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Ferrari 166 MM: le emozioni iniziali del mito

Le Ferrari delle origini, come la 166 MM, hanno un fascino speciale, non solo nella dimensione collezionistica.

Ferrari 166 MM
Screen shot da video Museu do Caramulo

Immergersi nelle atmosfere romantiche del passato, specie se con una Ferrari 166 MM Barchetta Touring del 1950, fa bene allo spirito degli appassionati. La cosa diventa ancora più gradevole pensando alla freddezza delle auto elettriche del futuro e al bisogno di accumulare adrenalina prima della loro invasione sul mercato. Il video odierno ci consegna una di queste esperienze.

La “rossa” protagonista dei fotogrammi è quella custodita al Museo do Caramulo, in Portogallo, dove le auto di pregio sono esposte insieme a quadri di importanti autori. Si tratta dell’esemplare con telaio numero 0056M. Nel nome del modello ci sono due M affiancate: un tributo al successo guadagnato dalla 166 C alla Mille Miglia del 1948, con Biondetti e Navone al volante. Il codice numerico fa riferimento alla cilindrata unitaria.

La Ferrari 166 MM ebbe tra i suoi ammiratori l’avvocato Gianni Agnelli, che si concesse una vettura della specie, personalizzata secondo le sue specifiche. Fu lui a darle l’appellativo di “barchetta“, per le parentele stilistiche con le piccole imbarcazioni, di cui sembrava una versione rovesciata. Questa creatura da corsa della casa di Maranello fu prodotta dal 1948 al 1953, in due versioni: aperta e chiusa. Per il debutto ufficiale fu scelto il Salone dell’Auto di Torino. Qui la nuova “rossa” seppe subito guadagnare l’ammirazione del pubblico, per le sue doti stilistiche e per la raffinata scheda tecnica.

Grande la fluidità del design, privo di inutili orpelli, che avrebbero appesantito il quadro espressivo. Fortemente identificativa la grande calandra frontale, vagamente simile a quella già vista sulla 125 S, prima vettura del “cavallino rampante”. La carrozzeria milanese Touring fece un buon lavoro sulla Ferrari 166 MM, nata con il suo sistema di fabbricazione “Superleggera”. Questa vettura seppe brillare in gara, con successi di grande prestigio, che diedero molta visibilità ad Enzo Ferrari e alla sua azienda.

Tra le affermazioni, di particolare rilievo il successo alla Mille Miglia del 1949, con Biondetti e Salani, e alla 24 Ore di Le Mans, con Luigi Chinetti, che lasciò il volante per soli 30 minuti al compagno di squadra Peter Mitchell-Thomson (Lord Seldsdon). Anche negli anni immediatamente successivi, pur se gestita da privati, questa “rossa” seppe interpretare bene il compito ad essa assegnato, con prestazioni di spicco nella sua classe. L’energia dinamica giungeva da un motore V12 da 2 litri di cilindrata, in grado di sviluppare una potenza massima di 140 cavalli a 6600 giri al minuto, su un peso di 650 chilogrammi, reso possibile dalla leggera struttura in alluminio.

Questa unità propulsiva, disposta anteriormente, regalava una grande spinta ed ottime sonorità meccaniche. La velocità si proiettava oltre la soglia dei 200 km/h. Il cambio a 5 rapporti era molto affidabile, come dimostrano le sue performance nelle più impegnative gare di resistenza. Oggi un esemplare della specie può essere gustato in un video avvincente, con riprese interne ed esterne, dove la Ferrari 166 MM può essere vissuta in tutto il suo splendore. Se avete quattro minuti di tempo, vi consiglio di guardarlo, per riscoprire il fascino del mito di Maranello, alle sue origini.

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