Nel 2024 ricorre il cinquantesimo anniversario dalla nascita dell’Alfa Romeo Alfetta GT. Questa coupé, derivata dall’omonima berlina, si concede agli sguardi con tratti immediatamente riconoscibili. L’elemento estetico più caratteristico è la coda a gobba, che diventa la sezione primaria nel suo codice dialettico. Impossibile confondere questa vettura con altre. Il merito è dell’attento lavoro creativo svolto da Giorgetto Giugiaro, con il contributo del centro stile interno.
La spiccata personalità del design conferisce note fortemente identitarie al modello, che non cade nelle trappole delle banalità, anche se la bellezza, a mio avviso, è un’altra cosa. L’Alfa Romeo Alfetta GT ha un abitacolo a quattro posti, coi due sedili posteriori un po’ sacrificati in altezza. Possiamo dire che le sue architetture non sono ideali per il comfort degli occupanti, ma la missione, in questo caso, non è quella di far viaggiare con le stesse comodità di una Rolls-Royce.
Alla gente la coupé del “biscione” piacque. Il successo commerciale raccolto negli anni sta a dimostrarlo. Alcuni considerano questa vettura una pietra miliare nella storia del marchio. Sicuramente non è passata nell’anonimato. L’Alfa Romeo Alfetta GT fece il suo debutto in società nel 1974. Rispetto alla berlina da cui discende ha un passo più corto di 110 mm. Anche l’assetto fu rivisto, in chiave sportiva. Fu conservato lo schema transaxle, che ottimizzava il bilanciamento dei pesi: cosa sempre utile su un’auto dall’indole prestazionale, più simile, però, a una granturismo che ad una sportiva estrema.
Inizialmente la spinta faceva capo a un motore bialbero a quattro cilindri da 1779 centimetri cubi di cilindrata, in grado di erogare una potenza massima di 122 cavalli. Nel 1976 furono introdotte due nuove unità propulsive, per sostituirlo: un cuore da 1570 centimetri cubi, con 109 cavalli, e uno da 1962 centimetri cubi, che negli anni successivi passò dai 122 cavalli iniziali ai 130 cavalli della versione 2.0 L. Il ciclo produttivo dell’Alfa Romeo Alfetta GT giunse al suo epilogo nel 1986, dopo che sbocciarono ben 136.275 esemplari del modello.