in ,

Dino 246 GT e 308 GT4: lo spirito Ferrari con un marchio diverso | Video

Con queste vetture la casa di Maranello esplorò nuovi territori, in modo inedito.

Dino 246 GT
Screen shot da video Hagerty

Le Dino 246 GT e 308 GT4 non portano il badge Ferrari, ma hanno l’apparato genetico delle opere di Maranello. Il loro distintivo non è un insulto, ma un omaggio al nome del figlio di Enzo Ferrari, strappato alla vita in giovane età, dalla distrofia muscolare. Mai il Commendatore avrebbe svilito il suo ricordo. La scelta del marchio Dino fu utile nell’ottica dell’allargamento della gamma verso altri segmenti di mercato, senza mettere a rischio l’immagine del “cavallino rampante”. Questo non significa che le vetture nate sotto quella bandiera avessero delle carenze genetiche.

Primo modello a sventolarla fu la Dino 206 GT, poi resa più tonica dalle 246 GT e GTS. La 308 GT4 giunse dopo, con un approccio differente. Qui il cuore era ad 8 cilindri, contro il frazionamento a 6 cilindri delle altre. Completamente diverso lo stile, con linee squadrate al posto di quelle curve; diverso l’abitacolo, a 2+2 posti, contro l’architettura a 2 posti secchi delle Dino 206 e 246. Nel video che vi proponiamo oggi, il giornalista automobilistico Jason Cammisa spiega la storia delle Dino 206/246 e 308 GT4. Prima di vedere il filmato, concediamoci un breve ripasso delle opere di Maranello trattate nei suoi fotogrammi.

Dino 246 GT

La 206/246 GT, prodotta tra il 1967 e il 1974, è stata la prima vettura della serie Dino ad essere commercializzata. Questo modello è un vero e proprio capolavoro di design, con le sue linee fluide e armoniose, che rappresentano la perfezione dello stile italiano. La carrozzeria compatta e snella, progettata da Pininfarina, trasmette un senso di agilità e velocità, anche quando la vettura è ferma.

Qui ci occupiamo della sorella maggiore, che giunse sul mercato nel 1969. Il compito della spinta è affidato a un motore V6 da 2.4 litri di cilindrata, disposto in posizione posteriore centrale. Una novità rispetto alla filosofia dominante di Enzo Ferrari. Negli anni precedenti, infatti, il Drake voleva i buoi davanti al carro. Un segno dei tempi.

Questa unità propulsiva eroga 195 cavalli di potenza massima a 7600 giri. Non tantissimi in senso assoluto, ma parecchi rispetto alla cubatura. Notevole la verve prestazionale in relazione agli standard di quel periodo storico. La Ferrari Dino 246 GT garantiva un comportamento stradale molto efficace. La piacevolezza di guida non veniva mai a mancare, assecondando il guidatore sia nelle tormentate strade di montagna che nei percorsi più scorrevoli. Agile e maneggevole, riusciva a liquidare lo scatto da 0 a 100 km/h in 7.2 secondi, per spingersi rapidamente verso la punta velocistica di 235 km/h. Il tutto condito dalla magia di un suono inebriante.

Salendo a bordo della Dino 246 GT ci si immerge in un ambiente minimalista, ma raffinato. Gli interni sono caratterizzati da sedili sportivi e avvolgenti e da un cruscotto pulito e funzionale. Nessun fronzolo: qui il superfluo lascia spazio all’essenziale, perché l’unica cosa che conta è concentrarsi sulla guida. Questa vettura rappresenta un equilibrio perfetto tra eleganza e tono muscolare. I collezionisti e gli appassionati di tutto il mondo la amano.

Nella sigla sono evidenziate alcune caratteristiche del modello, come la cilindrata di 2.4 litri e l’architettura a 6 cilindri del suo motore. Il telaio, come da tradizione, è in traliccio di tubi d’acciaio di diverso spessore con pianale in lamiera saldato, integrato da strutture di supporto per il motore e le sospensioni posteriori. Una struttura sportiva, che concorre al contenimento del peso, pari a soli 1125 chilogrammi. La Dino 246 GT è un regina di bellezza ed entra nel cuore di tutti col fascino sublime dei suoi tratti.

Dino 308 GT/4

Ferrari Dino 308 GT4 - 2

La Dino 308 GT/4, fu introdotta nel 1973, al Salone dell’Automobile di Parigi. La sua produzione di serie andò avanti dal 1974 e il 1980. Evoluzione della famiglia di modelli stradali dedicati al figlio di Enzo Ferrari, questa vettura si distingue dalle Dino 206/246 per le linee di taglio fortemente geometrico e per la sua configurazione a 2+2 posti. Una scelta presa per offire livelli maggiori di praticità rispetto ai modelli precedenti a 2 posti secchi.

Il design della Dino 308 GT4, frutto della matita di Bertone, è audace e distintivo, anche se non propriamente bello. Le linee angolari e gli sbalzi corti conferiscono alla vettura un aspetto dinamico e aggressivo. Il motore V8 da 3.0 litri, montato centralmente, offre prestazioni di ottimo livello, specie se contestualizzate nel suo periodo storico, quando la vettura in esame rappresentava una sorta di punto di riferimento nel suo ambito. Di particolare pregio il comportamento stradale, sicuro e generoso sul fronte delle emozioni.

Nell’abitacolo, la Dino 308 GT/4 presenta un design completamente diverso rispetto ai modelli precedenti. Qui c’è spazio per quattro persone, cosa non certo rituale per le vetture sportive con l’unità propulsiva disposta alle spalle dei passeggeri. Il fascino, però, non è lo stesso di quello sublime della Dino 246 GT: le sue linee squadrate non reggono il confronto e sono impietosamente messe in ombra. Questo ne fa una delle “rosse” meno amate di sempre sul piano stilistico. Il design non esalta. Dalla casa di Maranello ci si sarebbe aspettati di più, ma bisogna dire che il compito affidato a Bertone non era certo facile, per le architetture generali del modello.

Raffinato il motore: si tratta di un V8 da 3.0 litri di cilindrata, con distribuzione bialbero per ogni bancata, alimentato da 4 carburatori a doppio corpo. Eroga 255 cavalli di potenza massima, per una punta velocistica di 255 km/h. Anche qui il telaio è composto da un traliccio di tubi di acciaio. I freni a disco sulle quattro ruote fanno con decoro il loro lavoro. Doveroso evidenziare come la Dino 308 GT4 (insieme alla sorella minore 208 GT4) sia stata l’unica “rossa” stradale firmata da Bertone.

Questa coupé, dalle linee squadrate, ha avuto il merito di aver portato al debutto, su un modello di serie, il motore V8, disposto in posizione posteriore. Se le Ferrari di epoca successiva hanno sposato la stessa architettura, una parte del merito va ascritto a lei. Notevoli, come dicevamo, le sue doti dinamiche, con un comportamento stabile e sicuro, oltre che divertente. Anche se il suo cuore non fissava numeri di riferimento assoluto, aveva una potenza specifica notevole per il suo periodo storico. Del resto, stiamo parlando di Ferrari, non di una casa qualunque.