In Italia, per quanto riguarda le auto da sogno, non temiamo il confronto con nessuno. Il Belpaese è noto nel mondo anche per il fascino delle sue creature a quattro ruote, Ferrari su tutte. Alcune sono delle autentiche opere d’arte. L’epicentro del piacere è la Motor Valley, ma anche altrove si produce eccellenza. Oggi abbiamo scelto per voi 3 modelli che illustrano bene il concetto. Nella lista ci sono vetture iconiche firmate da 3 marchi diversi che, nel corso della storia, hanno trovato anche momenti di connessione fra loro. Seguiteci nel viaggio alla loro scoperta: non ve ne pentirete.
Ferrari F40
Signori, questa è la regina assoluta della specie. Tutte le altre devono inchinarsi al suo fascino magnetico e senza tempo. Nessuna supercar può competere con lei in termini di carisma. Stiamo parlando di una delle “rosse” più iconiche di sempre. Nell’immaginario collettivo fa parte di una terna di mostri sacri che hanno spinto ai piani più alti la leggenda del “cavallino rampante”. Le altre due sono la 250 GTO e la 330 P4, giusto per capire il livello di cui si tratta.
Impossibile non innamorarsi perdutamente della Ferrari F40. Basta guardarla per entrare in un turbinio emotivo della più nobile specie. Qualcosa di unico e indescrivibile. Le linee di questa vettura sono incantevoli, da ogni angolo di osservazione. Non c’è nessun mezzo a quattro ruote dell’era moderna che possa reggere il confronto con lei. Pininfarina ha firmato un capolavoro assoluto, che al Louvre catalizzerebbe l’attenzione più della Gioconda.
Quando si incrocia un esemplare per strada, tutto il resto sparisce. Con lei è come si passeggiasse con Mick Jagger in mezzo a migliaia di cantanti da sagra di paese. Gli occhi di tutti si puntano sulle sue alchimie espressive. Anche le orecchie vengono conquistate dal suo sound inebriante. Le melodie meccaniche sono prodotte da un motore V8 biturbo da 2.9 litri di cilindrata, che eroga 478 cavalli di potenza massima a 7000 giri al minuto, con un picco di coppia di a giri al minuto. Numeri che in rapporto alla cubatura fanno impressione ancora oggi.
Certo, ai nostri giorni le supercar segnano potenze molto più alte (e a volte multiple) rispetto alla Ferrari F40, ma non è la stessa cosa. Chi ha avuto la fortuna di viaggiare su questa “rossa” sa a cosa mi riferisco. Le abbuffate di adrenalina regalate dalla belva alata sono uniche, come le scariche di coppia, che incollano al sedile ad ogni colpo d’acceleratore, in un quadro deliziato da alchimie sonore da antologia.
Doveroso ricordare che questa forza bruta si esprime su un peso di soli 1100 chilogrammi, giusto per dare un elemento aggiuntivo di comprensione. Sublime l’armonia fra le componenti, grazie alla regia unica di Nicola Materazzi. La F40 è stata l’ultima auto della casa di Maranello nata quando Enzo Ferrari era ancora in vita. È il suo testamento spirituale. Non poteva essere migliore.
Alfa Romeo 8C Competizione
Ha rispolverato l’orgoglio del “biscione”, regalando emozioni speciali agli appassionati, con le sue alchimie estetiche e ingegneristiche. Definirla la coupé più bella dell’era moderna del marchio non è inappropriato. Le sue forme, infatti, sono da prima della classe. Il merito è del designer tedesco Wolfgang Egger, che ha saputo interpretare con sublime grazia il compito a lui assegnato.
Dalla sua vena creatura è nata un’auto di sublime splendore, che evoca la migliore tradizione storica dell’azienda milanese, proiettandola nella modernità, in un quadro stilistico inebriante. Nei tratti sinuosi dell’Alfa Romeo 8C Competizione si coglie una parentela ideale con la leggendaria 33 Stradale, considerata (a ragione) una delle auto più belle di tutti i tempi.
