Le Ferrari sono auto di grandissimo fascino e carisma, che lasciano a bocca aperta in ogni angolo del mondo. Non importa la fede religiosa, l’estrazione sociale, il peso del proprio conto in banca: le “rosse” entrano nel cuore di tutti, ovunque. Le sportive del “cavallino rampante” sono sempre delle regine, ma quando partecipano a dei raduni ce ne sono alcune che sono messe in ombra da altre.
Non è un loro difetto, ma è la conseguenza dello splendore sublime delle sorelle, che raggiungono vette più alte. Capita così, ad alcuni proprietari, che pur avendo una Ferrari, nessuno (o quasi) si accorga della loro presenza agli eventi, se non nel conteggio numerico.
Le auto condotte, infatti, passano in sordina rispetto alle altre; talvolta sono ignorate del tutto. In questo post ho deciso di raccogliere un elenco delle “rosse” meno fotografate nei meeting del “cavallino rampante“. Ovviamente il contenuto dell’articolo non ha una valenza scientifica, ma si basa sulla mia lunga esperienza di fruitore e di organizzatore di eventi legati al marchio di Maranello. So già che alcuni non condivideranno la configurazione della lista. In questo caso, sarebbe bello conoscere le graduatorie dei “dissidenti”, sulle Ferrari meno notate ai raduni.
Ferrari Mondial 8
La Ferrari Mondial 8 fu commercializzata a partire dal 1980, anno in cui avvenne il suo debutto in società. Il modello nacque in sostituzione della precedente Dino 308 GT4 di Bertone, per dare continuità alla stirpe delle 2+2 a motore posteriore. Un’architettura difficile da interpretare sul piano stilistico, che neppure il grande Pininfarina seppe rendere avvincente. Il suo nome celebrava la gloria iridata guadagnata l’anno prima nel Campionato del Mondo di Formula 1, ma purtroppo il modello non mise all’incasso un lustro degno di tale risultato.
La Mondial 8 non era certo una vettura brutta: tutt’altro. Solo che rispetto alle alchimie stilistiche ottenute su altre “rosse”, accusava un grande affanno in termini di fascino. Era però più versatile. Quasi adatta all’uso quotidiano. Una conferma dell’attenzione prestata alla fruibilità giunge dalla scelta di progettare come removibile la parte posteriore del telaio tubolare, per agevolare gli interventi meccanici. Nella sua struttura era adagiato il cuore del modello: un motore V8 da 3.0 litri di cilindrata, a iniezione meccanica Bosch K-Jetronic e con due valvole per cilindro, in grado di sviluppare una potenza massima di 214 cavalli. Cifra deludente per i ferraristi.
Anche la punta velocistica di 220 km/h e le doti di accelerazione e ripresa del modello non erano in linea con le aspettative della clientela. Per questo, dopo soli 703 esemplari, giunse al suo posto la Mondial Quattrovalvole, con 240 cavalli all’attivo. Qui le cose andavano decisamente meglio, ma negli anni giunsero ulteriori evoluzioni che diedero l’attesa grinta al modello, migliorandone anche l’estetica. L’abitacolo era relativamente spazioso, pure dietro, a condizione di non dover ospitare delle persone alte. Affascinante l’odore liberato dai rivestimenti in pelle Connolly.
Ferrari Dino 208 GT4
Nell’elenco andrebbe inserita anche la sorella maggiore 308 GT4, ma qui abbiamo deciso di fare delle scelte al ribasso, a parità di carrozzeria. La Ferrari Dino 208 GT4 porta la firma di Bertone ed ha un look insolito per un’opera destinata a prendere forma nel sito produttivo del “cavallino rampante”. Non è una bella auto, specie rispetto ai canoni della casa di Maranello, ma il tema da affrontare era molto difficile: dar vita a una coupé 2+2, dalle forme sportive, con il cuore disposto alle spalle dell’abitacolo.
A lei e alla versione da 3.0 litri va però il merito di aver portato al debutto il motore V8, in posizione posteriore, su un modello di serie del listino emiliano. Fra i punti di forza, la notevole stabilità, in un quadro dinamico premiante sul piano della sicurezza attiva e del divertimento di guida. L’otto cilindri della 208 GT4 eroga una potenza massima di 170 cavalli a 7700 giri al minuto: una cifra considerevole per quei tempi, rispetto alla cilindrata.
Questo si traduceva in una velocità massima di 220 km/h. Le sue performance non erano da prototipo da pista, ma bisogna rapportare il tutto alla piccola taglia motoristica. La carrozzeria di questa vettura era ancorata a un telaio in traliccio di tubi di acciaio. Non fu amore a prima vista con gli appassionati, specie dopo averli “viziati” con le linee intriganti e sinuose della Dino 206 GT. Qui, invece, tutto era squadrato e meno armonico sul piano espressivo. Solo la curiosità può spingere a focalizzarsi su di lei in un raduno di “rosse”. Molto più facile che gli sguardi si concentrino altrove.
Ferrari GTC4 Lusso T
Non è certo un’auto brutta, ma quest’opera del “cavallino rampante” non riesce ad entrare nel cuore della gente come le altre “rosse”, forse anche per le particolari architetture. Difficile che gli occhi cadano sui suoi lineamenti quando accanto ci sono modelli come la F40, la Testarossa o la 308 GTB, giusto per citarne tre a caso. Restando nell’ambito del suo segmento, il paragone con la 456 GT è impietoso per lei. La Ferrari GTC4 Lusso T, pur essendo una 2+2, offre quattro comodi posti nel suo raffinatissimo abitacolo, che profuma di magia.
Meno entusiasmanti le forme, prive di mordente. Il frontale manca di grinta, mentre il posteriore e lo specchio di coda faticano a ritagliarsi uno spazio sia pur minimo nel cuore dei cultori dell’armonia. Va decisamente meglio sotto il cofano anteriore. Anima viva di questa “rossa” è un motore V8 sovralimentato da 3.9 litri di cilindrata, che eroga una potenza massima di 610 cavalli a 7.500 giri al minuto, con una coppia di 760 Nm, disponibile fra i 3000 e i 5250 giri al minuto.
Il quadro prestazionale è al top, quasi degno della sorella maggiore a 12 cilindri, anche se il sound non può essere nemmeno lontanamente paragonato. Qui la trazione è solo posteriore, con dei benefici sul peso registrato alla bilancia. Notevole il piacere di guida, grande la finezza tecnologica. L’estetica, però, non esalta l’apparato emotivo. Andava meglio, molto meglio, sulla FF, ma pure quella non era adrenalinica nello stile, pur se nettamente più fluida e coerente nei tratti. Restando in tema di auto a quattro posti (o quasi) la già citata 456 è di un altro pianeta.