Il gruppo Stellantis non sta lanciando bei segnali da una parte all’altra dell’Atlantico. In questo caso, non ci soffermiamo a parlare degli States ma della situazione italiana, “aggredita” dalla cassa integrazione a causa della crisi che stanno affrontando (malamente) i vertici del gruppo.
La direzione dello stabilimento di Pomigliano d’Arco, in Italia, ha comunicato ai rappresentanti sindacali un aumento della produzione del modello Panda, l’esatto contrario per l’Alfa Romeo Tonale, segno evidente dei tempi che stanno pesando su un marchio importante come Alfa Romeo.
Non sono buone notizie, sono sistemi per “tamponare” problemi. Il perché? Secondo i sindacalisti, serve solo a giustificare il ricorso agli ammortizzatori sociali. Infatti, Stellantis ha pianificato cinque giorni di cassa integrazione a settembre, riducendo così la settimana lavorativa per i dipendenti. per i sindacalisti “La differenziazione produttiva decisa da Stellantis permette di ricorrere alla cassa integrazione per i cinque venerdì di settembre. È evidente il modus operandi dell’azienda che, pur aumentando la produzione della Panda, sfrutta l’opportunità di utilizzare gli ammortizzatori sociali per tutti i lavoratori di Pomigliano”.
La lista degli stabilimenti Stellantis in cassa integrazione in Italia si arricchirà di un altro punto, nonostante le pressioni del governo. Recentemente, queste pressioni si sono concentrate sulla costruzione della prima gigafactory a Termoli, ma il rallentamento della domanda di auto elettriche e l’alleanza con il marchio cinese Leapmotor sembrano aver indotto Carlos Tavares a posticipare il progetto. Siamo davanti a uno stallo, per non dire uno stop.
Ad Atessa, nel Chietino, lo stabilimento è in cassa integrazione dallo scorso giugno, coinvolgendo 400 dei 600 operai. Stellantis ha deciso di estenderla a settembre, adottando una misura “precauzionale e preventiva” a causa del calo degli ordini dei Fiat Ducato prodotti ad Atessa. “Sono troppe le voci preoccupanti che circolano sul futuro dello stabilimento di Atessa e i segnali non sono rassicuranti, nonostante le garanzie ricevute sulla fine della cassa integrazione ad agosto”, ha dichiarato Tiziana Magnacca, assessore alle Attività produttive della regione Abruzzo.
Lo stabilimento di Mirafiori, simbolo della produzione Stellantis in Italia, vede dati preoccupanti, con la produzione che è scesa quest’anno del 63%, con solo 19.510 unità contro le 53.330 dello stesso periodo nel 2023. La Fiat 500 bev rappresenta il 90% della produzione, mentre il restante è costituito da Maserati. Il calo produttivo ha portato all’organizzazione della linea produttiva su un solo turno e alla richiesta di cassa integrazione e Cds, coinvolgendo quasi la metà dei 1050 lavoratori della linea Fiat 500 BEV.
In Maserati è crisi nera, con una produzione di veicoli che in sette anni è scesa a quasi un ventesimo di quella del 2017. Il destino della Lear, inoltre, fabbrica di sedili per auto sportive, appare incerto proprio per la chiusura dell’hub Maserati. Non è l’unica azienda della filiera dei componenti a chiudere o a trasferire lavoratori altrove.