Come la prestigiosa antesignana, anche lei lascia a bocca aperta. Qui l’impronta classica è felicemente votata alla modernità. Si tratta di una Gran Turismo di fascia alta, prodotta in tiratura limitata. Solo 500 esemplari sono stati prodotti. Il debutto in società porta una data già lontana nel tempo: il 2007. Sono passati 15 anni, anche se il vernissage è ancora fresco nella mente degli alfisti.
L’aspetto è quello di una dream car da salone, ma nata per finire realmente nelle mani della clientela, anche se pochi fortunati ne hanno una in garage. Sul piano visivo, spicca il lungo muso, raccordato felicemente alla coda corta. L’abitacolo è arretrato, per lasciare spazio vitale al motore, disposto in posizione anteriore arretrata. Un cuore di grande caratura, plasmato in alluminio e firmato dagli ingegneri di Maranello. Si tratta di un V8 aspirato da 4.7 litri di cilindrata, che sviluppa 450 cavalli di potenza massima, a 7000 giri al minuto, e 470 Nm di coppia, a 4750 giri al minuto. Anche la Maserati GranTurismo S, in una declinazione diversa, ne ha fatto uso.
Come riferito in un’altra occasione, la casa del “tridente” si è occupata dell’assemblaggio della 8C Competizione. Questa vettura ha ridato agli alfisti la trazione posteriore, dopo tanti anni. L’architettura transaxle ha permesso un ottimale bilanciamento dei pesi. Al cambio robotizzato a 6 rapporti il compito di aiutare il pilota nella gestione della potenza. Qui l’energia è tanta e il vigore prestazionale lo conferma: accelerazione da 0 a 100 km/h in 4 secondi, velocità massima di 292 km/h.
Maserati MC12
È la sorella della Ferrari Enzo e questo la dice lunga sulle sue doti, assolutamente fuori dal comune. Il mitico “tridente”, con lei, è tornato nell’Olimpo della specie, con l’auto stradale più estrema della sua storia. La Maserati MC12 è l’espressione più alta del marchio, con riferimento all’era moderna. Il suo look trasmette bene il concetto.
Guardandola si ha l’impressione di essere al cospetto di un prototipo uscito dai box e finito per sbaglio sulle arterie viarie destinate alla normale circolazione. Addirittura con la “belva” modenese è possibile raggiungere il centro città, magari per una sessione di shopping di lusso. In questo caso le altre auto, che solitamente affollano le strade, vengono derubricate a banali accozzaglie di lamiere.
Di grande splendore la vista frontale e di 3/4 posteriore, dove lo stile della Maserati MC12 raggiunge le sue vette espressive. Dietro, invece, hanno prevalso le ragioni aerodinamiche, inficiando la purezza del linguaggio stilistico. Imponenti le sue dimensioni, che però non turbano la sua efficienza dinamica, sempre ai massimi livelli. Come già scritto, grandi sono le parentele con la Ferrari Enzo, da cui mutua tanti elementi.
Il motore, infatti, giunge da Maranello ed è lo stesso 12 cilindri con V di 65° da 6 litri della sorella maggiore, solo leggermente addomesticato. La potenza “scende” a 630 cavalli a 7500 giri al minuto, su un peso di soli 1335 chilogrammi. Le prestazioni ne risentono, ma non troppo. Qui l’accelerazione da 0 a 100 km/h richiede 3.8 secondi, mentre la velocità massima si spinge nel territorio dei 330 Km/h. Il telaio è a scocca portante in carbonio e honeycomb di nomex, con strutture anteriori e posteriori in alluminio.
Notevole l’uso di materiali compositi sulla carrozzeria, di tipo targa, con tettuccio rigido asportabile. Facile immaginare le emozioni che un mezzo del genere può regalare nella guida en plein air. Di grande efficienza il sistema frenante della Brembo, con quattro dischi autoventilanti e forati. Rara e preziosa, la Maserati MC12 regala emozioni di guida uniche, riservate a una ristretta cerchia di eletti, dalle possibilità economiche indubbiamente grandi. Beati loro che possono scendere in garage per portarla in giro quando vogliono.