La Ferrari ha avuto in listino delle vetture col motore piatto. Alcune sono state identificate dalla sigla BB (acronimo di Berlinetta Boxer); altre hanno fatto uso della stessa unità propulsiva, ma con una denominazione diversa. In questo post le passiamo in rassegna. In realtà non si tratta di auto con una vera unità propulsiva boxer, pur avendo un angolo fra le bancate di 180 gradi. Per meritare, sul piano tecnico, quella denominazione, ogni pistone dovrebbe avere la sua manovella, in modo che quelli opposti si muovano entrambi verso l’esterno o verso l’interno.
Nel motore a cilindri contrapposti, come quello delle Ferrari oggi prese in esame, ci sono invece due pistoni per ogni manovella, quindi quelli opposti si muovono nella stessa direzione. Alcuni potrebbero parlare di sottigliezze ingegneristiche, ma la precisazione si impone, per evitare tiratine d’orecchie. Gli uomini del “cavallino rampante” non hanno dato troppo peso alla cosa, preferendo l’armonia evocativa delle due B accostate, che rimandano la memoria alla divina Brigitte Bardot. Condivido il loro approccio.
Ferrari 365 GT4 BB
Questa è la prima Berlinetta Boxer del “cavallino rampante“. Il suo arrivo sul mercato ha aperto una stirpe che si è chiusa con la F512 M. La Ferrari 365 GT4 BB è stata anche la prima vettura stradale V12 della casa di Maranello col motore disposto alle spalle dell’abitacolo. Nacque nel 1971 e per un certo periodo fu prodotta insieme alla 365 GTB/4 Daytona, di cui prese il posto. Le sue linee si incisero presto nel cuore degli appassionati. Impossibile resistere al richiamo ormonale delle sue forme da top model.
Pininfarina, con la matita di Leonardo Fioravanti, fece davvero un ottimo lavoro con lei, proiettando stilisticamente il marchio Ferrari in una nuova dimensione, con proporzioni e architetture completamente diverse rispetto alla progenitrice. Al momento del lancio, la BB era tra le auto più veloci e costose al mondo. L’energia giungeva da un motore a 12 cilindri da 4.4 litri di cilindrata, con angolo di 180 gradi fra le bancate. I fortunati acquirenti potevano giovarsi della spinta di 380 cavalli di razza, che spingevano questa splendida vettura oltre i 300 km/h di velocità massima. Fra gli elementi distintivi del modello possono essere citati i 6 gruppi ottici posteriori e gli altrettanti terminali di scarico: soluzioni non riprese dalla successiva BB 512.
Ferrari 512 BB
Questa è l’evoluzione della 365 GT4 BB. Stilisticamente Pininfarina è riuscito a renderla ancora più bella, con piccoli e sapienti tocchi sulla carrozzeria e sui dettagli. La Ferrari 512 BB, per il suo splendore e per le due lettere in coda alla sigla, fu più volte accostata alla divina Brigitte Bardot. Entrambe rappresentavano l’apice della bellezza di quegli anni. La “rossa” iniziò il suo cammino produttivo con una batteria di carburatori ad alimentarne il cuore, ma quella più gradevole fu la versione a iniezione Bosch K-Jetronic, anche se lasciava per strada un po’ di vigore energetico.
Qui il motore a 12 cilindri da 5 litri a V di 180°, disposto in posizione posteriore-centrale, metteva sul piatto 340 cavalli di potenza massima. Le prestazioni erano al top, con un’accelerazione da 0 a 400 metri in 14.2 secondi e da 0 a 1000 metri in 25.1 secondi. La velocità di punta era di 280 km/h. Cifre che all’epoca la ponevano nell’Olimpo della specie. Sublimi le emozioni di guida che la Ferrari 512 BB regalava al suo conducente, deliziato anche dalle melodie liberate dall’orchestra meccanica alle sue spalle. Il grande maestro Herbert von Karajan amava il suo sound. Sublimi le sue forme, sportive e sensuali. Questa è una vera scultura, in grado di conquistare l’apparato emotivo.
