L’Alfa Romeo 155 giunge al trentesimo compleanno. Il modello fu presentato, infatti, nel 1992, al Salone dell’Auto di Ginevra. Una delle note che viene subito all’occhio è l’estrema geometria formale. Dando un’occhiata alla sua carrozzeria si viene colpiti da un trionfo di linee spigolose, che non piacquero molto ai cultori del marchio.
Questo taglio grafico, firmato da Ercole Spada (I.De.A Institute) per il Centro Stile Alfa Romeo, incise negativamente sui destini commerciali dell’auto, ma a penalizzare maggiormente le vendite ci pensò la trazione anteriore: una soluzione poco amata dagli alfisti. L’interesse nei confronti della 155 è stato sempre molto tiepido, nonostante la felice parentesi agonistica nel DTM. Poi fu il turno delle cronoscalate, dove la sua presenza suscitò un forte interesse nel pubblico, a differenza di quanto seppe fare la vettura di serie.
Oggi c’è un certo risveglio d’attenzione nei suoi riguardi, ma si orienta su un ristretto numero di allestimenti.Gettonate sono, in particolare, le versioni Q4, che si sono ritagliate la loro fetta di ammiratori nel vivace universo delle youngtimer. Bene anche la 2.5 V6. Le altre Alfa Romeo 155, invece, sono ancora fuori dal radar della gente, come lo furono in passato. Il modello prese forma fino al 1998, in quasi 196 mila esemplari.
Come già scritto in altre circostanze, questa berlina a tre volumi, di segmento D, scarica la potenza sulle sole ruote posteriori. Gli appassionati del “biscione“, legati ad architetture ben più emozionanti, faticarono ad accogliere la sua configurazione. I volumi di vendita, inferiori alle aspettative, stanno a confermarlo. La 155 fu plasmata in due serie. Nella prima, la spinta era affidata a dei motori a 4 cilindri Twin Spark, da 1.8 e 2.0 litri di cilindrata, ad 8 valvole, in grado di sviluppare, rispettivamente, 126 e 141 cavalli.
Più vigorose le versioni spinte dal 2.0 turbo 16v, derivato da quello della Lancia Delta HF Integrale, con 190 cavalli all’attivo, e il V6 da 2.5 litri di cilindrata, sonoro e rotondo come pochi altri, con 165 cavalli in scuderia. Nel 1993 giunse la seconda serie del modello. Pochi i cambiamenti nella veste estetica: roba che notano solo gli specialisti. Mutò la geografia delle motorizzazioni, segnata soprattutto dall’ingresso in gamma di due unità a gasolio sovralimentate, entrambe a quattro cilindri. Sto parlando dei cuori della 1.9 TD e della 2.5 TD, con 90 e 125 cavalli di potenza.
Il ruolo di regina della gamma, sul piano prestazionale, era appannaggio della già citata 2.0 Turbo 16v Q4, capace di passare da 0 a 100 km/h in 7 secondi netti. Difficile, in quel periodo storico, trovare una berlina a tre volumi di segmento D, rapida come lei nella stessa fascia di cilindrata. Punta di diamante della serie fu la 155 GTA stradale, su base Q4, derivata dalle versioni da corsa. Questa fuoriserie rimase allo stadio di prototipo. L’unico esemplare prodotto, dopo la presentazione al Motor Show di Bologna del 1994, svolse nello stesso anno il ruolo di safety car al Gran Premio d’Italia di Formula 1, a Monza. Una tiratura limitata, probabilmente, avrebbe fatto furore, ma a posteriori si può dire tutto e il contrario di tutto.