La Peugeot 305 V6 prese forma nel 1977, sotto forma di prototipo. Avrebbe dovuto sostituire nei rally le 504 berlina e coupé, ma il suo processo evolutivo, che doveva trovare uno sbocco in gara qualche anno dopo, non ebbe il seguito inizialmente sperato. I vertici della casa del “leone” decisero infatti di percorrere altre strade. Così, di questa vettura, rimase un solo esemplare, che ancora oggi è custodito nel museo del marchio.
Il suo progetto fu fermato nelle fasi iniziali, dopo essere stato tradotto in materia col primo “muletto”, per dare seguito ad altre scelte aziendali maturate nel frattempo. Sotto il suo cofano anteriore pulsa un motore a 6 cilindri da 2.5 litri di cilindrata, con 24 valvole, in grado di erogare una potenza massima di circa 253 cavalli.
Espressione di un motorsport ancora quasi completamente analogico, fatto di soli pistoni, cavalli e meccanica, con poca elettronica e due sole ruote motrici, la Peugeot 305 V6 non ebbe modo di misurare il suo potenziale nei contesti agonistici. Base di lavoro fu l’omonima berlina a quattro porte di medie dimensioni, disegnata da Pininfarina. Quella vettura nacque per affiancare nel listino, e progressivamente sostituire, la 304.
Nella sua veste racing aveva una matrice molto più tonica e muscolare, a partire dal motore, proveniente dalla 604 ma opportunamente elaborato, per dare un riscontro energetico più generoso. Il progetto prese forma su un telaio irrobustito, con carreggiate allargate. Qui il possente V6 trovò la base per il suo trapianto. La potenza era più che doppia rispetto alla più performante 305 di serie, la GTX, che metteva sul piatto 105 cavalli, sviluppati dal cuo cuore a benzina da 1.9 litri.
Anima viva della 305 V6 era, come dicevamo, un propulsore da 2.500 cm³, modificato direttamente da Peugeot Sport. Rispetto all’unità di partenza, aveva anche una nuova testata con doppio albero a camme e la distribuzione a cinghia dentata. L’alimentazione era ad iniezione meccanica Kügelfischer, con collettori di aspirazione separati a singola farfalla per bancata e doppio filtro dell’aria a secco.
Notevole il salto qualitativo sul fronte delle cifre energetiche, che si spingevano ben oltre quelle dell’auto di partenza. Il V6 fu installato in posizione arretrata e abbassata, per favorire l’ottimizzazione del baricentro e il centraggio delle masse. Al tema del corretto bilanciamento dava il suo apporto lo schema transaxle, con il cambio manuale a 5 marce disposto al retrotreno.
La trazione era posteriore, contrariamente a quanto accadeva sulla 305 di serie, di cui imitava fedelmente le linee, fatta eccezione per i parafanghi allargati, anche se qui gran parte delle lamiere furono rimpiazzate da pannelli in alluminio e materiali sintetici, per ridurre il peso, che fu tenuto sotto i 900 kg.
Purtroppo il progetto fu abortito prima di portarlo alla convalida, per la rapida diffusione dei motori sovralimentati e per l’arrivo, all’orizzonte, del gruppo B, annunciato dalla FIA nel 1980 e poi introdotto nel 1982. A quel punto la casa del “leone”, che se l’era presa comoda con questa “belva” da gara, puntò su modelli diversi. In vista del drastico cambio regolamentare, l’allora direttore di Peugeot Sport Jean Todt, decise infatti di muoversi in un’altra direzione. La storia gli diede ragione. Oggi la Peugeot 305 V6 è un esemplare unico, testimone del suo tempo.