La Ferrari si aspetta di essere molto più competitiva il prossimo anno. La nuova vettura è sostanzialmente un’evoluzione di quella attuale, ma con molte modifiche e migliorie che dovrebbero consentirle di migliorare la resistenza aerodinamica e più che compensare la perdita di carico aerodinamico legata alle regole che la FIA ha introdotto per contrastare il porpoising.
Il 2023 dovrebbe portare alla Ferrari 30 cavalli in più per il suo motore
Ma poco cambierebbe se non si risolveranno i problemi di affidabilità del motore, che quest’anno gli sono costati tanti punti, troppi. Qualcosa di particolarmente necessario se la FIA, come ha lasciato intendere, impone regole più drastiche che impediscono “cambi tattici” di elementi della power unit, cosa a cui hanno fatto ricorso quest’anno.
In più di un’occasione la Ferrari è dovuta ricorrere alla ‘limitazione’ della potenza disponibile per cercare di evitare rotture, altro aspetto che non può ripetersi. Dallo scorso settembre l’evoluzione dei motori è vietata. I motori sono stati ‘congelati’ fino alla fine della ‘legislatura’, cioè fino all’entrata in vigore delle nuove regole nel 2026.
Di fronte al problema del congelamento, c’era solo un modo per affrontarlo. Rendere il motore più potente possibile, anche se a costo di problemi di affidabilità. Tutto perché le uniche modifiche consentite sono proprio quelle che vengono apportate per migliorare l’affidabilità o per un problema di costo, essendo espressamente vietate quelle che migliorano le prestazioni.
È in questo campo che lavorano nel reparto motori Ferrari. Migliorare l’affidabilità significa migliorare le prestazioni. Così, in Ferrari stimano che potranno “ottenere fino a 30 cavalli“. Detto così, suona come un brutale aumento della potenza massima. Ma in realtà bisogna specificare che non si tratta del motore che fornisce 30 cavalli in più, ma che è possibile utilizzare 30 cavalli in più rispetto a adesso.
La potenza di picco non migliora, ma le prestazioni sì. Si potrà usare più potenza e per un tempo più lungo. La “curva di utilizzo della potenza” sale a tutti i livelli e il massimo utilizzabile effettivo si avvicina al massimo “teorico” del motore.
Insomma, se il motore termico era intorno agli 850 cavalli ed era limitato a 820 per non rompersi, ora le Ferrari potranno sfruttare forse 845, potendo avvicinarsi alla velocità massima. E se questi 820 potevano essere usati per 30 minuti per evitare rotture dovute a continue sollecitazioni, ora forse 840 cavalli per 45 o 50 minuti. Proprio uno dei compiti degli ingegneri motoristici è controllare l’uso del motore a seconda del regime.
In ogni caso, poter utilizzare 30 cavalli in più è un enorme miglioramento: si noterà in accelerazione e velocità massima. E questo conta. È possibile che la differenza sia appena percettibile dopo un solo giro, perché sicuramente in qualifica, in Q3, il motore viene spinto al massimo. Ma nell’arco di un Gran Premio, si vede sicuramente. Vedremo dunque se questo permetterà al cavallino rampante di essere protagonista in Formula 1 il prossimo anno.