La crisi pandemica e le problematiche della catena di approvvigionamento hanno causato un deciso rallentamento del mercato della componentistica italiano negli ultimi tre anni. Questa è l’analisi che emerge dallo studio condotto da PwC Strategy& riguardante la filiera della componentistica automotive in Italia, che esamina i dati dei primi 350 operatori nazionali del settore.
Il report svela una crescita ridotta a metà per i fornitori italiani rispetto al periodo pre-pandemico, scendendo da un +5,6% a un +2,9%. L’EBIT margin ha subito un calo del 18%, passando dal 6,2% al 5,1%. Questa diminuzione della marginalità è principalmente dovuta alle difficoltà nel trasferire l’aumento dei costi delle materie prime e dell’energia ai produttori.
Mercato della componentistica auto: negli ultimi tre anni si è verificato un calo in Italia
Francesco Papi, partner di Strategy& e leader del settore Automotive di PwC Italia, spiega che la crisi ha avuto un impatto maggiore sui fornitori focalizzati sull’equipaggiamento originale e con un’impronta produttiva locale, che costituiscono circa i due terzi del mercato italiano.
In particolare, la contrazione della marginalità ha colpito soprattutto i componentisti con i migliori risultati economico-finanziari, poiché l’attenzione dei produttori di auto è stata principalmente rivolta verso le aziende maggiormente in difficoltà, con l’intento di garantire la continuità della catena di approvvigionamento.
In questo scenario, l’avanzata della mobilità elettrica rischia di minare la produzione e la redditività dei fornitori legati alla motorizzazione endotermica. Queste aziende rappresentano circa un terzo del fatturato e un quarto del margine totale del mercato della componentistica.
Si notano però differenze significative all’interno del settore. Il segmento dei veicoli pesanti e off-road ha mostrato una maggiore resilienza alla transizione tecnologica verso l’elettrico mentre la produzione di auto e veicoli leggeri risulta più esposta al rischio, con una previsione del 50% della produzione globale destinata a motorizzazioni full electric o fuel cell entro il 2030.
Gl investimenti nel settore sono per fortuna continuati
Nonostante la crisi e le sfide poste dalla mobilità elettrica, gli investimenti non si sono fermati. Gli operatori del settore hanno infatti aumentato il capitale investito negli ultimi tre anni, principalmente attraverso equity, mantenendo stabili i principali indicatori finanziari.
Papi ha aggiunto che, a seguito della pandemia, hanno assistito a un rinnovato interesse per le operazioni di M&A, in particolare da parte degli investitori industriali. La maggior parte di queste operazioni ha seguito una logica di consolidamento, puntando a investire nello stesso mercato di riferimento per attenuare la concorrenza, realizzare sinergie commerciali e beneficiare di economie di scala.
Le aziende che hanno puntato sulla crescita inorganica sono state premiate con performance superiori alla media in termini di crescita del fatturato e di redditività.
Per affrontare la sfida della mobilità elettrica, i fornitori di componentistica automotive in Italia – di cui circa il 38% è specializzato in componenti per powertrain endotermici – dovranno ripensare la loro value proposition e approccio al mercato.
Sarà necessario avviare una serie di iniziative per rimanere competitivi nel medio/lungo periodo, quali la diversificazione dell’offerta verso i segmenti di mercato più resistenti alla transizione tecnologica, l’ottimizzazione della copertura geografica e l’investimento in mercati adiacenti ad alta crescita, eventualmente tramite operazioni di M&A.
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