Terre rare uguale materie prime per i magneti dei motori elettrici. Stiamo parlando, ovviamente, di quelli costruiti in tutto il mondo, non solo in Cina, per milioni di auto elettriche. Se l’equazione è abbastanza chiara, è chiaro anche che il passaggio del governo cinese nei confronti di certe materie prima, potrebbe rappresentare un potenziale bastone fra le ruote di grandi gruppi, da Stellantis a Volkswagen, fino a General Motors e ai loro grandissimi mercati. Attenzione, il mondo intero non dipende dalla fornitura cinese di terre rare, ma dire che non hanno influenza sarebbe quantomeno miope. E la Cina questo lo sa.
Il Consiglio di Stato cinese, autorevole organo direttivo paragonabile al gabinetto governativo, ha fatto delle dichiarazioni significative. Queste affermazioni potrebbero accrescere le preoccupazioni riguardo a una possibile carenza di materie prime essenziali.
I materiali in questione, le cosiddette “terre rare”, sono il praseodimio, il neodimio, il terbio e il disprosio, noti per le loro proprietà magnetiche. In particolare, il neodimio, ad esempio, è frequentemente utilizzato nei magneti permanenti per aumentare la densità del campo magnetico. Quando un tale magnete viene impiegato in un motore elettrico, la densità di potenza del motore aumenta.
Non solo auto elettriche. Le terre rare sono utilizzate nei generatori, come quelli delle turbine eoliche. Per questi quattro elementi sarà anche implementato un sistema informativo di tracciabilità. Le aziende, quindi, saranno tenute a riportare la quantità di terre rare estratte, lavorate o esportate.
La Cina, dunque, tiene d’occhio e strette le terre rare come non mai. Il controllo si estenderà in modo approfondito sui flussi di prodotti, registrati in modo preciso e veritiero. Il Paese del Dragone, d’altronde, è il principale fornitore mondiale di queste materie prime. La Germania importa il 94% delle terre rare dalla Cina. Più del 60% dell’estrazione mineraria globale avviene in Cina, e la percentuale per la lavorazione successiva arriva addirittura all’87%.
Lo scorso autunno, la Cina aveva già limitato le esportazioni di grafite, un materiale cruciale per le batterie. Tanti i permessi di esportazione per alcune varietà “altamente sensibili” destinate alla produzione di batterie, meno restrittive le limitazioni per l’esportazione destinata all’industria siderurgica.
La stretta cinese sulle terre rare, non a caso, si inserisce perfettamente nel contesto dei negoziati sulle tariffe controverse delle auto elettriche con l’Ue. L’iniziativa sulle terre rare, quindi, assume particolare rilevanza. Anche i controlli sulle esportazioni di grafite per batterie si inseriscono in questo scenario. Tutto un “botta e risposta” a distanza: poche settimane fa, l’Ue aveva avviato un’indagine antidumping sulle importazioni di auto elettriche dalla Cina.