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Le 3 Ferrari più belle fra quelle meno conosciute

Sono “rosse” di grande nicchia, ma hanno le caratteristiche giuste per entrare nel cuore di milioni di persone.

Ferrari F12 TRS

Ferrari ha realizzato nel corso dei decenni una lunga scia di modelli da sogno, entrati nel cuore della gente. Nessun’altra casa automobilistica è stata efficace come quella di Maranello nella produzione di opere d’arte a quattro ruote, destinate all’eternità. Oggi abbiamo scelto per voi 3 “rosse” poco conosciute al grande pubblico, che rapiscono i sensi, fin dal primo sguardo. Se lo gradite, seguiteci nel viaggio alla loro scoperta. Premete il tasto “Start Engine”: si parte!

Ferrari P4/5

Questa vettura è il frutto della passione del collezionista americano James Glickenhaus, grande intenditore di auto. Nel suo garage ci sono tante auto speciali. Fra queste anche la Ferrari P4/5, un esemplare unico nato partendo da una Enzo. Il progetto è stato curato da Pininfarina, che si è occupata anche della costruzione, con il benestare della casa del “cavallino rampante“.

Nella sigla del modello c’è il desiderio di dare continuità alla 330 P3/4, amata dal committente, e alla quale lo stile si ispira chiaramente, modernizzandolo in modo sublime. Grazie a questa felice coniugazione astrale, un sogno meraviglioso si è tradotto in una splendida realtà. La P4/5 è una delle “rosse” più belle dell’era moderna.

Il suo stile sinuoso e deciso evoca la migliore tradizione, ma si proietta nel futuro, con una grazia compositiva che solo un grande maestro del design poteva conferire a un prodotto automobilistico. Dire che si è al cospetto di una regina di bellezza sembra quasi riduttivo. Qui abbiamo a che fare con un autentico capolavoro; con una scultura a quattro ruote.

Non meno esaltante è il motore, il cui sound proietta i ricordi al memorabile arrivo in parata alla 24 di Daytona del 1967. Si tratta un V12 da 6.0 litri di cilindrata, in grado di sviluppare la bellezza di 660 cavalli. Anche in questo caso il quadro prestazionale dovrebbe essere migliore di quello, già straordinario, della donor car, per il peso ancora più basso.

La cellula di sopravvivenza e la struttura fondamentale sono quelle della Enzo, ma il risultato è ben diverso, per via della spiccata identità della P4/5, che non corre il rischio di essere confusa con altre automobili. Restare a bocca aperta davanti a lei è un fatto naturale. Innamorarsi delle sue musicalità meccaniche e della sua raffinatezza costruttiva è altrettanto spontaneo. A mio avviso questa è la one-off del “cavallino rampante” più bella e riuscita dell’era moderna. Forse l’unica nota stonata sono i caminetti di scarico a cumignolo, ma la loro funzione è importante sul piano della deportanza.

Ferrari Mythos

Questa “rossa” nacque per celebrare il rapporto fra Pininfarina e Ferrari. Il suo debutto in società avvenne al Salone di Tokyo del 1989. Era un periodo di brillante ispirazione creativa. In listino c’erano auto da sogno come la Testarossa e la F40. Lo stile delle creature di Maranello era al top. In quella cornice, la Mythos si calava felicemente, sigillando una collaborazione i cui frutti sono stati alcune delle auto più belle e affascinanti di tutti i tempi.

Ad occuparsi della sua definizione stilistica fu Pietro Camardella, geniale designer salernitano che ha firmato alcune delle “rosse” più spettacolari dell’era moderna. Fonte di ispirazione, sul piano filosofico, furono le auto da corsa degli anni sessanta.

Come base di lavoro la scelta cadde sulla già citata Testarossa, che prestò la sua meccanica a questa concept car. Immutate le caratteristiche tecniche dell’unità propulsiva, rimasta praticamente identica. Il 12 cilindri a V di 180 gradi, da 5 litri di cilindrata, della mitica berlinetta emiliana fu trapiantato senza modifiche.

Qui, però, i 390 cavalli a 6800 giri si esprimevano con maggiore vigore, complice il peso ridotto a 1250 chilogrammi: una bella sforbiciata rispetto ai 1505 chilogrammi dell’altra. Il risultato fu reso possibile dall’ampio uso di materiali compositi, in particolare della fibra di carbonio. Sul piano estetico, la Ferrari Mythos è un’auto di grande presa scenica. Il suo look gioca sull’intersezione dei volumi, che caratterizza la tela grafica.

Il frontale, corto e spiovente, si innesta al corpo centrale con un sapiente gioco di linee, che aprono all’imponente coda, con alettone scorrevole, per un colpo d’occhio inebriante. Questa è una supercar dove la tridimensionalità si esprime al meglio, da ogni angolo di osservazione. Il suo lessico è coerente e senza stonature, perché si manifesta con impeccabile fluidità. Notevole la grinta, espressa però in un quadro di sublime pulizia formale, che non va ad incidere sull’efficienza aerodinamica, anch’essa di altissimo livello. La Mythos meriterebbe di stare al Louvre.

Ferrari F12 TRS

La sua prima uscita avvenne in Sicilia, alla Ferrari Cavalcade del 2014, dove lasciò tutti a bocca aperta. Rara e preziosa, la Ferrari F12 TRS ha una presenza scenica incredibile. Solo vedendola dal vivo si può capire il concetto. Doveva essere un esemplare unico, in tinta rosso fuoco, ma poi il proprietario se ne fece realizzare un’altra, di colore grigio-cromo.

Il suo stile porta la firma di Flavio Manzoni, che ha dato vita a un modello di grande impatto visivo. Aggressiva e muscolosa, questa scultura dinamica profuma di energia in ogni centimetro del corpo grafico. La grinta supera notevolmente quella della F12berlinetta, da cui deriva. Nella sua trama grafica il passato si miscela al presente, guardando con grazia al futuro.

Fonte di ispirazione sono state le barchette degli anni romantici, le cui note filosofiche sono state aggiornate, per dar vita a una sportiva estrema, a due posti secchi, dell’era moderna. Guardando la carrozzeria, si coglie qualche connessione con la mitica Ferrari 250 Testa Rossa, auto iconica del “cavallino rampante”. Splendida anche l’interpretazione dell’abitacolo, che profuma di sportività allo stato puro.

La meccanica è la stessa della donor car, quindi al top per il suo periodo storico. Il motore è identico al V12 da 6.3 litri della F12berlinetta. Un cuore prezioso, che sviluppa la bellezza di 740 cavalli a 8250 giri al minuto. Anche se non sono stati diffusi i dati prestazionali, si capisce che il loro tenore è di altissima gamma sulla F12 TRS. Sublimi le musicalità meccaniche generosamente elargite dal dodici cilindri di Maranello, che suona come un’orchestra. Roba da spingere a mille le pulsazioni cardiache.

Ad occuparsi dello sviluppo di questa vettura furono gli uomini della divisione “Special Project” di Ferrari. Riempirli di complimenti è il minimo che si possa fare. Queste le dimensioni dell’auto in esame: lunghezza 4618 mm, larghezza 1942 mm, altezza 1273 mm. La carreggiata anteriore è di 1665 mm, quella posteriore di 1618 mm. Sono dimensioni generose, ma la vibrazioni emotive che la F12 TRS elargisce lo sono ancora di più.

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