L’embargo al petrolio russo tanto prospettato quanto temuto è iniziato operativamente ieri, lunedì 6 febbraio 2023, anche se il via ufficiale risale al giorno prima, domenica 5 febbraio. Il provvedimento assunto contro lo Stato di Vladimir Putin per l’invasione dell’Ucraina rischia di avere degli effetti non indifferenti sui bilanci delle famiglie, dato il caro carburanti presso le stazioni di rifornimento. La principale preoccupazione verte sul gasolio, il quale, stando ad alcuni rilevazioni compiute dagli analisti di settore, sfiora i 2,5 euro al litro lungo le tratte autostradali. Se così sarà, allora vi saranno delle conseguenze negative sia sul prezzo dei rifornimento sia sull’inflazione. La situazione è impossibile prenderla sottogamba e chi lo sa per primo sono gli enti rappresentanti i consumatori.
Stando ai calcoli svolti da Assoutenti dalla terra degli zar verrà meno un milioni di barili al giorno. Ciò comporterà delle decisioni dolorose, al fine di ottenere la necessaria copertura. Le risorse saranno acquistate presso altri Stati, a cominciare dagli Stati Uniti e dalla Cina. Gli oneri da sostenere hanno un peso ragguardevole, con l’incremento delle spese di trasporto e forse ce ne saranno pure ulteriori. Insomma, l’esborso da mettere in preventivo non sarà indifferente.
Inoltre, Assoutenti esprime preoccupazioni a proposito di eventuali manovre speculative, essendo la comunità dei guidatori messo alle strette. Le poche alternative a disposizione rischiano di provocare un circolo vizioso, dalla quale sarebbe poi complicato uscirne. Quale sia poi la verità bisognerà stabilirlo nel prosieguo, in quanto le aziende operanti nel ramo energetico rilasciano commenti rassicuranti.
Embargo al petrolio russo: gli effetti previsti sull’Italia
L’impatto dell’embargo al petrolio russo sul nostro Paese non dovrebbe in teoria essere granché avvertito. Difatti, già dallo scorso luglio la quota di gasolio/diesel importata dal Paese di Putin è zero, mentre in precedenza era di appena il 5 per cento. A differenza di altre Nazioni, l’Italia risulta ben fornita per infrastrutture. I prodotti raffinati sono pari a quasi 77 milioni di tonnellate (con un potenziale di 88), a fronte di un consumo interno di prodotti raffinati di 55. Valutando esclusivamente il gasolio si consumano 26 milioni di tonnellate, contro i 30 prodotti. Non si esclude, perciò, che gli altri Paesi dell’Unione Europea finiscano per appoggiarsi alle raffinerie italiane, il che provocherebbe un rincaro, date, oltretutto, le spese di trasporto.
Le conseguenze dell’embargo al petrolio russo sono da accertare. Nel frattempo, qualunque tipo di scenario è da tenere aperto. La mancata importazione di un milione di barili equivale a circa un quarto della domanda dell’Ue. Nei mesi passati l’ente sovranazionale aveva già preso posizioni nette contro le manovre belliche disposte da Vladimir Putin, nella speranza di farlo desistere dal portare avanti la sua personale campagna di distruzione.
Nella fattispecie, aveva tagliato le richieste del prodotto raffinato dalla Nazione dell’Est Europa, cercando di far fronte alla mancata copertura tramite dei nuovi accordi con gli Stati Uniti e non solo. Dare una chiave di lettura è complicato per chiunque, ma le competenze di Assoutenti riescono a darci un’idea di massima sui presunti sviluppi. Alla luce del paragone tra i valori dei listini del 2012 e del 2022, l’associazione paventa nuovi record in Italia. Fin da adesso dei risvolti negativi li assistiamo, sicché il gasolio ha superato nelle autostrade il tetto dei 2,5 euro al litro su molteplici tratte. Si tratta di un business capace di fruttare la bellezza di 9,4 miliardi di euro nel 2022 in Italia esclusivamente a titolo di extra-profitti.
La tariffa media del periodo luglio-dicembre 2012 ammontava a 109,85 dollari al barile, contro i 94,65 dollari di media della seconda metà del 2022. Contestualmente, il cambio euro/dollaro ha avuto una netta riduzione, da 1,32 a 1,04 euro. Da ciò ne deriva che il prezzo di un barile di petrolio ha subito nel decennio un rincaro del 9,4 per cento in euro.
Al netto della componente fiscale, nello stesso intervallo i prezzi medi sono cresciuti del 38 per cento per il gasolio (da 0,800 a 1,104 euro al litro) e del 23,4 per cento per la benzina (da 0,757 a 0,934 euro al litro). Nelle rilevazioni effettuate occorre poi analizzare il decennio, i prezzi medi sono cresciuti di 0,264 euro al litro per il gasolio e di 0,190 euro per la benzina. Un’ulteriore voce utile a tirare le somme sulla situazione provocata dall’embargo al petrolio russo, sono i consumi di carburanti avvenuti nel Belpaese nel 2022, pari a 28.526 miliardi di litri di gasolio e 10.384 miliardi di litri di benzina.
Tenutone conto, compagnie petrolifere, distributori e intermediari hanno conseguito un profitto extra di 9,39 miliardi di euro, di cui 7,417 sul diesel e 1,973 sulla benzina. L’esito del rapporto l’Antitrust lo ha ad Antitrust, Mister Prezzi e Adolfo Urso, il ministro delle Imprese e del Made in Italy. L’obiettivo è di stabilire se abbiano o meno avuto luogo dei fenomeni speculativi, rei dei andare a danneggiare la popolazione per l’interesse di pochi.
La questione è spinosa anche perché i distributori di benzina hanno deciso di proclamare lo scorso mese uno sciopero di 48 ore, a seguito di alcuni incontri improduttivi tenuti con il ministro Urso. La durata poi è stata dimezzata dalle sigle sindacali, le quali hanno, però, voluto subito puntualizzare di averlo fatto per non andare a gravare troppo sui conducenti. L’obiettivo era di dimostrare che non c’erano loro dietro i rincari e la solidarietà dimostrata dalla controparte è bastato per rasserenare gli animi. Intanto, tengono banco le discussioni per apportare delle modifiche al decreto Trasparenza, il pomo della discordia.
Nelle intenzioni iniziali l’esecutivo aveva fissato l’obbligo per i distributori di esporre il prezzo medio nazionale e di vendita dei carburanti. In aggiunta, aveva immaginato il rilascio di un’app, tramite la quale i consumatori potessero conoscere i centri di rifornimento più convenienti nei paraggi. Quale piega prenderà la questione lo dirà solo il tempo, anche se le rilevazioni effettuato da Assoutenti aiutano a comprendere la questione ad ampio raggio. L’imposizione dell’embargo al petrolio russo sancito dall’Unione Europea avrà presumibilmente delle conseguenze degne di nota. Ciononostante, ci sarà da capire quale effetto avrà sui risparmi delle famiglie. Il periodo di restrizioni ha messo in difficoltà parecchie persone e il Governo Meloni potrebbe anche ritrovarsi costretto ad assumere i provvedimenti per tamponare i danni.