La querelle sul cambio di denominazione che ha coinvolto l’Alfa Romeo Milano, ora diventata Alfa Romeo Junior, prosegue sulla scia di un comunque piacevole humour. Ieri il Costruttore del Biscione, così come i membri del team e del management del marchio (compreso il CEO Jean-Philippe Imparato), hanno cominciato a diffondere sui canali social l’immagine di una schermata del navigatore che nella mappa della Lombardia centrale introduceva un cambio di denominazione non indifferente. Milano, per Alfa Romeo, ha cambiato nome anche sulle mappe divenendo più semplicemente Junior!
Una plausibile ironica dopo le vicende che hanno caratterizzato gli ultimi giorni con l’Alfa Romeo Milano per protagonista, o per meglio dire Alfa Romeo Junior (già Milano). Forse un’ulteriore modalità per smorzare le polemiche e per ritrovare la strada di casa, come sottolineato da Alfa Romeo accanto alla scherzosa galleria di immagini proposta in abbinamento.
La polemica conseguente al cambio di nome dell’ultimo B-SUV a marchio Alfa Romeo non si è ancora del tutto placata
Va sottolineato comunque che le frizioni che hanno alimentato la vicenda del cambio di denominazione che ha portato all’attuale Alfa Romeo Junior, cinque giorni dopo la presentazione ufficiale, non appaiono completamente smorzate. È su questa direttrice che si muovono alcune dichiarazioni di Jean-Philippe Imparato, CEO di Alfa Romeo, apparse fra le pagine della testata inglese Autocar. A seguito delle vicende che hanno avuto per protagonista il cambio di denominazione dell’attuale Alfa Romeo Junior, Imparato ha esortato la politica europea a concentrarsi sulla protezione dei posti di lavoro nel comparto dell’auto piuttosto che concentrarsi sui nomi scelti per le nuove auto. Dichiarazioni che fanno seguito ai commenti che lo stesso numero uno di Alfa Romeo aveva espresso durante la presentazione della ex Milano, quando sottolineava che la nuova generazione di Giulia e Stelvio sarà prodotta ancora in Italia, così come a quelli di Carlos Tavares, numero uno di Stellantis, che aveva messo in guardia il Governo Italiano sulla possibilità di offrire incentivi ai costruttori cinesi e ad altri costruttori stranieri per guardare all’apertura di stabilimenti produttivi in Italia.
Come è noto, la decisione di cambiare il nome all’Alfa Romeo Milano, nonostante secondo il costruttore non cerano gli estremi per una vera e propria violazione della legge citata dal Ministro Adolfo Urso, è stata presa per evitare di incorrere in una non necessaria disputa politica e in un eventuale gestione negativa delle vendite.
La minaccia dei costruttori cinesi
Secondo Jean-Philippe Imparato, sulla base di quanto ammesso ancora ad Autocar, sarebbe necessario che la classe polita europea si concentrasse maggiormente sulla crescente minaccia proveniente dai costruttori cinesi che ora stanno provando ad espandere la produzione dei loro modelli anche da noi in Europa. Secondo Imparato è questo “il rischio principale” per Stellantis e per l’intera industria automobilistica europea nel prossimo futuro.
Imparato, per fare un esempio, ha anche aggiunto che “quando vedi MG lanciare un’auto in Spagna a 16.000 euro sono sicuro che stanno perdendo tonnellate di denaro, ma sono comunque pieni di soldi” così come Tesla che taglia i prezzi per “abbassare i margini di guadagno in Europa dal 18% al 7-8% quando molti nostri concorrenti tedeschi lavorano in Cina al -40% per salvarsi”. Sulla questione, il numero uno di Alfa Romeo, ha aggiunto anche che oggi sono molti quelli che pensano di arrendersi a una situazione simile “e questo è solo l’inizio del bagno di sangue”, ha aggiunto. D’altronde in Europa l’industria dell’auto dà lavoro a oltre 12 milioni di persone quindi “ogni volta che un concorrente raggiunge l’1% della quota di mercato insiste un punto interrogativo su uno stabilimento produttivo, quindi 10% di quota, 10 stabilimenti”. Ecco perché secondo Jean-Philippe Imparato cambiare nome all’Alfa Romeo Milano è una questione di poco conto se si analizza la questione puntando verso questa direzione.
Imparato ha poi aggiunto che la soluzione attuale per gli ex possessori di Giulietta e MiTo era solamente questa, ovvero quella di ragionare sull’utilizzo di una piattaforma comune. Il CEO di Alfa Romeo ha anche sottolineato che alla costituzione di Stellantis come società, nel 2021, Alfa Romeo era in perdita per “centinaia di milioni di euro”; una condizione lontana da quella attuale dove Alfa Romeo produce utili.