Stellantis, il gruppo automobilistico nato dalla fusione tra FCA e PSA, ha inviato una email a 15 mila impiegati italiani, proponendo loro di aderire a un piano di uscite volontarie. Si tratta di una mossa che segue l’accordo sindacale siglato lo scorso luglio, che prevedeva la possibilità di 2 mila esodi volontari entro il 2024.
Stellantis spinge 15 mila esodi volontari via mail
La email, inviata venerdì scorso, è stata una sorpresa per i destinatari, che non erano stati informati in precedenza. Anche i sindacati hanno espresso il loro stupore e la loro preoccupazione per la modalità scelta dal gruppo, che non avrebbe garantito una corretta informazione e una libera scelta dei lavoratori.
La proposta di Stellantis riguarda i cosiddetti “lavoratori forti”, ovvero quelli che hanno un’età e un’anzianità di servizio tali da poter trovare altre opportunità di lavoro. L’incentivo offerto varia in base a questi due parametri e può arrivare foltre i 50 mila euro. I lavoratori interessati devono comunicare la loro decisione entro il 31 dicembre.
Stellantis ha motivato la sua iniziativa con la necessità di adeguare la propria struttura organizzativa alle sfide del mercato e della transizione energetica. Il gruppo ha infatti avviato un piano di investimenti di 30 miliardi di euro per lo sviluppo di veicoli elettrici e ibridi, che richiede una diversa qualificazione e specializzazione del personale.
Stellantis ha anche assicurato che non ci saranno licenziamenti e che i posti di lavoro liberati saranno riassegnati a nuove assunzioni o a trasferimenti interni. Il gruppo ha inoltre confermato il suo impegno a mantenere la produzione in Italia, dove conta 12 stabilimenti e oltre 50 mila dipendenti.
I sindacati, tuttavia, hanno espresso le loro perplessità e le loro richieste. Hanno chiesto maggiori garanzie sul futuro occupazionale e industriale del gruppo in Italia, soprattutto dopo la chiusura dello stabilimento Maserati di Grugliasco e l’annuncio di vendita online della fabbrica. Hanno anche chiesto maggiori investimenti per la formazione e l’aggiornamento dei lavoratori, per consentire loro di acquisire le competenze necessarie per il cambiamento in atto. Infine, hanno chiesto maggiori tutele per i lavoratori più anziani e più deboli, che potrebbero essere penalizzati dal piano di uscite volontarie.