La Lancia Stratos è una di quelle auto che hanno cambiato il corso della storia. Questa coupé fu prodotta dal 1973 al 1975. La sua destinazione erano i rally, dove fu chiamata a tenere alti i colori del marchio, dopo la felice parentesi sportiva della Fulvia, di cui prese idealmente il posto. Riuscì perfettamente nell’impresa, guadagnando una lunga scia di successi, che la fecero entrare nella storia. Il modello non faticò a diventare un’icona dell’automobilismo.
Suggestivo lo stile sviluppato da Marcello Gandini per Bertone. Pur se concepita espressamente per le gare, la Lancia Stratos conquistò il cuore anche degli appassionati di vetture stradali. La sua carrozzeria è un capolavoro. Combina la ricerca funzionale ad un’estetica mozzafiato. Le linee taglienti e il profilo ribassato conferiscono un aspetto aggressivo e futuristico al corpo grafico.
Il suo telaio, compatto e leggero, assicurava una buona robustezza, miscelata a una congrua leggerezza. La monoscocca centrale in lega leggera, opportunamente rinforzata, faceva da ancoraggio per due telaietti supplementari in traliccio di tubi di acciaio, opportunamente saldati, che fungevano da supporto per l’unità propulsiva e le sospensioni.
Sotto il cofano posteriore trova accoglienza un motore V6 da 2.4 litri, inizialmente derivato da quello della Dino 246. Questo propulsore, di matrice Ferrari, erogava una potenza considerevole, consentendo alla vettura stradale di raggiungere una velocità massima di oltre 230 chilometri all’ora. La trazione è affidata alle ruote posteriori, garantendo un’esperienza di guida emozionante e coinvolgente. Ancora più incisivo il carattere della versione da gara, cui si deve la sua collocazione nell’immaginario collettivo.
Lancia Stratos: una storia italiana di successo
Il dominio della Lancia Stratos nei rally fu netto ed autorevole. La sua superiorità sui modelli della concorrenza è testimoniata dai tre Campionati del Mondo consecutivi guadagnati nel 1974, 1975 e 1976. Questa coupé spaziale ha stabilito nuovi standard prestazionali nel mondo delle corse. Oltre alle vittorie in ambito sportivo, ha lasciato un’impronta duratura nella cultura automobilistica. Il suo aspetto unico e le sue prestazioni straordinarie hanno catturato il cuore di molti appassionati, in ogni angolo del mondo.
Simbolo di potenza e di audacia, la Lancia Stratos prese spunto dalla Strato’s Zero, una dream car esposta per la prima volta al Salone di Torino del 1970. La costruzione dei 500 esemplari stradali fu imposta dalle norme per l’omologazione in Gruppo 4. Tra i punti di forza del modello, anche l’ottima distribuzione dei pesi. A rendere particolarmente maneggevole la vettura nei tratti più guidati ci pensava il rapporto fra le carreggiate e il passo. Molto preciso lo sterzo, per governare in modo chirurgico le dinamiche del mezzo.
Nella versione stradale, la potenza massima era di 190 cavalli a 7000 giri al minuto, per uno scatto da 0 a 100 km/h in meno di 7 secondi, un passaggio da 0 a 160 km/h in circa 18 secondi e una velocità massima di 225 km/h. Il vero mito, però è la versione da gara. Qui il V6 Dino, sottoposto a una cura dopante, riusciva a sviluppare fino a 280 cavalli a 8000 giri al minuto. Con le quattro valvole per cilindro ci si spingeva a quota 320 cavalli. Guardando la Lancia Stratos, si ha l’impressione di trovarsi al cospetto di un cuneo, pronto a fendere l’aria, per agguantare il gradino più alto del podio. Cosa che, nella sua carriera sportiva, avvenne con grande frequenza.
Basti dire che nel 1974, nel 1975 e nel 1976 questa vettura mise in cassa il titolo costruttori del Campionato del Mondo Rally. Al mitico Sandro Munari andò il titolo piloti nel 1977. Stiamo parlando di risultati incredibili, messi a segno grazie a un pacchetto tecnico d’eccellenza. Questi successi valgono più di mille parole per testimoniare la qualità del prodotto. Non c’è dubbio sul fatto che la Lancia Stratos abbia meritato a pieno titolo lo spazio centrale guadagnato nella storia dell’auto e del motorsport. Buon compleanno, Regina!