Dici Alfa Romeo e a volte sogni, perché ad auto più asettiche o meno avvincenti, l’azienda lombarda ha affiancato, nel corso della sua lunga storia, tanti modelli da sogno, che hanno rapito il cuore di molti, a tutte le latitudini. Soprattutto in passato, le creature stradali e da gara del “biscione” raggiungevano le vette più alte ed erano un punto di riferimento su scala mondiale in termini di fascino e prestigio.
Nell’era contemporanea si è ricomposto il legame con la storia più nobile del marchio, grazie a modelli speciali come le 8C Competizione e Spider, le Giulia Quadrifoglio, GTA e GTAm, oppure come la 4C. Il cuore sportivo, quindi, è ancora vivo e pimpante. Del resto, quando i vertici aziendali lo consentono, gli ingegneri del marchio sanno produrre eccellenza, toccando a volte lo stato dell’arte. Basta credere nei progetti giusti e coraggiosi.
Anche in passato, in fondo, era così. Non occorre per forza pensare alle auto elitarie, ma anche a versioni speciali di modelli più “comuni”. Negli anni romantici un ruolo del genere, molto benefico per l’immagine del marchio, fu svolto dai modelli col suffisso Veloce. Oggi ne abbiamo scelti 3 che farebbero felici ogni alfista. Chi volesse arricchire il garage personale con delle auto storiche effervescenti, firmate dal “biscione”, potrebbe farci un pensierino.
Alfa Romeo 1750 GT Veloce
Questa creatura del “biscione” rimanda a un’epoca romantica, fatta di emozioni old school, ma autentiche. Si tratta di una coupé ricca di fascino, che oggi può avere una funzione terapeutica, in un mondo invaso da auto sempre più asettiche. Tuffarsi nella magia di simili opere della tradizione ha un effetto benefico sul cuore e sullo spirito, ma purtroppo non tutti possono permettersi l’acquisto e la gestione di una vettura storica.
L’Alfa Romeo 1750 GT Veloce propone una miscela inebriante, condita da rombanti alchimie meccaniche. Queste aggiungono vibrazioni gradevoli all’apparato sensoriale, migliorando il piacere dell’esperienza dinamica. Anche se sono passati tanti anni dalla sua presentazione, l’auto del “biscione” di cui ci stiamo occupando non accusa l’invecchiamento sul piano emotivo e del carisma. Tutt’altro.
Ricordiamo che il debutto in società del modello avvenne nel 1967, lasciando per strada il nome Giulia delle sue antesignane. Il compito della spinta era affidato a un motore a quattro cilindri in linea da 1779 centimetri cubi. Questo cuore, condiviso con l’omonima berlina, elargisce una grande vivacità, con la forza dei suoi 118 cavalli. L’eccellenza delle doti telaistiche del modello rende perfettamente fruibile questa energia, senza mettere a disagio il guidatore.
Sul piano estetico, la vettura ha una grande presa scenica, grazie al flusso muscolare dei suoi volumi. Le note della sportività tornano a concedersi nell’abitacolo, che regala un ambiente familiare agli amanti della casa automobilistica milanese. Nel 1969 giunse la seconda serie del modello. Piccole le modifiche estetiche; più significative quelle al motore, che guadagnò altro tono muscolare, grazie anche ai due carburatori doppio corpo. In questa veste, l’auto del “biscione” si spingeva fino ai 190 km/h.
Ancora meglio fece la successiva Alfa Romeo 2000 GT Veloce, nata sulla stessa base, ma con cilindrata di 1962 centimetri cubi. Qui la potenza massima si spingeva a 132 cavalli, per uno scatto da 0 a 100 km/h in 7.2 secondi e 195 km/h di punta velocistica. Anche in questo caso gli aggiornamenti della scheda tecnica furono accompagnati da cambiamenti alla carrozzeria e agli interni.
Alfa Romeo Giulia Sprint GT Veloce
Il suo stile è molto gradevole, non solo perché porta la firma di Giorgetto Giugiaro per Bertone. Qui si è al cospetto di un’auto affascinante, che profuma di grinta in ogni elemento della sua esecuzione stilistica. L’Alfa Romeo Giulia Sprint GT Veloce è una coupé 2+2, derivata dall’omonima berlina. Nei suoi tratti snelli e armonici, si legge la sportività del marchio di cui si fregia.
Il debutto del modello avvenne nel 1965. Sono passati tanti anni, ma l’Alfa Romeo Giulia Sprint GT Veloce conserva intatto il suo fascino. Difficile restare indifferenti alla forza della sua presenza scenica. Gli appassionati apprezzarono subito il suo look e le sue doti stradali. Buone, in particolare, la tenuta di strada e l’agilità, grazie al passo ridotto. Il divertimento di guida era assicurato.
