività.
Ferrari Purosangue: una tonalità rosso fiammante nel pieno rispetto della tradizione del Cavallino
Diffuse sui canali della società, a una settimana esatta di distanza dalla presentazione ufficiale della vettura, l’interpretazione del veicolo pone un marcato accento sull’assetto sportivo della new entry. Sebbene si tratti di un esemplare sotto vari aspetti inedito per un Costruttore rinomato in ogni angolo del pianeta per i suoi mezzi da corsa e le sue GT da togliere il fiato, il fuv rispecchia a pieno l’anima del bolide. Nemmeno le quattro porte non sarebbero una prima assoluta, se consideriamo le concept, più esattamente la Pinin degli anni Ottanta.
Allora, riportando le parole di Flavio Manzoni, l’idea fu del Drake in persona, Enzo Ferrari. Il progetto non condusse mai a un esemplare in commercio per questioni estranee al potenziale appeal. Il problema era di carattere tecnologico, sicché mancavano gli strumenti adeguati allo scopo. E poi, anche se non ci fosse stata la Pinin, i tabù esistono per essere infranti ed era allora giunto il momento di voltare pagina. Con buona parte dello zoccolo duro, composto dagli appassionati più attaccati alle tradizioni, che trovano pane per i loro denti altrove.
Perché, volente o nolente, il responso del pubblico suona forte e chiaro: soltanto i chiacchieratissimi suv riescono a garantire ai Costruttori premium i ricavi di cui necessitano per continuare a investire in proposte votate alla nicchia. A confermare la bontà del progetto ci ha pensato poi l’accoglienza calorosissima degli appassionati del genere. I pre-order si sono rivelati un successo straordinario e chissà fra quanto sarà ancora possibile prenotarne uno. Gli stessi portavoce di Maranello hanno chiarito che il modello rappresenterà fino al 20 per cento del totale commercializzato su base annua.
Con il piano industriale 2022-2026 illustrato lo scorso giugno, i vertici dirigenziali mirano a maturare ricavi per 6,7 miliardi di euro. Un target davvero ambizioso, il quale, per essere raggiungibile, impone il lancio di ben 15 nuovi modelli. Numeri mai registrati in queste lande. E qui si nasconde la sfida principale dell’azienda: incrementare i rispettivi volumi produttivi confermando lo status di estrema esclusività, che contraddistingue da sempre il marchio. Ce la farà? Qualcuno è positivo, altri hanno lanciato delle frecciatine, ad esempio l’ex numero uno Luca Cordero di Montezemolo. La realtà è che, riprendendo un’espressione sportiva, il campo sarà sovrano.
Ora, a partire dal suo spettacolare propulsore V12 (in grado di sviluppare una potenza di 725 cavalli, figlio di una tradizione aperta nel lontano 1947 con il primo gioiello del Cavallino, la 125 S), è chiaro l’enorme potenziale. Sarebbe a dir poco ingeneroso definire il Ferrari Purosangue un “utility vehicle” a prestazioni elevate come le altre. Nel giudicarlo, infatti, in aggiunta al fascino e al prestigio di un brand glorioso, va tenuto conto dell’importanza del suo ruolo nel delicato processo di trasformazione della compagnia. Evolversi è la chiave per un avvenire radioso e il Ferrari Purosangue ne è la conferma.