Gli automobilisti europei non se la sono passata granché bene negli scorsi mesi, dato il pesante caro benzina. Con l’invasione del territorio ucraino da parte delle forze armate russe di Vladimir Putin, le tariffe alle pompe di rifornimento hanno raggiunto livelli record. Ora incombe una nuova minaccia, frutto della direttiva n. 959, che il Parlamento e il Consiglio Ue hanno da poco approvato. La misura si basa sul meccanismo dei crediti verdi, già in vigore dal 2005, ma prevede un grosso cambiamento. Data la complessità dell’argomento, è necessario fare un passo indietro e capire esattamente in cosa consistono questi titoli.
Benzina: l’Unione Europea fa un regalo avvelenato
Ad aver generato la manovra è stato, anzitutto, dettato dal vincolo posto ai produttori di energia da fonti convenzionali (petrolio, metano, carbone, ecc.), avente il compito di usare fonti rinnovabili nella misura del 2 per cento. Questo paletto legislativo ha messo in difficoltà le imprese legate alle attività tradizionale e, dopo un confronto tra le parti, sono stati introdotti i crediti verdi. Le aziende che realizzano progetti ambientali ricevono dei titoli, rivendibili sul mercato alle compagnie aventi bisogno. Ad esempio, se una ditta è impegnata nell’opera di riduzione o azzeramento di gas serra avrà diritto a un “buono”. Che, immesso sul mercato, lo potranno acquistare le ditte ree di inquinare. Da un lato il venditore trarrà un profitto, dall’altro l’acquirente scongiurerà le sanzioni.
Le dinamiche sono consolidate nel Vecchio Continente, ma una grossa svolta incombe. È obiettivo degli organi comunitari la rivisitazione del cosiddetto ETS (Emission Trading System), per la diminuzione dell’anidride carbonica rilasciata nel Pianeta. Le istituzioni hanno, infatti, in mente di applicare pure una tariffa sul consumo dei carburanti. Le quote di CO2 possono raggiungere un prezzo massimo di 45 euro per tonnellate, corrispondenti a 12 centesimi per litro di gasolio e 10 centesimo per litro di benzina.
Le aziende impegnate in iniziative sostenibili sono sempre poche e i tempi di sviluppo si sono allungati, con la domanda che eccede di parecchio l’offerta. Ed è qui che si cela “l’incubo” dei guidatori, rappresentato da un forte rialzo delle quote. Stando a quanto riferisce l’agenzia Reuters, da 8,34 euro nel gennaio 2018 il corrispettivo potrebbe salire a 86,17 euro nel 2023, 96,19 euro nel 2024 e 101,84 euro nel 2025. In un rapporto diffuso da International Energy Agency, il prezzo dei carburanti salirebbe alle stelle nei prossimi anni: 2,191 euro al litro per il gasolio e 2,288 euro al litro per la benzina, tasse escluse.