Ancora oggi questa vettura rappresenta una ghiotta tentazione per chi vuole vivere un’esperienza dinamica coinvolgente, lontana anni luce dal grigiore di certi prodotti dell’era contemporanea, magari potenti, ma poco elettrizzanti. La spinta fa capo a un motore bialbero a quattro cilindri da 1570 centimetri cubi di cilindrata, che mette sul piatto 109 cavalli di potenza massima a 6000 giri al minuto, su un peso di 1020 chilogrammi, per una punta velocistica nell’ordine dei 185 km/h.
Notevole la verve. Un dato la illustra efficacemente: il chilometro con partenza da fermo viene messo in archivio in 31 secondi: niente male per un’auto di quegli anni e con quella potenza. Sul “biscione” in esame, la distribuzione è a due alberi a camme in testa comandati da catena, con due valvole per cilindro. L’alimentazione è affidata a una coppia di carburatori Weber doppio corpo da 40 mm.
Il suo è un cuore sportivo, anche se non estremo. Piacevoli le dinamiche di guida, che si dimostrano anche efficaci. Ai freni a disco sulle quattro ruote il compito di rallentare il ritmo dell’auto, con dignitosa prontezza per gli standard del tempo. Classica l’architettura meccanica dell’Alfa Romeo Giulia Sprint GT Veloce. Motore e cambio manuale a 5 marce sono disposti anteriormente, mentre la trazione è posteriore. Notevole la compattezza della carrozzeria, lunga 4080 mm, larga 1580 mm e alta 1315 mm. Un bel “Quadrifoglio”, non c’è che dire.
Alfa Romeo Giulietta Spider Veloce
Questa è senza ombra di dubbio una delle opere migliori della produzione automobilistica italiana. Le sue linee fanno sognare ed hanno guadagnato un posto di primo piano anche nell’universo dorato del cinema. Più di ogni altra creatura del marchio del “biscione” incarna lo spirito della “Dolce Vita“. Come abbiamo riferito in un’altra circostanza, il suo spirito sposa alla perfezione le note di un’esistenza spensierata e votata ai piaceri mondani.
L’Alfa Romeo Giulietta Spider fece il suo esordio sul mercato nel 1955. Rimase in listino fino al 1962 e seppe esaudire i bisogni emotivi degli appassionati e dei fortunati acquirenti. Il merito del suo fascino imperituro è di Pininfarina, che ha saputo disegnare un’auto scultorea, destinata all’eternità. Qui si toccano davvero le note dell’eccellenza, come in un quadro della Galleria degli Uffizi.
Farsi prendere dallo splendore del modello in esame è un fatto spontaneo, che non richiede sforzi. Tutto avviene fluidamente, perché l’arte più bella entra nel cuore in modo immediato. A volere fortemente questa vettura fu l’importatore statunitense Max Hoffman. Lui capì il potenziale di mercato di una versione scoperta della Giulietta Sprint.
Convinto di essere nel giusto, esercitò la sua influenza sui vertici della casa automobilistica milanese, per convincerli a dare seguito produttivo alla sua idea. Per fortuna riuscì nell’impresa, grazie anche all’impegno di acquistarne subito 2500 esemplari. La nascita del modello fece bene alle sue finanze e a quelle del marchio, ma fu soprattutto un bel regalo per gli appassionati.
Nella versione “standard” (quella delle origini per intenderci), la spinta faceva capo a un motore a quattro cilindri in linea da 1.3 litri di cilindrata, con 65 cavalli all’attivo. Il pacchetto energetico crebbe a 80 cavalli nel 1958, con alcuni affinamenti eseguiti dai tecnici nei mesi precedenti. Non è una cifra da bolide da pista, ma su un peso a secco di 852 chilogrammi fa il suo effetto.
Il risultato è una tempra piuttosto vivace, testimoniata dallo scatto da 0 a 100 km/h in 14.8 secondi e dalla velocità massima di 165 km/h. Quanto basta per vivere al meglio il piacere della guida en plein air, magari lungo una splendida litoranea, ammirando paesaggi da sogno.
La versione Veloce dell’Alfa Romeo Giulietta Spider spingeva il dato della potenza massima oltre quota 90 cavalli, con riscontri molto più incisivi sul piano prestazionale. Qui l’accelerazione da 0 a 100 km/h veniva liquidata in 11 secondi e la punta velocistica si spingeva nel territorio dei 180 km/h. Un bel progresso rispetto a prima, per un’auto più tonica che mai. Nessuna spider dello stesso segmento di mercato, ai suoi tempi, faceva meglio.