in

Lancia LC2 in vendita: l’occasione per assicurarsi un prototipo motorizzato Ferrari

Ci sono auto che pur senza aver brillato in gara, si sono ritagliate uno spazio nella storia, come la Lancia LC2.

Lancia LC2
Foto da profilo Twitter RM Sotheby's

Una Lancia LC2 del 1983, in vendita privata, sarà messa in vetrina durante l’asta di RM Sotheby’s a Monterey. L’auto è proposta senza un prezzo di riserva. Si tratta del secondo esemplare della specie, quello con telaio numero 0002. Uno dei tre costruiti per disputare il World Endurance Championship 1983. Nel curriculum di questo prototipo si segnalano due partecipazioni alla 24 Ore di Le Mans, dove tagliò al sesto posto la linea del traguardo nell’edizione del 1985.

Al suo attivo anche il successo alla 1000 Chilometri di Imola del 1983, oltre ai podi del Mugello e Kyalami. Per i collezionisti di tutto il mondo si profila una ghiotta opportunità, specie se il loro cuore pulsa per le auto da corsa. Questa Lancia LC2 è stata completamente restaurata da Canepa di Scotts Valley, California, tra il 2015 e il 2016. Il lotto è accompagnato da un Certificato di Origine Lancia e da un discreto numero di ricambi.

Fra gli elementi più emozionanti di questa vettura spicca il motore di provenienza Ferrari, che effonde nell’aria delle melodie inebrianti. Si tratta di un V8 biturbo da 2.6 litri, a doppio albero a camme, in grado di sviluppare una potenza massima di 700 cavalli a 9000 giri al minuto. Lo stesso cuore, con una cilindrata e delle specifiche diverse, trovò applicazione anche sulla Ferrari GTO del 1984, nota pure come 288 GTO. Con la LC2 il marchio torinese tentò l’assalto alla gloria nel gruppo C, dopo il timido esordio con la LC1 scoperta, che non poteva certo competere con le Porsche 956. Così Lancia alzò la posta in gioco, sviluppando una vettura più adatta allo scopo.

Gian Paolo Dallara scelse per questa creatura torinese un ingegnoso telaio in Avional – leggera fusione di alluminio e rame – strutturato come un favo d’ape, con rinforzi aggiuntivi tramite costole in magnesio. Il pilota era accolto in una cellula di sicurezza composta da pannelli Inconel e da un roll bar in titanio. Sulla carrozzeria, sensuale ed efficace sul piano aerodinamico, si puntò su un largo uso di fibra di carbonio e Kevlar. Anche questo concorreva alla causa della leggerezza. Il peso a vuoto era di soli 850 chilogrammi.

Notevole la sua agilità, come pure la velocità massima, nell’ordine dei 360 km/h, intonata alle esigenze del Mulsanne, lungo rettifilo del circuito della Sarthe. La Lancia LC2 proposta da RM Sotheby’s alla tentazione dei potenziali acquirenti fu schierata in gara con l’avvincente livrea Martini Racing, entrata di diritto nella storia del motorsport. Il debutto sportivo del modello avvenne il 10 aprile del 1983, alla 1000 chilometri di Monza, con Michele Alboreto e Riccardo Patrese al volante. Purtroppo le cose non andarono bene in corsa, nonostante le graffianti prestazioni in qualifica.

Anche la 1000 chilometri di Silverstone dell’8 maggio non ebbe l’esito sperato, come d’altronde la 1000 chilometri del Nürburgring del 29 maggio. Dopo, però, giunse qualche soddisfazione, anche se inferiore alle aspettative e al potenziale dell’auto, forse non sfruttato al meglio. L’unico sigillo fu il trionfo alla 1000 Chilometri di Imola del 1983, ma anche i podi del Mugello e Kyalami hanno avuto la loro luce.

Questa Lancia LC2, il 14 aprile del 1985, tornò in pista con una silhouette rivista e con uno sviluppo del suo motore, sempre biturbo, che vide crescere la cilindrata a 3.0 litri. I consumi erano simili a quelli dell’unità propulsiva usata in precedenza, ma la potenza, in configurazione di qualifica, si spingeva ora sulla soglia degli 840 cavalli. Purtroppo, per varie ragioni, il palmares non ne trasse giovamento. Anche se non brillò come una stella, questa vettura ha lasciato una traccia indelebile nella storia dell’automobilismo. Oggi si offre alla tentazione dei collezionisti più facoltosi.

La Lancia LC2 con telaio numero 0002, dopo la fine della carriera agonistica, fu conservata in fabbrica per tre anni. Nel 1988 passò in mani private, arricchendo il garage di Richard Heffering a Greenwich, nel Connecticut. Alla sua scomparsa, avvenuta nel 2011, la vettura è passata nelle mani di Roger Wills. Nel 2015 un nuovo cambio di proprietà: l’ultimo della serie, prima della vendita gestita dagli specialisti di RM Sotheby’s. Chi la sta aliendando ha commissionato un restauro completo protrattosi da inizio 2015 a fine 2016. Ora l’auto, in perfetta forma, è pronta a concedersi una nuova fase della sua vita.

Tornando agli aspetti tecnici e storici, doveroso citare alcune curiosità. La prima riguarda la carrozzeria. Per agevolare la scorrevolezza aerodinamica del modello, la sezione frontale della Lancia LC2 fu inizialmente ridotta, con una larghezza notevolmente inferiore ai limiti regolamentari, ma poi le carreggiate furono allargate, per migliorare il comportamento dinamico. Il destino agonistico, come detto, non fu brillante. L’esito del confronto con le Porsche fu infelice per lei. A pesare sul suo palmares sportivo anche i problemi di surriscaldamento che si palesarono in corsa. Nel 1986 l’uscita di scena dal campionato, dopo appena due gare affrontate in quella stagione. La casa torinese decise di puntare su altre formula sportive.

Fonte | RM Sotheby’s

Foto | Profilo Twitter RM Sotheby’s

Lascia un commento