L’Alfa Romeo 4C è stata prodotta dal 2013 al 2021. Sono passati 10 anni da quando, nel mese di marzo, avvenne la sua presentazione al Salone dell’Auto di Ginevra. In quella cornice ambientale seppe guadagnare la scena. La produzione fu curata da Maserati, nel suo stabilimento di Modena. Questa vettura ha fatto rinascere emozioni in parte sopite negli appassionati del “biscione”, con la forza del suo stile e delle sue doti dinamiche, che non temono il confronto con la migliore tradizione del marchio.
Uno dei suoi punti di forza è la leggerezza, ottenuta con l’uso di materiali esotici. Gran parte del merito va al telaio monoscocca, plasmato in fibra di carbonio e sviluppato insieme a Dallara. Il suo peso è di soli 65 chilogrammi, ma la robustezza è da auto da corsa. L’Alfa Romeo 4C ferma l’indice della bilancia a 895 chilogrammi (a vuoto). Difficile trovare sul mercato un’auto sportiva dai riscontri analoghi, nel suo segmento di mercato, fatte salve alcune creature da track-day degli artigiani inglesi.
Il quadro prestazionale è degno delle aspettative, grazie anche alla spinta fornita dal motore a quattro cilindri turbo da 1.750 centimetri cubi di cilindrata, che eroga una potenza di 240 cavalli e una coppia di 350 Nm. La coupé compatta del “biscione” è in grado di accelerare da 0 a 100 km/h in soli 4.5 secondi e di raggiungere una velocità massima di 258 km/h. Nello scatto breve siamo sugli stessi livelli di una Ferrari 360 Modena, per il felice rapporto peso/potenza. Ottimo il lavoro svolto dal cambio a doppia frizione a 6 marce, con paddle dietro il volante, che aiuta il pilota a scaricare al meglio la forza dinamica sulle ruote posteriori.
L’Alfa Romeo 4C si offre alla vista con un design sviluppato da un team di lavoro del centro stile interno, sotto la supervisione di Marco Tencone e Lorenzo Ramaciotti. Fonte di ispirazione sono state le linee della mitica Alfa Romeo 33 Stradale degli anni ’60. Il risultato è una vettura molto compatta e aerodinamica, dalle forme fluide e aggressive. Non è un’auto propriamente bella, nel senso più stretto del termine, ma è grintosa, piena di carattere e immediatamente riconoscibile. Anche senza il logo aziendale, si capirebbe la sua provenienza.
Se solo avesse avuto 10 centimetri in più di lunghezza, sarebbe stata meno ingessata nel profilo laterale, ma per il resto dà l’impressione di essere una supercar. Lo specchio di coda, in particolare, non teme il confronto con quello di auto più blasonate e dall’indole più estrema. L’abitacolo è minimalista e sportivo: c’è quello che serve e si trova al posto giusto. Certo, la comodità è altro ed anche l’assenza del servosterzo sta a sottolinearlo, ma su un buon gelato non si mette il cioccolato caldo.