Una splendida Ferrari 500 TR del 1956 sarà battuta all’asta da Gooding & Company nella sessione di vendita di Pebble Beach, in programma dal 16 al 17 agosto nella nota località californiana. A passare sotto il martello del banditore sarà l’esemplare con telaio numero 0654. Gli addetti ai lavori sanno che si tratta dell’ultima vettura della specie costruita.
Al suo attivo una ricca carriera sportiva, con partecipazioni ad impegni agonistici importanti come quelli di Le Mans e Reims. Fra gli interpreti, piloti del calibro di François Picard, Peter Collins e Howard Hively. Come le altre sorelle della stessa famiglia, questa “rossa” si offre agli sguardi con tratti di grande purezza espressiva, capaci di infondere, comunque, i muscoli ai volumi. Ne deriva un quadro stilistico intrigante, orientato alla sportività ma capace di sposare le note dell’eleganza, senza inutili fronzoli.
La Ferrari 500 TR fu svelata nel 1956. A lei va anche il merito di aver introdotto il nome Testa Rossa nella gamma del “cavallino rampante”. Questa sigla, usata col suo acronimo, evidenzia la tinta dei coperchi delle punterie. Cuore pulsante del modello è un motore a 4 cilindri in linea, da 2.0 litri di cilindrata, mutuato dalla 500 Mondial. La cifra numerica presente nel nome dell’auto ne evidenzia la cilindrata unitaria, in linea con una tradizione di lungo corso.
Come abbiamo riferito in un’altra circostanza, questa “rossa” era chiamata a scrivere un nuovo capitolo nell’eterna lotta con Maserati. L’obiettivo dei tecnici di Maranello era quello di renderla un mezzo vincente. Enzo Ferrari voleva a tutti costi che il suo marchio prevalesse in gara. Il Commendatore, mosso dall’obiettivo, fu chiaro coi suoi collaboratori. La nuova auto doveva avere le caratteristiche giuste per imporsi in gara.
Vittorio Jano fu incaricato di rivedere profondamente la 500 Mondial, per dare soddisfazione al desiderio del capo azienda. I risultati sportivi premiarono gli sforzi, nonostante un impegno non ufficiale, ma imperniato sui team privati. La Ferrari 500 TR concorse – con le 750 Monza, 850 Monza e 290 MM – al successo mondiale della casa del “cavallino rampante“. Nella sua categoria divenne presto il punto di riferimento. Affidabile e incisiva, questa “rossa” aveva le carte giuste per mettersi in luce. Così fu, grazie al supporto di piloti di adeguato spessore.
Sotto il cofano anteriore, protetto da sinuosi pannelli in alluminio, pulsa un cuore di piccolo frazionamento, in grado di sviluppare una potenza massima di 180 cavalli a 7400 giri al minuto, su un peso di 680 chilogrammi a vuoto. Facile intuire il tenore delle prestazioni, nonostante la cilindrata contenuta. Ad alimentare le danze dell’unità propulsiva ci pensano 2 carburatori doppio corpo della Weber, che irrorano il motore di energia vitale. In linea con le auto del marchio di quegli anni, anche qui il telaio è in traliccio di tubi d’acciaio di diverso spessore.
Per incrementare ulteriormente il profilo delle performance, la Sport emiliana fu affinata in epoca successiva, dando vita alla 500 TRC, sostanzialmente identica sul fronte propulsivo, ma dotata di un passo più lungo di 10 centimetri, per migliorare la stabilità in curva, a costo di un’agilità leggermente minore. Su questo step evolutivo, fu possibile abbassare il posizionamento del motore, con riflessi positivi sul baricentro. In tal modo crebbero la maneggevolezza e l’efficacia dinamica del modello. Anche la Ferrari 500 TRC si dimostrò vincente in gara. Ora qualcuno fra i collezionisti più facoltosi potrà impreziosire la raccolta personale con un esemplare della specie. Le stime della vigilia danzano in un range da 4 a 5 milioni di dollari.
Fonte | Gooding & Company