Ferrari Testarossa
La sigla non porta il suffisso BB, ma il motore discende da quello della Berlinetta Boxer. Anche qui l’angolo fra le bancate è di 180 gradi. Completamente diverso lo stile, che percorre sentieri nuovi. La Ferrari Testarossa è una delle supercar più belle e coinvolgenti dell’era moderna. Questa granturismo fece sgranare gli occhi di tutti alla sua presentazione. Lo stesso effetto si ripete oggi, perché le sue linee sono spettacolari e carismatiche all’ennesima potenza. Stiamo parlando di un vero mito a quattro ruote. Negli anni ottanta tutti ne volevano una. Chi non poteva permettersela si accontentava di un poster in camera o di un modellino in scala.
La sua personalità è esuberante, specie nello specchio di coda e nella vista di 3/4 posteriore, dove resta un esempio di insuperata bellezza. Pininfarina ebbe un’ispirazione celestiale nel definirne i tratti. Questa creatura del “cavallino rampante” è entrata nell’antologia del design, dove occupa una delle pagine più importanti. Sotto il cofano posteriore pulsa un motore a 12 cilindri da 4942 centimetri cubi di cilindrata, ora con quattro valvole per cilindro. Questo spiega la superiore potenza rispetto alla 512 BB. I 390 cavalli messi sul piatto spingono la Ferrari Testarossa fino ai 290 km/h. Meravigliose le note sonore liberate nell’aria, per la gioia di chi sta a bordo e di chi assiste al suo passaggio.
Ferrari 512 TR
Evoluzione della Testarossa, ha centrato al meglio gli obiettivi fissati dai vertici aziendali. Non era facile aggiornare con grazia il look di una delle vetture più belle ed iconiche di sempre, ma Pietro Camardella per Pininfarina è riuscito al meglio nell’impresa, che avrebbe fatto tremare i polsi di tutti. La rivisitazione stilistica è andata a segno, nel migliore dei modi. Il designer salernitano ha saputo modernizzare il quadro, conferendo una presenza scenica ancora più forte, grazie a pochi ma sapienti tocchi da grande maestro. Diverso il taglio dei paraurti e del cofano motore.
Potrebbero sembrare delle piccolezze, ma hanno cambiato vistosamente l’impatto scenico, rendendo l’auto distinguibile sin dal primo colpo d’occhio. La verniciatura integrale e i nuovi cerchi in lega da 18 pollici hanno fatto il resto, conferendo al modello un nuovo vigore caratteriale, senza incidere minimamente sull’avveniristica eleganza delle architetture espressive di partenza. Progressi importanti sono stati raggiunti sul piano delle doti dinamiche e prestazionali. Anche il comfort e la guidabilità sono stati migliorati. Il 12 cilindri che ne anima le danze si è giovato della nuova iniezione elettronica Bosch Motronic M2.7 e di alcuni interventi su pistoni, albero motore, condotti di aspirazione e di scarico. Il risultato? Una potenza di 428 cavalli a 6750 giri al minuto, per una velocità massima di 314 km/h.
Ferrari F512 M
Con lei si è chiusa l’era delle Berlinette Boxer. La Ferrari F512 M ha segnato anche l’uscita di scena della stirpe Testarossa, di cui è l’espressione stilistica meno riuscita, pur se esaltante. A suo favore gioca la rarità (solo 501 esemplari prodotti), che pesa sulle quotazioni dell’usato. Presentata nell’autunno del 1994, come evoluzione della 512 TR, era più aerodinamica e potente di quest’ultima, ma la bellezza non poteva essere paragonata. Qui il motore da quasi 5 litri di cilindrata sviluppa una potenza massima di 440 cavalli, contro i 428 della progenitrice.
Le prestazioni erano di altissimo livello per quei tempi, con un’accelerazione da 0 a 100 km/h in 4.7 secondi e una velocità massima di 315 km/h. Sul piano dinamico faceva ancora meglio della 512 TR, ma la Ferrari F512 M non è entrata nel cuore della gente con la stessa empatia delle due Testarossa precedenti. A pesare era il suo stile ricercato e poco armonico, che miscelava elementi non proprio coerenti fra loro e con le architetture di partenza. L’impressione era quella di trovarsi al cospetto di alcune forzature stilistiche, forse non necessarie. Inserire nello specchio di coda i gruppi ottici della F355 fu la ferita finale allo spirito di un’opera d’arte. Questo non vuol dire che la F512 M non fosse bella ed entusiasmante.