La Ferrari GTO del 1984 è una “rossa” con una marcia in più, non perché abbia un cambio con un maggior numero di rapporti, ma perché appartiene ai modelli più nobili della stirpe. La sua presentazione avvenne nel mese di marzo del 1984. Fra poche settimane, quindi, festeggerà il suo 40° compleanno. Incredibile la freschezza con cui porta gli anni, almeno sul piano estetico. Sembra che sia stata disegnata ieri, ma ci sono otto lustri sulle sue spalle.
Questa è una leggenda da onorare nel migliore dei modi. In lei c’è il miglior DNA della casa di Maranello, nonostante a spingerla non ci sia un motore a 12 cilindri. Il suo vernissage avvene al Salone dell’Auto di Ginevra, scelto spesso dal marchio emiliano per presentare i suoi gioielli a quattro ruote. Pochi mesi passarano dall’annuncio del suo arrivo, dato dallo stesso Enzo Ferrari nel settembre 1983. Fu la prima vettura della specie a riportare in listino l’iconica sigla, chiaramente ispirata a quella della mitica 250 GTO del 1962. Tre lettere, acronimo di Gran Turismo Omologata, che fanno vibrare l’apparato emotivo di ogni appassionato che si rispetti.
Qualcuno, in via non ufficiale, aggiunse il codice numerico 288, per sottolineare come la spinta fosse affidata a un cuore da 2.8 litri, ad 8 cilindri. Preferisco chiamarla col suo vero nome: Ferrari GTO. È più diretto e comunicativo. Inoltre, si distingue ugualmente, in questa veste, da quello della stratosferica progenitrice. Fra i suoi punti di forza, uno stile inebriante, dovuto all’estro creativo di Pininfarina. Anche se ci sono dei riferimenti visivi alla 308, le proporzioni sono diverse. Pure il taglio volumetrico e dimensionale ha una specifica caratterizzazione. Ne deriva un look molto più muscolare e sportivo, che rapisce i sensi, sin dal primo sguardo. Impossibile resistere al richiamo delle sue seduzioni.
La componente estetica ha avuto, sicuramente, un ruolo di primo piano nel successo del modello. Al resto ci hanno pensato la straordinaria qualità della sua ingegneria e la tiratura limitata. Inizialmente ne furono previsti solo 200 esemplari, per ottenere l’omologazione in Gruppo B, ma poi si spinse il livello produttivo a quota 272 esemplari, per soddisfare alcuni clienti prestigiosi che erano rimasti fuori dalla lista. Tra questi anche un certo Niki Lauda.
La Ferrari GTO del 1984 faceva largo uso di materiali speciali, come il kevlar, prova tangibile della stretta connessione col mondo delle corse. Anche il motore aveva una matrice racing. La spinta si appellava, infatti, a un V8 da 2855 centimetri cubi di cilindrata, sovralimentato con due turbocompressori, per una potenza massima di 400 cavalli a 7000 giri al minuto, con un picco di coppia di 496 Nm (51 kgm) a 3800 giri al minuto. Numeri che, in quegli anni, erano il riferimento sul mercato.
Il quadro prestazionale, agevolato dal peso a secco di soli 1160 chilogrammi, era qualcosa di strabiliante per la sua epoca, con un’accelerazione da 0 a 100 km/h in 4.9 secondi e da 0 a 1000 metri in 21.7 secondi. La velocità massima si spingeva nel territorio dei 305 km/h. Numeri di primissimo livello, ma non del tutto efficaci per comunicare bene le emozioni incredibili vissute a bordo di questa supercar. Una delle più appaganti e adrenaliniche di tutti i tempi. Ogni viaggio a bordo della Ferrari GTO del 1984 è un’esperienza sensoriale unica, che proietta in un universo parallelo, fatto di gioie emotive impossibili da narrare a parole. Con questa “rossa”, la casa di Maranello ha creato uno delle sue migliori opere di sempre. Onorarla degnamente è un preciso dovere in occasione dei suoi 40 anni.