Il futuristico prototipo Zero della Lancia Stratos del 1970 ha vinto la sua categoria ed è stato uno dei quattro finalisti per il premio “Best of Show”. Questa concept car è stata la base per la leggendaria Lancia Stratos del 1971, una fonte di ispirazione per i futuri modelli Lancia, come si vede nei fanali posteriori rotondi della nuova Lancia Ypsilon.
Lancia Strato’s HF Zero del 1970 si è distinta vincendo il premio “Wedge Concepts and Prototypes”
Il 73 ° Concorso d’Eleganza di Pebble Beach (USA) si è appena concluso, come gli eventi di Villa d’Este (Italia) e Chantilly (Francia), la massima celebrazione dell’eleganza automobilistica in tutto il mondo. La prestigiosa occasione è il momento clou della Monterey Car Week, nove giorni pieni di eventi, che ogni anno attraggono migliaia di appassionati di auto classiche e di produzione attuale da tutto il mondo. Come da tradizione, l’evento si è svolto al Pebble Beach Golf Resort in California, con l’Oceano Pacifico come sfondo mozzafiato, e ha visto la partecipazione di oltre 200 inestimabili auto d’epoca provenienti da 58 paesi in tutto il mondo.
La Lancia Strato’s HF Zero del 1970 appartiene a un collezionista statunitense e si è distinta vincendo il premio “Wedge Concepts and Prototypes”. Si è rivelata una delle auto più belle in gara, entrando nella rosa dei candidati per l’ambito titolo di “Best of Show”. L’auto futuristica è un capolavoro del design italiano che ha dato vita a una delle “bestie” da corsa più potenti e amate di sempre, la leggendaria Lancia Stratos HF, caratterizzata da forme primarie, geometrie radicali e fanali posteriori rotondi, tratti distintivi che fanno parte della storia del design Lancia. Non è un caso che l’auto iconica sia una delle nove del passato che hanno ispirato i modelli futuri del marchio, come dimostrano i fanali posteriori circolari della Nuova Ypsilon.
Presentata al Salone di Torino del 1970 e costruita da Nuccio Bertone, su progetto di Marcello Gandini, la Lancia Strato’s Zero prototipo suscitò subito grande interesse per le sue linee rivoluzionarie. Si trattava di un mezzo perfettamente funzionante, alto appena 85 centimetri da terra, che nel 2000 è stato sottoposto a un restauro completo per riportarlo al suo colore originale: il bronzo. Innovative le luci: nella parte anteriore, una fila di lampadine da 55 watt, con una striscia di luci composta da 84 piccole lampadine che spiccava nella parte posteriore.
Anche gli interni erano rivoluzionari, come si vede nei sedili praticamente orizzontali e nel cruscotto spostato a sinistra e impreziosito da un display in vetro acrilico verde. Il parabrezza si estende verso l’alto, offrendo una visuale eccezionale per la parte anteriore e superiore. Il motore V4 da 1,6 litri e 115 CV – con due carburatori Solex doppio corpo presi da una Lancia Fulvia HF – e l’impianto di scarico centrale a doppio terminale evidenziano lo spirito sportivo del prototipo, su cui si sarebbe poi basata l’iconica Lancia Stratos per le sue versioni stradali e da corsa.
Nel 1971 debutta la versione definitiva della Lancia Stratos, con la sua futuristica forma a cuneo e il motore V6 della Dino 246 Ferrari. Il frontale è affilato e il parabrezza spiovente abbraccia il montante anteriore e prosegue nei finestrini laterali. Il tetto scende verticalmente sopra il piccolo lunotto posteriore, avvolto dal grande cofano. Fanali posteriori rotondi e un alettone deciso spiccano sul posteriore. Quando Nuccio Bertone, il “padre” del prototipo, vede la versione definitiva della Lancia Stratos, dice “calza al pilota e al navigatore come il loro kit calza su un atleta, che ne mette in mostra i muscoli”.
Tutto in questa vettura è stato progettato per i rally, a partire dal cofano e dal bagagliaio costituiti da due gusci leggeri, compresi i rispettivi parafanghi, con un’ampia apertura per un’azione rapida durante le gare. All’interno, due posti e solo due scomparti per i caschi da corsa, anche nella versione stradale. Il “color blocking” degli interni creava continui giochi di contrasti, utilizzando i colori primari.
La Lancia Stratos HF Gruppo 4 vinse per tre volte consecutive il Rally di Montecarlo, due titoli mondiali costruttori (1975 e 1976) e due titoli europei piloti, oltre alla vittoria di Sandro Munari nella Coppa FIA Rally Piloti del 1977. A partire dalla stagione agonistica 1975, fu equipaggiata con i colori bianco e verde dello sponsor Alitalia, una delle livree più belle del motorsport.