La questione dei “buchi” nei cerchioni delle ruote delle monoposto di Mercedes in Formula 1 non è ancora finita. Sebben Lewis Hamilton abbia già vinto il titolo piloti, Ferrari sta ancora spingendo per vincere il lucroso campionato mondiale dei Costruttori. La squadra italiana è determinata a dimostrare che le ruote delle Mercedes non sono legali. Umberto Zapelloni, corrispondente de “La Gazzetta dello Sport”, ha aggiunto: “Non penso che la Mercedes abbia vinto il campionato a causa dei buchi nei cerchioni, ma quello che è successo prima ad Austin e poi in Messico richiede un chiarimento”. Il boss della squadra Ferrari, Maurizio Arrivabene, ha dichiarato: “Non voglio parlarne. So che i buchi nei cerchioni sono stati chiusi ad Austin e anche in Messico, ma lascio la spiegazione agli altri, dobbiamo concentrarci sul nostro lavoro e fare ogni sforzo per vincere il campionato costruttori”, ha aggiunto.
Formula 1: non si spegne la polemica tra Ferrari e Mercedes per la soluzione adottata dalla casa tedesca per le sue ruote
Il direttore di gara della Formula 1 Charlie Whiting ha dichiarato che la FIA ha confermato la legalità della soluzione adottata per le ruote da Mercedes, ma ha riconosciuto la necessità di un approccio diverso in futuro. “Mercedes sapeva che la Ferrari non era d’accordo con la nostra interpretazione e dal momento che quest’anno c’era un certo antagonismo tra quelle squadre, Ferrari non ha escluso una protesta”, ha detto. Whiting vuole comunque chiarire la situazione in Brasile il prossimo fine settimana.
“Prima del Gran Premio in Brasile ci sarà una riunione del gruppo di lavoro tecnico e cercheremo di elaborare una regola che affronti il problema del raffreddamento tenendo conto degli eventuali effetti collaterali aerodinamici”, ha affermato. “Nessuno di questi è nuovo, perché come tutti sappiamo, l’aria che passa attraverso i condotti dei freni non viene utilizzata solo per il raffreddamento, ma in questa situazione, uno dei team vuole solo ottenere una spiegazione più precisa”, ha aggiunto Whiting.