È stato lo stesso Commissario per il Mercato Interno e l’Industria dell’Unione Europea, Thierry Breton, ad ammettere quanto già più volte ipotizzato da più parti ovvero che il passaggio alle elettriche, di cui non si potrà fare a meno a partire dal 2035, “comporterà la distruzione di centinaia di migliaia di posti di lavoro su tutta la filiera, tanto che saranno circa 600mila nell’intera Europa”, ha ammesso. Un passaggio che dalla teoria può passare facilmente alla pratica per ciò che riguarda lo stabilimento Stellantis della VM di Cento, in provincia di Ferrara; una realtà che rappresenta forse una tra le più valide dimostrazioni attuali di come la transizione imposta dalle regolamentazioni possa arrecare danni e problemi a centinaia di lavoratori.
Difatti, dopo quella che è stata una lunga trattativa fra sindacati metalmeccanici e Stellantis stessa, c’è ora un accordo utile a mettere i puntini sulle I in merito a quello che è un vero e proprio ridimensionamento del personale impegnato presso lo stabilimento con sede in provincia di Ferrara. Quello della VM di Cento rappresenta in pratica il primo sito industriale di casa Stellantis che si appresta a cambiare la tipologia di produzione introducendo quindi un vero e proprio addio ai propulsori tradizionali destinati alle auto.
Lo stabilimento Stellantis della VM di Cento potrebbe rappresentare un primo modello
A tutti gli effetti, si può dire che lo stabilimento Stellantis della VM di Cento potrebbe aver rivestito la funzione di “modello” per un medesimo ragionamento da applicare anche ad altri stabilimenti del Gruppo nel prossimo futuro. Nello specifico, in virtù delle nuove norme ormai una volta in più confermate dall’Unione Europea, i costruttori dovranno fare i conti con un cambio delle strategie produttive imposte appunto da una concezione profondamente differente rispetto al recente passato. In questo modo si sfrutterà il “modello” approntato a Cento per ridurre gli impatti sociali delle prossime mosse di Stellantis in merito ad altri stabilimenti che potrebbero subire lo stesso razionamento.
Sembrano soddisfatti i sindacati che definiscono l’accordo come “un positivo risultato, l’accordo sindacale raggiunto dopo numerose giornate di trattativa con il Gruppo Stellantis”, ha ammesso il segretario nazionale della FIM-CISL Ferdinando Uliano. Al centro di questa decisione c’è la necessità di non chiudere lo stabilimento e mantenere, comunque, un valido presidio industriale nella produzione di propulsori legati al comparto industriale e marino per un’occupazione pari a circa 400 dipendenti.
Ad alimentare la problematica, nonostante il mantenimento di una opportuna area destinata alla ricerca e sviluppo di risorse necessarie all’applicazione di nuove tecnologie, c’è lo stop alla produzione dei propulsori diesel V6 destinati al mercato d’Oltreoceano secondo un termine ultimo fissato alla prima metà del 2023.
Presso lo stabilimento di Cento lavoravano circa 1.500 dipendenti nel 2016
Oggi presso lo stabilimento Stellantis della VM di Cento lavorano 720 dipendenti, un dato già in decrescita rispetto ai 1.500 lavoratori del 2016; ora a Cento rimangono soltanto 420 lavoratori. Con l’accordo individuato da Stellantis e FIM-CISL c’è l’individuazione di un set di soluzioni, su base volontaria, per i lavoratori interessati a trasferirsi a Modena in Maserati dove troverà posto un nuovo impianto, all’avanguardia, destinato alla verniciatura. Chi invece dispone di un tempo inferiore ai quattro anni prima della pensione, potrà disporre di un’integrazione rispetto alla Naspi versata da Stellantis fino a ricondurre le entrate degli ex dipendenti al 90% nei primi due anni e al 70% per quelli rimanenti.
A Modena si recherà quindi chi si trova ancora lontano dalla pensione e sarà opportunamente formato per sostenere le nuove mansioni. C’è poi un contributo utile a compensare le spese logistiche, con Stellantis che ha proposto un forfettario una tantum che va da 7.500 euro a 10.000 euro sulla base della distanza di residenza dal nuovo stabilimento e quindi sede di lavoro.
Stellantis propone anche il cosiddetto active-placement che permette di ricercare un nuovo posto di lavoro prima che il lavoratore lasci la vecchia azienda, evitando quindi effetti negativi sul reddito. Le condizioni potranno comunque essere rifiutate dai lavoratori che in questo caso otterranno un incentivo pari a circa 75.000 euro, da dimezzare scegliendo un posto di lavoro in un’altra azienda del territorio. Uliano ha ammesso che si tratta anche della “prima volta che in una fabbrica di motori affrontiamo le ripercussioni in termini industriali e occupazionali del processo di transizione ecologica verso l’elettrico che sta investendo il settore dell’automotive”.